dal volume di Michele Fasolo, Tyndaris e il suo territorio II, Carta archeologica del territorio di Tindari e materiali, Roma, mediaGEO, 2014 ISBN 978-88-908755-2-6 con agiornamenti
001) Area di frammenti fittili di età romana.
Gioiosa Marea (Me), Acquasanta1. 14°56’51,781″E 38°9’2,402″N; 180 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, part. 71. Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito poggiante su piano inclinato. Esp. NE. Pend 25%. Scisti violacei e quarzitici. Conglomerati ed anageniti violacei. Arenarie Rosse. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto con qualche rado albero di quercia. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 11 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,99 km2 (intervis. 5 U.T. 2, 3, 4, 5, 7). Rad. sol. ann. 1.165.279,91 WH/m 2. Dist. sorg. 68 m. Dist. torr. 49 m. Dist. mare 1.504 m.
Circa 140 m a S della moderna chiesa di S. Febronia e a poche decine di metri dall’alveo del torrente S. Venera, si individua in un oliveto un’ area di frammenti fittili e ceramici a bassa densità di circa 367 m2 (dim. max, 26 x 15 m) allungata da SO a NE. Frammenti fittili sporadici si rinvengono anche leggermente più a S ai margini di un sentiero che costeggia il torrente e rispettivamente a NE e a ENE nei pressi di due costruzioni in rovina. Sia il materiale ceramico che quello da costruzione (tegole e mattoni) osservati sono riferibili per la maggior parte ad età post-antica. Alcuni frammenti potrebbero essere attribuiti ad età romana. Si tratta di pareti di anforacei e di contenitori in ceramica comune, non particolarmente caratterizzanti. Si segnala la presenza di almeno due brocche in ceramica acroma, databili tra il XII ed il XIV secolo. Le caratteristiche del materiale rinvenuto non permettono di individuare la presenza di un insediamento ma solamente una frequentazione in età romana.
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002) Area di frammenti fittili di età romana (I-II sec. d.C.), tardo antica e medievale.
Gioiosa Marea (Me), Acquasanta. 14°56’55,731″E 38°9’3,898″N; 163 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, partt. 71, part. 89. Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito, poggiante su piano inclinato. Esp. NE. Pend 23%. Scisti violacei e quarzitici. Conglomerati ed anageniti violacei. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto con qualche rado albero di quercia. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 9 e 11 luglio 2011, sereno/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,81 km2 (intervis. 8 U.T. 1, 4, 5, 6, 7, 145, 155, 156). Rad. sol. ann. 1.233.786,45 WH/m 2. Dist. sorg. 119 m. Dist. torr. 31 m. Dist. mare 1.397 m.
Nei pressi della vecchia chiesa di S. Febronia, risalente al 1660, attualmente sconsacrata e in rovina, si riscontra un’area di frammenti fittili e ceramici estesa da NO a SE (dim. max. 46 x 22 m) su una superficie di poco più di 600 m2 con due concentrazioni di materiali rispettivamente a SO e a S dell’edificio. La ceramica osservata copre un arco cronologico che va dalla prima età imperiale all’età basso-medievale. I frammenti ceramici sono prevalentemente costituiti da pareti ed anse di anfore, con la sicura presenza dell’anfora vinaria Ostia II, 522-3, prodotta nel I e II secolo d.C. nell’area nord-orientale dell’isola, e di un catino in ceramica comune con orlo a tesa di piena età imperiale, attestato già a Tindari. Si segnala una continuità di frequentazione in età tardo-antica, attestata da un catino in ceramica comune sovradipinta in rosso. La piena età medievale è testimoniata da una brocca in ceramica acroma. Tra i materiali è presente anche un frammento di tubulo, ascrivibile presumibilmente e genericamente ad età romana.
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003) Area di frammenti fittili di età romana e dalla prima età medievale in poi.
Gioiosa Marea (Me), Acquasanta. 14°56’58,005″E 38°9’6,357″N; 144 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, part. 71. Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito, poggiante su piano inclinato. Esp. NE. Pend 23%. Arenarie Rosse. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 9, 11 e 14 luglio 2011, sereno/sereno/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 3,28 km2 (intervis. 18 U.T. 1, 2, 4, 5, 7, 13, 145, 147, 149, 150, 151, 152, 155, 156, 159, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.207.530,57 WH/m 2. Dist. sorg. 184 m. Dist. torr. 75 m. Dist. mare 1.301 m.
Nel campo che si estende a ENE della vecchia chiesa di S. Febronia sino ai margini della S.P. 135b che lo contorna compaiono in superficie, con bassa densità e senza particolari concentrazioni su un’area di circa 6.700 m2 che si estende verso NE per oltre 150 m, frammenti fittili e ceramici. I lavori di posa di un acquedotto moderno che corre sottoterra sul margine settentrionale del campo, a ridosso della strada, hanno certamente sconvolto in profondità gli strati. Tuttavia la ceramica raccolta rimane scarsa e non è purtroppo particolarmente caratterizzante. Oltre a frammenti di pareti di anfore e di contenitori in ceramica comune, soprattutto grezza e non depurata, riferibili ad età romana o alla prima età medievale, un coperchio ed un’olla in ceramica da fuoco, la maggioranza del materiale rinvenibile sul terreno è costituita da frammenti di ceramica acroma, di età medievale e moderna, e di materiali laterizi, tegole e mattoni, la cui datazione non è determinabile. Indicativi sono solamente una scodella ed una brocca in ceramica acroma, databili in via preliminare dal XII al XIV secolo. Presente anche una scheggia di lastra in marmo bianco, di incerta attribuzione. L’insieme dei materiali indica genericamente una frequentazione in età romana e successivamente dall’età medievale in poi.
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004) Area di frammenti fittili di età basso medievale
Gioiosa Marea (Me), S. Venera1. 14°57’9,642″E 38°9’8,48″N; 109 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, partt. 391, 392. Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito. Esp. SE. Pend 13%. Scisti neri e verdastri, micacei, anfibolici, lucenti (Filladi). Conglomerati ed anageniti violacei. Faglia Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 14 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 5,89 km2 (intervis. 24 U.T. 1, 2, 14, 37, 103, 116, 117, 118, 120, 121, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 152, 155, 156, 159, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.353.261,36 WH/m 2. Dist. sorg. 473 m. Dist. torr. 60 m. Dist. mare 1.039 m.
Nel terreno, fresato di recente, in leggero pendio che si estende, ai piedi dell’altura di Monte, tra il torrente S. Venera e la strada vicinale Acquasanta-V.la Gatto, si sono rinvenuti, su una superficie di circa 2.500 m2 (dim. max. 52 x 77 m), sparsi sul terreno senza particolari concentrazioni, frammenti fittili e ceramici. La ceramica è tutta di età post-antica: contenitori in ceramica acroma di età basso-medievale e oggetti in ceramica invetriata marrone, databili fino al XVIII secolo. Anche i materiali da costruzione (laterizi e coppi), non classificabili, sono comunque pertinenti ad età post-antica.
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005) Area di frammenti fittili di età basso medievale. Elementi architettonici antichi reimpiegati (blocchi)
Gioiosa Marea (Me), Scaletta1, Piana2, Erbe mediche. 14°57’5,286″E 38°9’23,173″N; 90 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, partt. 8, 12. Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito. Esp. NE. Pend 8%. Sabbie argillose rossastre Conglomerati a cemento argillo-sabbioso. Arenarie Rosse. Basamento semimetamorfico (Unità di S. Marco D’Alunzio). Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 10, 20 e 22 ottobre 2011, nuvoloso/poco nuvoloso/pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 4,34 km2 (intervis. 8 U.T. 1, 2, 3, 6, 7, 73, 103, 176). Rad. sol. ann. 1.220.095,45 WH/m 2. Dist. sorg. 671 m. Dist. torr. 100 m. Dist. mare 857 m.
A NE della strada comunale Acquasanta contrada Piana, sulla destra del torrente Erbe mediche, l’ampia area pianeggiante di circa 4 ha presenta in superficie con bassissima densità, materiali fittili e ceramici, tutti di età post-antica. Vi si rinvengono, senza particolari concentrazioni anse, fondi e pareti di contenitori in ceramica comune acroma riferibili dall’età basso-medievale fino ad età moderna. Si segnala la presenza di un piatto in maiolica dipinta, databile tra il XV ed il XVI secolo. Anche i materiali da costruzione, coppi e laterizi, sono per la maggior parte pertinenti ad età post-antica; gli altri non sono di facile datazione. I reperti testimoniano una frequentazione genericamente riferibile ad età medievale.
Proprio a margine della strada comunale Torrente è il rudere della chiesetta di S. Marco risalente al 16203. Si tratta di un semplice edificio di pianta rettangolare (largh. 5,69 m; lungh. max 7,45 m; alt. max. 3,80 m), orientato NO-SE, realizzato in blocchi di calcarenite pleistocenica squadrati e legati da malta di cui sopravvivono solamente tre pareti. In quella rivolta a NO è l’ingresso ad arco in conci di pietra. La parete lato mare reca, a 3,50 m dall’ingresso, una sola monofora. Sul lato corto a NE la parete, retrostante l’altare, è quasi completamente rovinata. Dell’altare rimangono le due pietre cilindriche di arenaria (alt. 0,75 m x 0,50 diam) che lo sostenevano. La struttura muraria dell’edificio palesa un riutilizzo massiccio di materiale, tra cui, oltre i blocchi, anche una tegola con listello dal profilo ribassato rispetto al quarto di cerchio, proveniente da almeno una costruzione antica demolita la cui ubicazione è indiziata essere stata negli immediati paraggi. Dell’esistenza di questo rudere abbiamo alcune attestazioni nelle carte d’archivio. Nel 1629 il dottor Francesco Giuffré di Gioiosa avanzò richiesta al Vescovo di Patti Napoli di riutilizzare, allo scopo di costruire una “nova chiesa” da intitolare per l’appunto a San Marco, “quelli residui di marammi della ecclesia vecchia di San Marco, poco distanti, già destrutta et servirsi di quello attratto per la detta fabrica di nova chiesa et che passi anca, per servicio di detta nova chiesa, pigliarsi di quella petra della fabrica vecchia chiamata di Sancta Febronia per quanto sarà necessario”4. Esisteva dunque in zona una precedente chiesa di San Marco e soprattutto un rudere, una “fabrica vecchia” in pietra detta di Sancta Febronia, un edificio non qualificato come chiesa, non distante dalla chiesetta secentesca in onore della santa. Lo menziona in un manoscritto a fine del XVII sec. il Pisciotta come “reliquie d’un antico edificio, fabricato come si crede in onore della Santa dalla Regina Adelasia guarita dalla lepra con l’acque di quella mirabil piscina d’infermi”5.
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006) Segnalazione di area di industria litica.
Gioiosa Marea (Me), Saliceto1, Airone2, Rocca Bianca3. 14°57’0,852″E 38°9’45,486″N4; 55 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 24, partt. 67, 68, 69, 70, 596, 597. Pianura. Esp. NE. Pend 16%. Scisti violacei e quarzitici. Conglomerati ed anageniti violacei. Arenarie Rosse. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Zone urbanizzate (tessuto denso). P.R.G. Ambiti di insediamenti turistici. Vis. 4,06 km2 (intervis. 15 U.T. 1, 2, 3, 5, 7, 13, 51, 73, 145, 155, 156, 160, 161, 164. 176, 203). Rad. sol. ann. 1.262.942,99 WH/m 2. Dist. sorg. 681 m. Dist. torr. 113 m. Dist. mare 497 m.
Alcuni decenni orsono su un piccolo terrazzo sulla sinistra del torrente Saliceto, circa 500 m dalla foce attuale, poi in parte urbanizzato dal complesso edilizio Airone, alcuni membri della Società Pattese di Storia Patria avrebbero rinvenuto abbondante ossidiana. Si ritiene di dare credibilità alla notizia, anche se priva di descrizione dei reperti ritrovati, e limitandosi il solo esemplare esibito ad una semplice scaglia non indicativa, alla luce di quanto constatato nella zona tra Tindari e Patti nel corso della prospezione su diverse alture immediatamente prospicienti la costa.
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007) Rinvenimento sporadico di età romana.
Gioiosa Marea (Me), Torretta1. 14°57’24,636″E 38°9’30,324″N; 115 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 33, partt. 18, 612, 630, 650, 661, 664. Bassa collina. Culminazione isolata. Esp. E. Pend 50%. Sabbie argillose rossastre. Conglomerati a cemento argillo-sabbioso. Arenarie Rosse. Basamento semimetamorfico (Unità di S. Marco D’Alunzio). Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Zone in trasformazione, aree in costruzione, escavazioni, suoli rimaneggiati. P.R.G. Ambiti di insediamenti turistici. Ricognizione in data 11 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 20,08 km2 (intervis. 59 U.T. 1, 2, 3, 5, 10, 12, 14, 19, 21, 23, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 38, 39, 51, 65, 73, 74, 78, 96, 97, 99, 101, 102, 103, 104, 106, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 152, 155, 156, 159, 160, 161, 164, 176, 187, 189, 203). Rad. sol. ann. 1.296.174,22 WH/m 2. Dist. sorg. 1.178 m. Dist. torr. 377 m. Dist. mare 334 m.
Ai piedi della collinetta di Torretta la prospezione appena iniziata si è dovuta subito interrompere per il fermo divieto opposto dai proprietari. Nell’area al momento della prospezione interessata da un’intensa attività di cantiere per la costruzione di un complesso di villette sono stati rinvenuti pochissimi anforacei da riferire genericamente ad età romana. Sul luogo sorgeva una piccola torretta di avvistamento, non menzionata né dallo Spannocchi né dal Camiliani, che è stata demolita nel corso dei lavori di lottizzazione edilizia.
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008) Area funeraria. Sarcofago.
Patti (Me), Mustazzo1. 14°57’43,212″E 38°9’2,003″N2. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sezz. nn. 599040e, 599080e; Catast. Comune di Patti F. 5). Bassa collina. Piede del versante. Esp. N, NE. Pend 10%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. Sorgente. P.R.G. E1 Zona agricola. Vis. 3,59 km2 (intervis. 6 U.T. 4, 7, 31, 39, 51, 73). Rad. sol. ann. 1.208.594,95 WH/m 2. Dist. sorg. 344 m. Dist. torr. 64 m. Dist. mare 600 m.
In contrada Monte o Mustazzo venne rinvenuto nel 1891 un sarcofago strigilato (dim. alt. 0,88 x lungh. 2,36 x largh. 1,05 m) con figuratogata al centro, risalente secondo il Tusa al IV sec. d.C. e «appartenente al gruppo dei sarcofagi paleocristiani con tre figure centrali»3. Del ritrovamento abbiamo notizia da una lettera della Sottoprefettura di Patti in data 22 ottobre 1891, prot. 5236, indirizzata al canonico Giardina, referente locale per qualche tempo delle autorità preposte alle antichità. Veniva comunicato che «in contrada Monte, nella proprietà di Pasquale Accordino fu rinvenuto un sarcofago nel cui interno si trovava un cadavere umano con alcune monete d’oro e di rame accanto, oltre una quantità di limpida acqua. Si disse che chiamato telegraficamente il prof. Salinas di Palermo ed intervenuto abbia abbia fatto studi su alcune iscrizioni esistenti sul coperchio del sarcofago e che, fatta estrarre la fotografia, siasene tornato a Palermo con alcune monete per meglio studiarle»4. Purtroppo il punto dove avvenne la scoperta, indicato anche nella scheda del Tusa genericamente in contrada Mustazo «nella proprietà di Ignazio Accordino, domiciliato a Torino, e di cui è usufruttuaria la signora Concetta Gatto, vedova Accordino, zia del proprietario»5, non risulta ulteriormente precisabile. Interpellato da me un erede, l’ing. Franco Accordino di Messina, non è stato possibile acquisire al riguardo ulteriori notizie, che sarebbero state molto utili anche ai fini dell’identificazione della viabilità della zona utilizzata per il trasporto del pesante manufatto, tranne quelle relative all’estensione della proprietà un tempo della famiglia Accordino, tra Case Accordino, il torrente S. Venera e le pendici di contrada Monte. L’area ricade comunque nel raggio di un chilometro in linea d’aria dalla villa Romana di Patti Marina, da cui la separa il corso del torrente Montagnareale. Il sarcofago era stato effettivamente fotografato il 7 ottobre 1891 da Antonino Salinas, allora direttore del Museo Nazionale di Palermo e ne è rimasta copia nel relativo archivio museale6. Nel 1904 il sarcofago fu acquisito come proveniente da Siracusa, tramite L. Pollak7, dai Musei statali di Berlino dove è tutt’ora conservato. Il coperchio riproduce un tetto a due spioventi con tegoloni ed acroteri sugli spigoli. Un cartiglio rettangolare tra due tegoloni recava probabilmente un’iscrizione che risulta, nonostante lo studio intrapresone dal Salinas, attualmente ignota, o perché dispersa o perché illeggibile già allora sul cartiglio8 Sulla fronte strigilata del sarcofago, l’unica lavorata, appaiono alle estremità due figure maschili che indossano entrambi una tunica corta sino alle ginocchia, rispettivamente alla sinistra di chi guarda un uomo barbuto, rappresentato di tre quarti, che regge forse un ovino trattenendo con la sinistra le zampe sul davanti, e con l’altra mano un recipiente di forma conica, e alla destra un giovane in analoga posizione. Al centro è invece una terza figuramaschile vestita con un lungo mantello panneggiato fermato sul petto da una fascia trasversale. Tiene nella mano sinistra un rotolo, con la destra il mantello. A terra, alla sua sinistra, un gruppo di rotoli. Si tratta o dell’effigie del defunto, forse il proprietario della vicina villa di Patti Marina, oppure di una rappresentazione di Gesù Cristo come Maestro.
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009) Segnalazione di lastricato stradale
Patti (Me), Monte. 14°57’23,653″E 38°9’4,696″N1 I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Patti F. 5). Bassa collina. Piede del versante, falda di detrito, poggiante su piano inclinato. Esp. NE. Pend 12%. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. Zona agricola con colture spec. Irrigue e intensive (art. 21 L. 71/78). Vis. 1,29 km2 (intervis. 0 U.T. ). Rad. sol. ann. 1.224.970 WH/m 2. Dist. sorg. 138 m. Dist. torr. 91 m. Dist. mare 907 m.
In terreni ai piedi di contrada Monte uno studioso locale, l’Arlotta2, segnala genericamente la messa in luce «negli ultimi anni, durante i lavori di sistemazione a vigneto» di resti di selciato, a suo giudizio uguali ad altri rinvenuti tra Coda di Volpe e Locanda, asseritamente pertinenti al tracciato della via Valeria.
La località è quella della cava di c/da Monte3. Il tipo di argilla che vi veniva estratta era impiegata dalle officine pattesi tra XIX e XX secolo per la confezione di ceramica artistica o di vasi che non dovevano subire l’azione diretta del fuoco.
Tra la località Monte e Marina di Patti la Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von Schmetteau reca l’indicazione di una torre «T. S. Martino» a non grande distanza da «Capuccini4».
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010) Rinvenimento sporadico di età romana o altomedievale.
Patti (Me), Monte1. 14°57’8,501″E 38°8’31,876″N; 325 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 4, part. 274. Bassa collina. Posizione sommitale, culminazione isolata. Area adiacente a ciglio di scarpata di elevata acclività. Esp. S. Pend 14%. Sabbie argillose rossastre Conglomerati a cemento argillo-sabbioso Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 9 luglio e 14 luglio 2011, sereno/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 18,02 km2 (intervis. 35 U.T. 11, 12, 14, 29, 34, 35, 36, 37, 65, 96, 97, 99, 103, 104, 106, 115, 116, 117, 118, 121, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 155, 160, 161, 167, 176, 182, 187, 203). Rad. sol. ann. 1.426.436,55 WH/m 2. Dist. sorg. 782 m. Dist. torr. 301 m. Dist. mare 1.893 m.
Sull’area sommitale del rilievo (325 m s.l.m.), incolto al momento della prospezione è stato rinvenuto un solo frammento fittile pertinente ad una parete di contenitore in ceramica comune acroma, non caratterizzante: ne è possibile una datazione dall’età romana fino all’età altomedievale.
Sul versante est, che guarda verso Patti non è stata rintracciata la lunga scala scavata «nella roccia che porta sulla sommità della collina», «larga almeno 3 m», segnalata dal Lo Iacono2.
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11) Area ad uso funerario. Sepolcreto rupestre.
Patti (Me), Monte. 14°57’6,8″E 38°8’31,971″N; 325 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 4, partt. 161, 174. Bassa collina. Posizione sommitale, culminazione isolata. Area adiacente a ciglio di scarpata di elevata acclività. Esp. S. Pend 8%. Sabbie argillose rossastre Conglomerati a cemento argillo-sabbioso Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 9 luglio e 14 luglio 2011, sereno/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 16,9937 km2 (intervis. 33 U.T. 14, 37, 51, 58, 59, 60, 65, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 88, 96, 116, 117, 118, 121, 122, 145, 147, 149, 150, 151, 155, 156, 161, 167, 176, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.348.717,18 WH/m 2. Dist. sorg. 707 m. Dist. torr. 320 m. Dist. mare 1.881 m.
Il fianco SSO dell’altura, parzialmente interrato da uno strato detritico, presenta a diversi livelli varie escavazioni nel tenero banco roccioso delle calcareniti che lo costituisce. L’accuratezza dello scavo ancora oggi coglibile per molte di queste cavità, nonostante i processi erosivi, le palesa come resti di tombe a grotticella, la maggior parte monosome. Nel corso dei secoli queste tombe dopo essere state violate hanno subito ulteriori manomissioni. In alcuni casi sono state allargate per essere lungamente riutilizzate a scopi agricoli o di allevamento sino a volte ad essere totalmente distrutte. L’Arlotta ha raccolto alcuni microtoponimi con cui alcune di queste cavità, le maggiori, la maggior parte oggi scomparse, erano denominate dagli abitanti del luogo “Tri Càmmiri – Tre Camere – perché composta appunto da tre sepolcri comunicanti fra loro”, quella “detta ‘u Pagghiaru”, la “Grotta du Pistòlu”, “u Parmentu – il Palmento – ” e la Grotta degli Archi che “a prima vista, sembra un impianto chiesastico”1.
Le grotticelle presentano in genere inbocco rettangolare con angoli arrotondati, pianta quadrangolare, tetto piano e pareti tendenti al semisferico, pavimento interno più basso rispetto all’odierno piano di calpestio esterno.
Nr. 1 Imbocco di forma rettangolare, angoli arrotondati, pianta semicircolare, pareti interne irregolari tendenti a semisferiche, livello del pavimento più basso del terreno circostante. (prof 4,80 x alt. 1,53 x lungh. 6,60 m); 2 Imbocco di forma rettangolare, angoli arrotondati, pianta interna rettangolare, pareti interne irregolari tendenti a semisferiche, livello del pavimento uguale a quello del terreno circostante (2,20 x 0,83 x 1,03 m); 3 Imbocco di forma rettangolare, pareti irregolari, soffitto piano, livello del pavimento più basso del terreno circostante, (1,60 x 0,75 x 1,65). 4 . Imbocco di forma rettangolare, pareti irregolari, livello del pavimento più basso del terreno circostante (0,’97 x 1,10 x 0,40); 5 Imbocco di forma rettangolare, soffitto piano, pareti tendenti a semisferiche, (0,84 x 0,83 x 0’70); 6 i Imbocco di forma rettangolare, pianta interna rettangolare, pareti interne verticali, livello del pavimento più alto del terreno circostante (1,10 x 1,35 x 1,25); 7 Imbocco di forma rettangolare, pareti irregolari, soffitto piano, livello del pavimento più alto del terreno circostante, (0,60 x 1,48 x 0, 43 m); 8 Imbocco di forma rettangolare, pareti irregolari, soffitto piano, livello del pavimento più alto del terreno circostante (0,35 x 1,22 x 0,64 m)
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Nonostante le diverse notizie di rinvenimenti occasionali o da parte di scavatori di frodo di materiali (vasetti) nei campi lungo questo fianco SSO della collina la prospezione ha restituito, scarsamente distribuiti nell’area antistante e sottostante le cavità sino alla strada comunale, solamente sporadici frammenti fittili e ceramici. I reperti sono costituiti quasi esclusivamente da pareti di contenitori in ceramica comune abbastanza depurata e grezza: è possibile in via preliminare una loro datazione dall’età romana fino all’età medievale. Non classificabile è risultato il materiale da costruzione osservato (tegole e coppi).
1 ARLOTTA 1996, pp. 98-112.
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12) Luogo di culto rupestre.
Patti (Me), Monte. 14°57’8,65″E 38°8’30,972″N 300 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 4, partt. 161, 274. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. S. Pend 13%. Sabbie argillose rossastre Conglomerati a cemento argillo-sabbioso Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Zona interesse archeologico (L. 431/83). Ricognizione in data 9 luglio e 14 luglio 2011, sereno grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 016,86 km2 (intervis. 41 U.T. 10, 11, 14, 25, 26, 27, 29, 33, 34, 35, 36, 37, 51, 59, 60, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79, 116, 117, 118, 121, 122, 145, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 155, 156, 161, 167, 176, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.426.436,55 WH/m 2. Dist. sorg. 767 m. Dist. torr. 312 m. Dist. mare 1.846 m.
Sempre sul fianco SSO di Monte di particolare rilievo è un ambiente ipogeico (dim. max. 4 x 6,20 x 3 x 2,50 m) di forma rettangolare che ha avuto nel corso dei secoli diverse funzioni. Nelle scarse segnalazioni è ricordato ora come “Grotta du Pistòlu”, ovvero dell’Apostolo ora come Grotta degli Archi1. In realtà si tratterebbe di due strutture diverse, la prima ormai crollata e scomparsa, la seconda alterata e trasformata in stalla. Quest’ultima era forse originariamente una tomba a più camere adattata successivamente a funzioni sacre. Pur nell’odierna alterazione della struttura è possibile ricostruirne in qualche modo l’articolazione planimetrica pertinente all’utilizzo cultuale. Ciononostante non è possibile concludere in favore di una sicura attribuzione cronologica e culturale (in particolare età bizantina vs età normanna)2.
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Vi si accede attraverso un ingresso arcuato e discendendo sulla destra tre gradini. Al centro dell’ambiente ipogeo è un vano aprossimativamente rettangolare che da accesso a sua volta su ciascun lato attraverso varchi arcuati ad altri quattro di dimensioni minori. L’ambiente centrale presenta una volta ribassata (2,50 m) verso due peducci angolari ai lati dell’ingresso. Sul piano di calpestio, in corrispondenza di un ambiente laterale, è un pozzetto quadrangolare profondo 0,70 m. La parete opposta quella dell’ingresso è divisa da un pilastro centrale, su plinto sporgente, modanato con capitello svasato, in due arcate arretrate di diversa dimensione. L’arcata di destra, con ante, archivolto ornato da ghiera e chiave di volta simulata, costituisce l’ingresso di una cameretta trapezoidale con tracce dell’altare nella parete di fondo. L’arcata sinistra, priva di ante e di ghiera, immette in un vano trapezoidale molto più piccolo e meno profondo, con piano di calpestio rialzato m 0,70 rispetto all’ambiente centrale e al vano precedente. Sulla parete di fondo reca al centro una nicchia arcuata semisferica porta-icona larga 0,55 m. Per quanto riguarda i vani sui lati brevi dell’ambiente centrale, quello a destra dell’ingresso ha pianta rettangolare e forse aveva nella parete di fondo un’altare parietale. A sinistra dell’ingresso è invece un nicchione semicupolato che riceveva la luce da una finestra posta a sud, oggi crollata. Nella parete sud dell’ambiente centrale, a fianco del nicchione, si riscontra la presenza di quella che doveva essere una nicchia arcuata porta-icone larga 0,47 m, sormontata da croci graffite.
1 ARLOTTA 1996, pp. 98-112.
2 MESSINA 2001, pp. 85-87.
13) Sepolcreto rupestre.
Patti (Me), Monte. 14°57’3,298″E 38°8’50,512″N 220 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 2, partt. 57. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. O. Pend 100%. Sabbie argillose rossastre Conglomerati a cemento argillo-sabbioso Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Bosco. PP.R.G. E1 Zona agricola. Zona interesse archeologico (L. 431/83)1. Ricognizione in data 9 luglio e 14 luglio 2011, sereno/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: inaccessibile. Vis. 2,44 km2 (intervis. 5 U.T. 1. 2. 3. 6. 13). Rad. sol. ann. 902.535,92 WH/m 2. Dist. sorg. 506 m. Dist. torr. 104 m. Dist. mare 1.584 m.
Sull’altro fianco della collina rivolto a NO e NNO, nella folta macchia di rovi che interessa l’inaccessibile parete a picco con cui l’altura precipita sull’alveo del torrente S. Venera, si intravede a più altezze sulla parete, la presenza di tombe a grotticella ancora intatte. Anche in questa zona l’assenza di reperti fittili significativi e datanti (esclusivamente frammenti di laterizi medievali e moderni), sia in alto, sui margini a N e a E dell’altura, che ai piedi della parete, non consentono di precisare un inquadramento cronologico del sito nonostante sussistano sia per la tipologia delle tombe sia per il contesto, essendo la località ai piedi dal sito protostorico di Gioiosa Guardia, distante 1,7 km in linea d’aria, molti elementi indizianti verosimilmente un periodo compreso tra il Tardo Bronzo e l’inizio dell’età del Ferro.
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1 In realtà risulta vincolata, come risulta dalla cartografia del P.R.G. comunale la porzione sommitale del pianoro immediamente soprastante la necropoli, dove la prospezione intensiva non ha riscontrato tracce archeologiche.
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14) Necropoli di età greca.
Patti (Me), Sorrentini1. 14°56’27,972″E 38°8’21,919″N; 480 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F., partt.). Alta collina. Parte intermedia del versante. Area adiacente a elevate acclività. Esp. E. Pend 10%. Scisti neri e verdastri, micacei, anfibolici, lucenti (Filladi). (Solfuri metallici. Solfato di magnesia). Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Noccioleto. Sorgente. P.R.G. Fascia rispetto bosco e cimiteriale. Zona interesse archeologico L. 431/85. Vis. 30,66 km2 (intervis. 66 U.T. 7, 29, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 51, 59, 60, 61, 65, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 84, 88, 89, 91, 92, 94, 95, 96, 97, 99, 101, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 111, 112, 115, 116, 117, 118, 121, 122, 124, 145, 147, 148, 149, 150, 151, 155, 159, 160, 161, 167, 176, 182, 187, 199, 203). Rad. sol. ann. 1.330.088,90 WH/m 2. Dist. sorg. 398 m. Dist. torr. 37 m. Dist. mare 2.833 m.
Durante i lavori di costruzione del cimitero di Sorrentini nel 1957 sono state portate alla luce due anfore greche (VI-V sec. a.C.) riferite ad un’area di necropoli2. Il Lo Iacono segnala che “i naturali del luogo tramandano notizie di ritrovamenti di monili e di corredi funerari presumibilmente risalenti al XVI- XV sec a.C., ma nessuno ne ricorda la fattezza e la consistenza”3. Nel corso della prospezione si è appreso che a circa 200 m dal luogo di ritrovamento delle anfore sarebbe stato rinvenuto anche un sarcofago in terracotta.
Alcune grotte, oggi distrutte, erano visibili nella prima metà del XX secolo a poca distanza dal centro abitato di Sorrentini. Vennero utilizzate da alcuni abitanti di Patti come rifugio dai bombardamenti durante la seconda guerra mondiale. Probabilmente le cavità erano resti di un’altra area di necropoli rupestre.
1 CARACAUSI 1994, II, s.vv. Sorrentini, Sorrentino, p. 1552.
2 L’Irato riferisce che le due anfore “in ottimo stato di conservazione” furono consegnate a Ferruccio Barreca. Sono conservate al Museo di Siracusa”, IRATO 1976, pp.17-18; LO IACONO 1997, p. 22.
3 LO IACONO 1997, p. 22. Nel fascicolo della Soprintendenza su Sorrentini è riportata esclusivamente una fotocopia della pubblicazione del Lo Iacono.
15) Insediamento protostorico (Bronzo finale. Età del Ferro). Abitato di età greca (VII/VI-V sec. a.C.)
Gioiosa Marea (Me), Gioiosa Guardia. 14°57’5,286″E 38°9’23,173″N; 730 m s.l.m. I.G.M. F° 252 II N.E.; C.T.R. sez. n. 599040e; Catast. Comune di Gioiosa Marea F. 31, partt. 291, 301, 408, 456, 573, 655 ecc. Alta collina. Cresta del versante. Esp. E. Pend 8%. Calcari saccaroidi neri venati di bianco o bianco-rosati, interposti fra gli scisti neri e verdastri/Unitò di Mandanici/ Scisti neri e verdastri, micacei, anfibolici, lucenti (Filladi). (Solfuri metallici. Solfato di magnesia). Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Pascolo. P.R.G. Gioiosa Marea Zona agricola (area demanializzata). Vis. 19,41 km2 (intervis. 52 U.T. 54, 55, 58, 59, 60, 61, 62, 65, 71, 72, 73, 95, 96, 97, 99, 101, 102, 103, 104, 110, 111, 112, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 124, 141, 145, 147, 148, 149, 150, 151, 152, 155, 158, 159, 160, 161, 164, 167, 170, 176, 182, 187, 189, 199, 203). Rad. sol. ann. 1.329.834,92 WH/m 2. Dist. sorg. 833 m. Dist. torr. 220 m. Dist. mare 2.653 m.
Il sito occupa sulla cresta del versante orientale del Monte di Gioiosa Vecchia (m. 825 s.l.m.) un terrazzo naturalmente fortificato da un pendio ripidissimo da cui è possibile controllare in maniera ottimale il Golfo di Patti e le vie di penetrazione verso l’entroterra.
Venne individuato all’inizio degli anni ottanta del secolo scorso e parzialmente esplorato in più campagne di scavo. Un’ultima si è svolta negli anni 2003-2005. Le ricerche hanno sinora riportato in luce un lembo di un abitato greco di cui ignoriamo il nome che si sovrappone intaccandone in più punti strutture e depositi a due più antichi insediamenti rispettivamente del Bronzo finale (XII-X sec. a.C.), con reperti ceramici rinvenuti classificabili nella Cultura dell’Ausonio, e indigeno dell’Età del Ferro (IX – prima metà VII sec. a.C.). Quest’ultimo insediamento pare strutturato con case a pianta ovale, il cui asse maggiore ha un orientamento NS. Tra le ceramiche rinvenute e riferibili risultano prevalenti le produzioni ad impasto grigio con decorazione incisa classificabili nella facies dell’Ausonio III o di Rodì Tindari – Pozzo di Gotto. A queste ceramiche si associano da un certo momento in poi le più antiche produzioni coloniali, rivelatrici dei primi contatti tra l’anonimo centro indigeno e i coloni greci. L’abitato greco (fine VII/VI-V sec.a.C.) pare organizzato secondo una maglia urbana pur non rigorosamente ortogonale comunque regolare, scandita da strette stradine orientate monte/mare, funzionali allo smaltimento delle acque meteoriche e case a più vani, orientate a E, dislocate lungo il pendio secondo un asse EO. La presenza di un’ampia quantità e varietà tipologica di anfore commerciali e di rinvenimenti monetali induce a ritenere che l’anonimo centro abbia avuto un’economia a carattere agro-pastorale e vocazione agli scambi commerciali. Al riguardo risultano significative le numerose attestazioni di traffici intercorsi con la Grecia continentale, con l’est insulare, e soprattutto con l’Occidente coloniale. Il lembo di abitato individuato reca i segni di una repentina e violenta distruzione alla fine del V sec. a.C., o per un evento sismico, o più probabilmente in concomitanza con la fondazione di Tindari e lo scontro tra Siracusa, i cartaginesi e i siculi. Sui livelli di crollo e distruzione dell’abitato greco si impiantarono alcuni gruppi di sepolture (IV sec. a.C.) che testimoniano una continuità di vita nel sito che si protrasse ancora per alcuni decenni.
L’analisi di alcune immagini telerilevate ha permesso di individuare rispettivamente a circa 500 m e 850 m a SE dell’area interessata dagli scavi e rispettivamente ad E di Sorrentini e a N di Montagnareale, altre strutture non conosciute, a tessitura regolare, sepolte ed avvolte da fitta vegetazione, che indiziano l’esistenza di un insediamento che interessava anche a quote più basse il versante SSE del monte di Gioiosa.
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16) Segnalazione di resti stradali.
Patti (Me), Firriato1. 14°57’45,397″E 38°8’45,501″N2; 80 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8. Bassa collina. Piede del versante. Esp. SE. Pend 7%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Zona urbanizzata. Tessuto rado. P.R.G. Patti fascia rispetto cimitero. Lottizzazioni in corso art. 74/78. Servizi territoriali esistenti. Vis. 10,65 km2 (intervis. 38 U.T. 18, 21, 23, 24, 25, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 39, 51, 65, 96, 97, 99, 103, 104, 106, 116, 118, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 155, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.302.889,01 WH/m 2. Dist. sorg. 679 m. Dist. torr. 92 m. Dist. mare 877 m.
In questa zona uno studioso locale, il Sardo Infirri, ricorda di avere intravisto da giovane “qualche muro malridotto” 3, pare di capire, di sostruzione, da lui riferito al percorso della via Valeria. L’Arlotta richiama questa annotazione, non portando altri dati a sostegno, per affermare che la località, “a nord-est del cimitero di Patti”, era sul percorso della via Valeria, secondo una direttrice che avrebbe toccato in successione contrada Monte, Acquasanta, Landro e Galbato4.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Firriato, pp. 620-621. Per il Caracausi il toponimo ha significato di chiusa, podere recintato, steccato, palizzata.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 SARDO INFIRRI 1994, p. 48.
4 ARLOTTA 1996, p. 55.
17) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Terre Rosse1. 14°57’45,655″E 38°8’36,49″N; 72 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 5, partt. 83, 89, 95, 789. Bassa collina. Ripa di terrazzo fluviale, falda di detrito. Esp. E. Pend 4%. Calcari concrezionati silicei (bianchi e rossi). Gessi amorfi e cristallizzati. Argille. Paleofrana. Accumulo attivo. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Zona urbanizzata, tessuto rado/ Oliveto. P.R.G. Fascia rispetto cimitero. Area mista commerciale e direzionale. Ricognizione in data 11 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 6,92 km2 (intervis. 36 U.T. 10, 12, 16, 18, 21, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 36, 39, 51, 96, 97, 103, 104, 116, 118, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 155, 160, 161, 203 ). Rad. sol. ann. 1.297.725,53 WH/m 2. Dist. sorg. 911 m. Dist. torr. 135 m. Dist. mare 1.129 m.
A ESE del cimitero di Patti, nell’oliveto tra il tornante della strada comunale e il percorso della S.S. 113, a ridosso e lungo quest’ultima, per una fascia di circa 40 m di lunghezza da SO a NE e ampia 15 m, si trova un’area di circa 500 m2 cosparsa di frammenti fittili, tutti di età medievale e moderna. Un solo frammento ceramico è pertinente ad un oggetto in ceramica invetriata marrone, databile fino al XVIII secolo.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Terre Rosse, p. 1614.
18) Segnalazione di aree di frammenti fittili di età romana e di riuso di materiali antichi
Patti (Me), Fiumitello1, 14°57’36,671″E 38°8’11,135″N2; 110 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 19. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 19%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Vis. 2,54 km2 (intervis. 5 U.T. 10, 12, 14, 16, 17). Rad. sol. ann. 1.080.144,80 WH/m 2. Dist. sorg. 491 m. Dist. torr. 52 m. Dist. mare 1.933 m.
Il Lo Iacono, riporta la notizia del rinvenimento nella contrada di “cocci ceramici di epoca romana, frammenti e materiale da costruzione riutilizzato in altri fabbricati dei quali rimangono solo i ruderi”3. La prospezione non ha riscontrato nell’area materiali antichi.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Fiumicello, p. 624. Nel Rivelo del 1607 nella contrada risultano dichiarate 2 case. BARAGONA 2010, p. 65.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 LO IACONO 1997, p. 21.
19) Elementi architettonici antichi reimpiegati (colonne di granito troadico)
Patti (Me), Centro storico, Cattedrale. 14°57’50,17″E 38°8’15,337″N; 150 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 63, partt. B+, 217, 221. Bassa collina. Piede del versante. E sp. E. Pend 5%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. A1 Edifici monumentali storico artistici (art. 30). Vis. 19,59 km2 (intervis. 32 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 20, 21, 22, 23, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 39, 51, 96, 97, 103, 104, 145, 147, 149, 150, 155, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.212.900,27 WH/m 2. Dist. sorg. 180 m. Dist. torr. 234 m. Dist. mare 1.722 m.
La Cattedrale di Patti, intitolata a S. Bartolomeo, risale al 1094. L’impianto originario a tre absidi oggi non è più leggibile a causa dei vari rifacimenti e ricostruzioni avvenuti nel tempo, soprattutto tra XVI e XVIII secolo. Gli ultimi restauri tra il 1981 e il 1985, dopo il terremoto del 1978, hanno messo in luce il portale originario di ingresso di età normanna, incorniciato da un archeggiato cieco policromo. Dopo i lavori di restauro sostituisce l’ingresso barocco, spostato nell’entrata del fianco destro sotto il pronao. Adiacenti alla Cattedrale, formanti con essa un unico complesso, sono il monastero benedettino, anch’esso più volte rifatto, e la torre unico resto del castello per lungo tempo residenza del Vescovo e dei Capitani d’armi. Il castello era circondato da una cinta muraria con due porte. La torre, costruita in opera incerta, presenta una finestra a tutto sesto in conci bicromi.
All’interno della Cattedrale sono presenti reimpiegate quattro colonne di granito molto probabilmente troadico. Riguardo alla loro provenienza il Giardina ricorda che “le sei colonne di granito egiziano di una vaga lucidezza quattro delle quali furono collocate nella Chiesa Cattedrale di Patti” e le altre due “lasciate giacere sotto la sterra delle intemperie nel cortile della medesima Chiesa” “furono ritrovate in Tindari e di là trasportate in Patti” Il Giardina soggiunge “non improbabile che fossero ivi destinate a sostenere la volta di qualche tempio o e qualunque altro edifizio profano”1. Certamente doveva trattarsi di un edificio di ragguardevole livello monumentale pubblico di epoca romana imperiale. Le quattro colonne sono ubicate due nella cappella di S. Agata e due in quella di S. Pietro Tommaso (dimensioni ; cappella di S. Agata colonna n 1 (sulla sinistra osservando dal centro della chiesa la cappella) circ. 1,195 alt. 3, 52 m, colonna n 2 circ. 1,197 alt. 3, 54 m cappella di S. Pietro Tommaso colonna n 3 (sulla sinistra osservando la cappella) circ. 1,195 alt. 3, 52 m colonna n 4 circ. 1,197 alt. 3, 535 m). La prima cappella, originariamente dedicata a S. Antonio da Padova, fu costruita dal vescovo Galletti tra il 1723 e il 1729 e probabilmente nella prima metà del XVIII secolo anche la seconda dato che non risulta tra quelle visitate dal vescovo D’Amico nel 1662 mentre, pur non espressamente nominata, sarà stata una delle tre nuove capelle trovate dal visitatore De Ciocchis nel 1742.
1 GIARDINA 1882, Pp. 179-180.
20) Edificio di culto di età medievale. Cubba di S. Leonardo.
Patti (Me), Centro storico. 14°57’54,381″E 38°8’1,954″N; 127 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 63, partt. s.n. Bassa collina. Piede del versante. E sp. N. Pend 5%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. A1 Edifici monumentali storico artistici (art. 30). Vis. 0,96 km2 (intervis. 7 U.T. 19, 26, 27, 29, 30, 31, 39). Rad. sol. ann. 1.272.573,05 WH/m 2. Dist. sorg. 136 m. Dist. torr. 29 m. Dist. mare 2.030 m.
Un edificio di culto medievale, ritenuto molto antico e indicato in un documento del 1582 come “la cubba1 nominata di Sto Leonardo”2, oggi scomparso, sorgeva nella zona, allora extra urbana, tra l’odierna Via Vittorio Emanuele e l’inizio della Via Randazzo, più precisamente lungo la strada pubblica che portava a S. Piero Patti, che passava poco accanto ed alle spalle di piazza 25 aprile. Il culto di S. Leonardo di Noblat, invocato dai prigionieri e dai pellegrini, potrebbe essere stato introdotto a Patti già dai normanni che lo annoveravano tra i loro protettori3. Vi era ubicata, ad un livello inferiore a quello attuale, anche una fontana in onore del santo captata da una sorgiva situata a Balà o Bali4, località attestata in vari documenti del XII secolo. L’acqua attraverso un canale proseguiva verso il centro del paese. La fontana fu ricostruita nel 1878. L’acqua si riversava in conche di pietra decorate con foglie di acanto da tre cannelle alla base di un obelisco in arenaria. In seguito ad un rifacimento nel 1989 la struttura è oggi obliterata e intonacata.
1 Costruzione a volta. TRISCHITTA 1983, s.v. Cuba, p. 146.
2 La chiesa risulta citata in un atto del 25 marzo1582 in cui i giurati acquistano l’acqua della contrada di Parriboj, portandola ” a la cubba nominata di Sto Leonardo” ASC, Libro Rosso, f. 233 v. MAGISTRI 2011 pp. 70-71. Nel Rivelo del 1607 nella contrada di S. Leonardo risulta dichiarata una sola casa BARAGONA 2010, p. 65.
3 Verso la fine dell’XI sec. appaiono varie redazioni della vita del santo eremita che sarebbe apparso a Boemondo, principe di Antiochia, durante la sua prigionia (1101-1103) nelle mani dell’emiro Ibn Danishmend, sciogliendolo dalle catene. Le fonti ricordano il successivo pellegrinaggio del sovrano normanno sulla tomba del santo presso il ponte di Noblat sulla Vienne cfr. PONCELET 1912, pp. 24-44. A partire dall’inizio del XII sec. iniziano a diffondersi nei territori normanni le chiese a lui dedicate.
4 ASC, Deliberazione Decurionato, 18 ottobre 1846.
21) Segnalazione di aree di materiali struttivi antichi
Patti (Me), Centro storico, vicolo Vizzolo. 14°57’49,752″E 38°8’17,086″N1; 140 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 63, partt. 226, 229, 299, 300. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 8%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. A1 Edifici monumentali storico artistici (art. 30). Vis. 1,41 km2 (intervis. 9 U.T. 22, 23, 25, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 39). Rad. sol. ann. 1154797,10 WH/m 2. Dist. sorg. 192 m. Dist. torr. 177 m. Dist. mare 1.708 m.
Il Lo Iacono segnala che “durante i lavori di manutenzione straordinaria di un tratto del vicolo Vizzolo, nello scavo effettuato nello slargo immediatamente ad ovest dell’arco quattrocentesco, sono venuti alla luce muri di fabbricati e, sotto di essi, altre strutture ancora più vecchie, tutte coperte da una grande quantità di materiale di riporto, costituito solamente da sfabbricidi, provenienti da demolizioni di preesistenti fabbricati”2. Il materiale osservato venne ritenuto genericamente antico.
1 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
2 LO IACONO 1997, p. 71.
22) Ritrovamento sporadico. Epigrafe. Segnalazione di strutture edilizie.
Patti (Me), Centro storico, quartiere Polline1 Chiesa di S. Ippolito2. 14°57’51,226″E 38°8’21,143″N; 135 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 63, part. E+. Bassa collina. Esp. NO. Pend 8%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. A1 Edifici monumentali storico artistici (art. 30). Vis. 6,83 km2 (intervis. 22 U.T. 10, 12, 14, 21, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 34, 39, 51, 96, 97, 103, 145, 147, 149, 150, 155). Rad. sol. ann. 1.245.765,90 WH/m 2. Dist. sorg. 284 m. Dist. torr. 168 m. Dist. mare 1.539 m.
Nell’edificio della chiesa di S. Ippolito, risalente al XIII-XIV sec., ma su precedenti strutture forse bizantine o antiche, il Gualtherus3 segnalò l’esistenza di un epigrafe, forse sepolcrale di carattere privato, su pietra nera, scheggiata, recante il nome Dam<£r>atoj oggi dispersa. L’iscrizione non trova precisa ubicazione non potendosi escludere un trasporto dalla campagna o da Tindari al centro abitato di Patti.
Il Lo Iacono riporta inoltre “casuali ritrovamenti si sono avuti proprio in quella zona, nella quale ricade anche la chiesa di Sant’Ippolito”.
La chiesa costituì per tutto il medioevo il centro della vita civile di Patti, vi si svolgevano le pubbliche adunanze e vi venivano affisse sin dal 1267 le disposizioni cittadine.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Pollina, p. 1263. Il quartiere di Pòllini, nasce nel XII secolo fuori dalle mura del castello, sul versante occidentale come probabile prima espansione del centro abitato di Patti. Il magistri oltre il quartiere riporta la porta di Polla. MAGISTRI 2011 p. 108.
2Il primo documento noto risale al 1246, ma la pieve originaria, emersa durante gli scavi effettuati in occasione dei lavori di restauro, un solo corpo centrale con abside, potrebbe essere bizantina. Alcuni testi del XII sec. il portico antistante dove si radunava la popolazione di Patti.
3 GUALTHERUS 1624, p. 48 n. 150=318; CIG, III 5613, p. 62.2
23) Segnalazione di aree di materiali fittili antichi
Patti (Me), Centro storico, Chiesa di S. Francesco. 14°57’54,305″E 38°8’25,073″N1; 115 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 63. Bassa collina. Esp. NO. Pend 8%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. A1 Edifici monumentali storico artistici (art. 30). Vis. 5,79 km2 (intervis. 23 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 34, 96, 103, 104, 145, 147, 149, 150, 151, 155, 161). Rad. sol. ann. 1.118.665,38 WH/m 2. Dist. sorg. 400 m. Dist. torr. 239 m. Dist. mare 1.382 m.
Il Lo Iacono pubblica le foto di “due vasetti” da lui rinvenuti immediatamente al di sotto della chiesa di S. Francesco2. Uno dei due oggetti sembra essere una sorta di cratere con collo stretto e verticale. La forma non comune, e il colore rosso della superficie figurata lo fa sembrare un falso. Il secondo è un contenitore piriforme (unguentario?) apparentemente in ceramica comune con una sovradipintura in marrone e risulta di difficile attribuzione o datazione.
figura20
1 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
2 In base ad una tradizione consolidata a Patti il convento di S. Francesco sarebbe stato fondato da S. Antonio da Padova nel 1222, la chiesa annessa invece risalirebbe al 1225 circa.
24) Segnalazione di strutture edilizie.
Patti (Me), Zona tra Ospedale, mare e torrente Provvidenza-Montagnareale. 14°58’9,473″E 38°8’29,601″N1; 66 m s.l.m. (.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 6%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Area intensamente modellata dall’uomo. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. BO, B1. Vis. 2,9943 km2 (intervis. 15 U.T. 10, 12, 14, 16, 17, 23, 25, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 39, 145). Rad. sol. ann. 1.235.201,88 WH/m 2. Dist. sorg. 515 m. Dist. torr. 210 m. Dist. mare 1.235m.
Il Lo Iacono segnala che “importanti resti di manufatti risalenti ai periodi ellenico e romano sono stati infatti individuati anche se in maniera discontinua, nella zona che dall’attuale ospedale si estende verso il mare e verso il torrente Provvidenza”2 ovvero nell’area interessata alcuni decenni orsono dalla costruzione del Tribunale e dell’Istituto tecnico per geometri.
1 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
2 LO IACONO 1997, p. 17.
25) Segnalazione di strutture edilizie.
Patti (Me), area circostante corso Matteotti. 14°58’2,397″E 38°8’34,292″N1; 40 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8. Bassa collina. Esp. NE. Pend 1%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Zona urbanizzata a tessuto denso. P.R.G. BO, B1. Vis. 5,20 km2 (intervis. 19 U.T. 10, 12, 14, 16, 17, 20, 21, 22, 23, 24, 26, 27, 29, 30, 31, 32, 39, 103, 145). Rad. sol. ann. 1.264.882,47 WH/m 2. Dist. sorg. 681 m. Dist. torr. 212 m. Dist. mare 1.054 m.
Il Iacono segnala “affioramenti ellenici a nord dell’attuale ospedale e le “notizie” su altre strutture venute casualmente alla luce durante lavori di costruzioni private, poi sistematicamente e repentinamente smentite, senza che sia stata data a chi di competenza la possibilità di verificarne l’attendibilità. L’area interessata dalle suddette “dicerie” è quella che costeggia ambo i lati il corso Matteotti”.2 La zona è situata a circa 700 m S della villa romana di Patti.
1 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
2 LO IACONO 1997, p. 74.
26) Area di frammenti fittili di età basso-medievale.
Patti (Me), Acquafico. 14°58’15,568″E 38°8’32,081″N; 83 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8, part. 1621, 1624, 1627, 1810. Bassa collina. Piede del versante, Esp. NO. Pend 6%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata, tessuto rado. Ricognizione in data 4 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Vis. 7,21 km2 (intervis. 16 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 29, 31, 39). Rad. sol. ann. 1.199.821,04 WH/m 2. Dist. sorg. 635 m. Dist. torr. 270 m. Dist. mare 979 m.
A NE dell’Ospedale Barone Romeo di Patti, circa 150 m in direzione N dalla S.S. 113 (via Trieste), si riscontra una scarsa concentrazione di materiale fittile e ceramico, tutto di età post-antica , distribuito lungo una fascia che si allunga circa 250 m in direzione OSO-ENE. Datanti sono un oggetto in ceramica invetriata marrone e due brocche in ceramica comune acroma, da porre tra l’età basso-medievale fino al XVII-XVIII secolo. Anche i materiali da costruzione (tegole, coppi e mattoni) appartengono alla stessa cronologia.
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27) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Acquafico, Case degli orti1. 14°58’14,109″E 38°8’35,093″N; 70 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8, part. 1810. Pianura. Piede del versante, Esp. N. Pend 6%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata, tessuto rado. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Ricognizione in data 4 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 6,71 km2 (intervis. 16 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 25, 26, 29, 30, 31). Rad. sol. ann. 1.195.952,77 WH/m2. Dist. sorg. 701 m. Dist. torr. 296 m. Dist. mare 914 m.
Nel campo brullo 250 m a NE dell’Ospedale Barone Romeo di Patti, in prossimità delle case che si affacciano ad una quota più bassa su via Padre Pio da Pietralcina, si individua una modesta concentrazione di materiale fittile e ceramico su una superficie di forma ovoidale di circa 1000 m2, estesa circa 70 m in direzione OSO-ESE. La ceramica individuata è tutta di età post-antica: vi si riscontrano in particolare frammenti di ceramica comune acroma di cui non è determinabile la datazione. Datanti risultano solamente un oggetto in ceramica invetriata marrone ed un contenitore in ceramica comune acroma, da porre tra il XVII ed il XVIII secolo.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Orti, p. 1135. Giardino recintato.
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28) Villa
Patti (Me), Patti Marina, Villa Romana, Sant’Erasmo, Murazzo. 14°58’20,388″E 38°8’53,424″N; 68 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599040-599080e; Catast. Comune di Patti F. 8, partt. 35, 36, 46, 48, 47, 55, 59, 68, 95, 423, 426, 744, 745, 747, 823, 846, 848, 865, 895 ecc. Pianura. Piano di divagazione. Esp. NE. Pend 6%. Alluvione (deposito alluvionale recente). Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli alluvionali. Area intensamente modellata dall’uomo. Zone urbanizzate. Tessuto denso. Vis. 11,97 km2 (intervis. 38 U.T. 10, 12, 14, 17, 19, 20, 21, 26, 30, 31, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 96, 97, 99, 103, 104, 106, 116, 118, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 152, 155, 159, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.261.927,54 WH/m 2. Dist. sorg. 971 m. Dist. torr. 121 m. Dist. mare 321 m.
La villa romana di Patti Marina fu scoperta nel 1973 durante i lavori di costruzione dell’autostrada Messina-Palermo in un terreno in località Sant’Erasmo o Murazzo1 sulla sponda destra del torrente Montagnareale circa 300 m a S dalla foce e a ridosso della linea ferroviaria. In questa località era stato ritrovato nella prima metà del XIX secolo, senza dar luogo ad ulteriori ricerche nel luogo di rinvenimento della cui ubicazione peraltro si perse in seguito memoria, un bassorilievo votivo ad Artemide oggi conservato alla Ny Carlsberg Glyptotek di Copenaghen (Danimarca) recante un’iscrizione dedicatoria in greco (IG XIV 375).
figura23
Nel corso degli scavi intrapresi dopo la scoperta fortuita nella villa è stata rinvenuta un’altra lastra marmorea con bassorilievo in cui compare Artemide, questa volta alata, ora esposta nel locale piccolo Antiquarium.
figura24
I due rinvenimenti potrebbero indiziare l’esistenza nell’area di una struttura templare dedicata ad Artemide.
Le prime strutture edilizie riscontrate nell’area dalle ricerche, tutte ancora inedite, paiono essere costituite da edifici risalenti al I sec. a.C. o forse precedenti di cui rimangono scarse tracce consistenti in spezzoni di muro ed in strati in cui è stata rinvenuta ceramica Campana C2. Meglio individuate sono le strutture di alcuni ambienti quadrati e rettangolari, risalenti al I-III sec. d.C., disposti intorno a un peristilio, uno dei quali, forse un tablinum, pavimentato a mosaico. A questo impianto originario si sovrappose completamente nel IV sec. d.C. una villa imponente di cui sono stati identificati tre nuclei aventi orientamenti e forse anche fasi costruttive differenti. Intorno a questi nuclei si disponevano tutti gli ambienti della villa. Si tratta di un ingresso ad occidente, di un grande peristilio (33,50 x 25 m), orientato in lunghezza NS, circondato da un portico (largo 3,40 m), che pare configurarsi come il centro della residenza, e infine di un’area termale dislocata a NE del peristilio.
Pilastri quadrangolari, distanziati 2,20-2,40 m, collegati da archi, costuivano all’esterno la struttura portante del portico. Sul lato meridionale del peristilio è una sala tricora fronteggiata da un arco a tutto sesto con ingresso tripartito da due colonne, su quello orientale una sala absidata con ai lati una serie di ambienti rettangolari, forse coperti da semicupole.
Dell’impianto termale gli scavi hanno portato in luce il praefurnium, opere di canalizzazione, vasche, pavimenti con suspensurae, il frigidarium con dislocate più ad ovest vasca e le stanze riscaldate.
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La villa sembra toccare il momento di massimo splendore tra IV e V sec. La sua vita proseguì tra VI e VII sec., concentrata nell’area del peristilio, mentre nel VII sec. una necropoli si impiantò nella zona termale. Allorché la villa era ormai in disuso e il tetto era ormai caduto un evento sismico di notevole entità provocò repentinamente il crollo delle strutture murarie, archi e pilastri. Tracce di occupazione nell’area sono state riscontrate sino all’XI sec.
Nei magazzini della villa di Piazza Armerina giacciono dimenticati da decenni cinque pannelli di mosaici e di un resto pavimentale in signino della villa di Patti. Vi giunsero negli anni ’70 del secolo scorso inviativi da Patti per un restauro e non vennero più richiesti indietro. Si tratta di mosaici figurati con scene marine del tipo che si ritrova comunemente nelle decorazioni di terme e bagni. Risalgono ad un’epoca precedente a quella degli altri mosaici ben noti della villa. Potrebbero pertanto appartenere ad una fase costruttiva precedente come il brandello di pavimento in signino dipinto di rosso con motivi a losanghe (I sec. a.C.) oppure provenire dall’area urbana di Tindari oppure infine dall’altra villa distrutta durante i lavori di costruzione dell’autostrada, sempre nel territorio di Tyndaris, ad Oliveri, in quegli stessi anni della scoperta a Patti Marina (vedi U.T. 195)3.
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1 Anche il culto di S. Erasmo di Antiochia appare tra quelli introdotti a Patti dai benedettini. S. Benedetto ne era molto devoto. Il santo era popolare tra gli uomini di mare a causa del suo strumento di martirio, l’argano, presente nelle navi per avvolgere le gomene. La contrada di S. Erasmo compare in un atto notarile del 1543 (ACP, Libro Maestro, I, f. 186 v: atti 9.2.1543 e 20.8.1582; ACP, Alcuni stabili, ladoana e miscellanei.. , f. 9, 15.3.1595). In atti successivi il nome della località è riportato come Eramo, Telmo, protettore dei naviganti, e come Murazzo seu santo Heramo in un documento del 1595 (ACP, Libro Maestro, I, f. 186 v: atti 9.2.1543 e 20.8.1582; ACP, Alcuni stabili, ladoana e miscellanei…, f. 9, 15.3.1595). L’omonima chiesa, già esistente agli inizi del XVII sec., viene descritta tra il fiume, la riva del mare e la strada pubblica, ACP, Censi di Patte e suo territorio, t. II, 8.2.1543, f. 48. I suoi resti rimasero visibili sino alla scoperta della villa romana.
2 La notizia proviene da fonte orale. Non è stato possibile accedere ai materiali ceramici custoditi nei magazzini della villa.
3 L’archivio della Soprintendenza di Siracusa e pare anche quelli dell’Arna dei carabinieri, intervenuta a Oliveri al momento della denuncia dei fatti, non contengono più le foto che, secondo numerose testimonianze, sarebbero state effettuate in occasione dei ritrovamenti e in particolare dei mosaici.
29) Area di frammenti fittili di età romana e medievale (XI-XIV sec.)
Patti (Me), Acquafico, Vulcanello1, Casa degli Orti, Fallucca2,; 14°58’24,808″E 38°8’35,22″N; 71 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8 o 9, part. 956, 957. Pianura. Piede del versante, Esp. E. Pend 7%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Reptazione generalizzata. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata, tessuto rado. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Ricognizione in data 4 novembre 2010 e 4 ottobre 2011, nuvoloso/ poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 9,70 km2 (intervis. 26 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 27, 33, 34, 36, 39, 51, 145, 147, 149, 150, 155, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.255.296,96 WH/m 2. Dist. sorg. 475 m. Dist. torr. 39 m. Dist. mare 1.829 m.
A nord del percorso della S.S. 113, lungo una fascia di terreno brullo, sulla sinistra di un piccolo ruscello, estesa in direzione NS circa 80 m, si rinviene senza particolari concetrazioni areali numeroso materiale fittile e ceramico in gran parte di età post-antica. Oltre a numerosi frammenti di coppi non classificabili si segnalano brocche in ceramica comune acroma, presumibilmente in giacitura primaria, poiché sono possibili numerosi attacchi tra i frammenti rinvenuti, tra cui un’ansa a nastro, databili tra l’XI ed il XIV secolo. E’ presente un oggetto in ceramica invetriata marrone (databile tra il XVI ed il XVIII secolo). Alcuni frammenti in ceramica comune potrebbero essere di età romana. Anche i materiali da costruzione (tegole, coppi, mattoni) sembrano essere tutti riferibili ad età post-antica .
1 CARACAUSI 1994, II, s.v.Vulcanello, p. 1721.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Falluca, p. 575. La contrada Fallucca (oggi Largo J. Palack) risulta citata nel 1578 ASC, Libro Rosso, ff. 173 v segg.;. SPADARO 2011, p. 31.
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30) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Fontanelle. 14°58’15,066″E 38°8’20,592″N; 102; m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 21, partt.279, 1705, 2289. Bassa collina. Crinale a dorsale. Cresta del versante. Esp. NO. Pend 12%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Accumulo attivo di frana. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata. Tessuto denso. P.R.G. AP Attrezzature pubbliche. Ricognizione in data 14 e 18 ottobre 2011, pioggia leggera/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 7,78 km2 (intervis. 17 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 27, 28, 31). Rad. sol. ann. 1.166.869,08 WH/m 2. Dist. sorg. 547 m. Dist. torr. 750 m. Dist. mare 1.343 m.
Scarsi resti ceramici, in gran parte di età post-antica , sono stati notati sulla collinetta circa 180 m a SSE dell’Ospedale di Patti, nel terreno di risulta, una stretta fascia allungata circa circa 200 m in direzione OSO-ENE che sovrasta i caseggiati di via Fontanelle. Alcuni frammenti di parete di contenitori in ceramica comune potrebbero essere attribuiti ad età romana. Anche i materiali da costruzione (tegole) sembrano essere tutti riferibili ad età post-antica .
S. Spirito
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31) Area di industria litica (Età Neolitica)
Patti (Me), Santo Spirito1. 14°58’21,936″E 38°8’13,104″N; 154 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 21, partt. 346, 368, 2014, 2025, 2487, edif. 2488+. Bassa collina. Crinale a dorsale. Culminazione secondaria. Esp. NO. Pend 2%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto/Zone urbanizzate tessuto rado. P.R.G. E1 Zona agricola. Vis. 10,91 km2 (intervis. 20 U.T. 7, 8, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 39, 51, 96). Rad. sol. ann. 1.217.304,97 WH/m 2. Dist. sorg. 300 m. Dist. torr. 953 m. Dist. mare 1.562 m.
La collinetta di Santo Spirito è ubicata, lungo lo spartiacque tra i torrenti Provvidenza-Montagnareale e Timeto, circa 700 m a ESE del centro storico di Patti. Come indica il nome fu possesso dell’Hospitale di Santo Spirito, istituzione attestata a Patti sin dal 13122. Dalla sommità e dai versanti oggi in parte urbanizzati proverrebbero numerosi strumenti e nuclei di ossidiana pertinenti ad un’area di industria litica, probabilmente di età neolitica, rinvenuti insieme a fossili di conchiglie e pesci nel corso dell’Ottocento. Fanno parte oggi di una piccola collezione privata cui si è avuto accesso per una breve presa di visione. Tra i reperti si segnalano una lama troncata, un grattatoio, un coltelli, due punte, un nucleo piramidale, numerose schegge di lavorazione e molti ciottoli di ossidiana striata.
figura32 figura33
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1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Santo Spirito, p. 1448. Nel nostro caso più che una devozione evoca il possesso dell’Hospitale di Santo Spirito.
2 Si tratta di un legato di tre letti fatto da una nobildonna ACP, DV, f. 91, 29.5.1312. Chiesa ed Ospedale sorgevano nella qontrata di li conzarij, vicino la conzaria di mastro Antonello Saxo. Vi confinava una casa dell’Hospitale di Santo Spirito ASD, Magna Corte Vescovile, Processi civili, 21.7.1557.
32) Area di frammenti fittili di età romana e medievale
Patti (Me), Santo Spirito. 14°58’14,488″E 38°8’12,329″N; 137 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 21, partt. 78, 173, 182, 193, D 203. Bassa collina. Crinale a dorsale. Cresta del versante. Orlo di terrazzo fluviale. Vicina scarpata acclive. Esp. N. Pend 10%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Faglia. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. C2 Verde privato e/o destinazione turistico ricettiva. Aree costituite da argille scagliose con acclività >12%, Ricognizione in data 14 ottobre 2011, pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 7,30 km2 (intervis. 15 U.T. 7, 8, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 28). Rad. sol. ann. 1.166.820,24 WH/m 2. Dist. sorg. 298 m. Dist. torr. 785 m. Dist. mare 1.593 m.
Lungo il versante che digrada dalla collinetta di S. Spirito verso O in direzione di via De Gasperi e di contrada Fontanelle si è identificata un’area di frammenti ceramici e di materiale laterizio di circa 2500 m2 estesa circa 65 m in direzione NO-SE. Tra i materiali si sono notati alcuni frammenti pertinenti all’età romana (ansa e pareti di anfora e di contenitori in ceramica comune). Gran parte della restante ceramica individuata è di età post-antica: si segnalano due brocche in ceramica comue acroma, databili tra l’XI ed il XIV secolo; ed una brocca in maiolica dipinta, databile al XVII-XVIII secolo. Anche tra i materiali da costruzione (tegole, coppi, laterizi) vi sono alcuni frammenti che possono essere attribuiti all’età romana.
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33) Rinvenimenti sporadici di materiali fittili
Patti (Me), Acquafico. 14°58’28,78″E 38°8’32,852″N; 80 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 8, part. 293. Bassa collina. Piede del versante, Frana attiva. Esp. NO. Pend 7%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Reptazione generalizzata. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata, tessuto rado. Sorgente. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Piano straordinario per l’assetto idrogeologico. Ricognizione in data 4 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 7,70 km2 (intervis. 12 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 23, 28, 29, 34, 51). Rad. sol. ann. 1.161.361,19 WH/m 2. Dist. sorg. 335 m. Dist. torr. 27 m. Dist. mare 901 m.
Nell’area subpianeggiante, sulla destra, di un piccolo ruscello, che si estende, debolmente ondulata per oltre 100 m a valle del percorso della S.S. 113 in corrispondenza del km 75+820, si sono individuati sul terreno senza una particolare concentrazione sporadici frammenti fittili di laterizi, di tegole e ceramici. La ceramica, di età post-antica , non è particolarmente caratterizzante: si tratta di pareti di contenitori in ceramica comune acroma ed in ceramica da fuoco.
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34) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Acquafico. 14°58’35,265″E 38°8’34,07″N; 83 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 9, part. 113. Bassa collina. Piede del versante, Frana attiva. Esp. N. Pend 7%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli alluvionali. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. Sorgente. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Piano straordinario per l’assetto idrogeologico. Ricognizione in data 3 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 9,06 km2 (intervis. 12 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 22, 23, 25, 28, 29). Rad. sol. ann. 1.185.645,65 WH/m 2. Dist. sorg. 242 m. Dist. torr. 123 m. Dist. mare 885 m.
Nel campo brullo sottostante il percorso della S.S. 113, ad una distanza da questa di circa 80 metri, si è individuata una piccola area di frammenti fittili di circa 1500 m2 estesa in direzione OSO-ENE circa 70 m. Oltre a tegole, coppi e laterizi non classificabili tra la ceramica pur non caratterizzante si sono riconosciuti alcuni frammenti pertinenti a anforacei e contenitori in ceramica comune che possono essere datati in età romana (I-IV sec. d.C.). Si segnala in particolare l’ansa di anfora da trasporto tipo Africana II (III sec. d.C.).
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35) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Acquafico.14°58’37,129″E 38°8’34,966″N; 73 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 9, part. 109. Bassa collina. Piede del versante, Frana attiva. Esp. N. Pend 6%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli alluvionali. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. Sorgente. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Piano straordinario per l’assetto idrogeologico. Ricognizione in data 3 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 8,70 km2 (intervis. 11 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 23, 28, 29, 34). Rad. sol. ann. 1.158.358,86 WH/m 2. Dist. sorg. 248 m. Dist. torr. 195 m. Dist. mare 832 m.
Circa 70 metri a NNO del percorso della S.S. 113, in corrispondenza del km 75 + 360 nel campo brullo sottostante, si rinviene una modesta concentrazione di frammenti fittili, con un’areale di forma all’incirca circolare avente un diametro di circa 25 m, riferibili in gran parte a coppi, tegole e laterizi di incerta datazione.
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36) Rinvenimenti sporadici di frammenti fittili di età romana (I-II sec. d.C.).
Patti (Me), Acquafico; 14°58’42,884″E 38°8’35,48″N; 72 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 9, part. 109. Bassa collina. Piede del versante, Esp. N. Pend 6%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli alluvionali. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. Sorgente. P.R.G. F2 Parchi pubblici urbani e territoriali. Piano straordinario per l’assetto idrogeologico. Ricognizione in data 3 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 14,34 km2 (intervis. 31 U.T. 7, 10, 12, 14, 16, 17, 23, 28, 29, 35, 37, 38, 96, 97, 99, 103, 104. 106, 116, 118, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 155, 160, 161, 203 ). Rad. sol. ann. 1.147.368,40 WH/m 2. Dist. sorg. 269 m. Dist. torr. 328 m. Dist. mare 775 m.
Circa 50 m a NNE, del percorso della S.S. 113,in corrispondenza del km 74 + 900, nel campo brullo in pendio aperto a settentrione, immediatamente al di sotto di un edificio in rovina, si sono rinvenuti sporadici frammenti fittili e ceramici tra cui uno sicuramente riferibile all’età romana: si tratta di un’ansa dell’anfora vinaria Ostia II, 522-3, prodotta nel I e II secolo d.C. nella cuspide nord-orientale della Sicilia, che induce ad ipotizzare una frequentazione del luogo nella prima età imperiale. Gli altri frammenti rinvenuti sembrano appartenere ad età post-antica .
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37) Edificio.
Patti (Me), Torre1 Fortunato2. 14°59’31,619″E 38°8’38,579″N; 29 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 10, partt.53, edif. 53+, 185. Pianura. Esp. N. Pend 21%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli alluvionali. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. Fascia rispetto autostrada. E3 macroambito foce Timeto. Ricognizione in data 23 giugno 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 15,57 km2 (intervis. 25 U.T. 4, 7, 9, 10, 12, 14, 16, 28, 36, 37, 38, 51, 75, 76, 96, 97, 106, 124, 145, 147, 149, 150, 155, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1260228,92 WH/m 2. Dist. sorg. 1300 m. Dist. torr. 192 m. Dist. mare 738 m.
La c.d. Torre Fortunato è un edificio a pianta rettangolare (10 x 8 m) situato a circa 0,8 km dall’attuale linea di costa situata in quella che sino a qualche secolo fa era la contrada Fiume di Patti o Colonna3 o dello Cocciuto4 o Trupiano5. Nel Rivelo del 1607 nella contrada risultano dichiarate solamente 3 case6. La Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von dello Schmettau7 induce ad identificare l’edificio nel punto che il cartografo austriaco denomina Torre del fiume di Patti. La vicina Torre Dionisio, a monte del percorso stradale, doveva invece indicare una struttura tra case Nuove Russo e Case S. Giovanni.
Nella stessa località nel 1769 il can. Antonio Fortunato, che vi possedeva un terreno, richiese ed ottenne dal vescovo di potervi fabbricare una piccola chiesa sotto il titolo di S. Febronia8 che non pare identificabile con l’edificio tuttora esistente. L’edificio è stato realizzato con muratura dello spessore di circa 0,80 m, in pietrame calcareo locale, di media e piccola pezzatura, allettato con malta di calce e sabbia di cava locale, posato secondo letti regolari. Si conserva, in gran parte intonacato di rosa antico, per un’altezza superstite di circa 6 m dal piano di campagna. Ai quattro angoli dell’edificio vi sono dei cantonali formati da grossi blocchi in pietra arenarea. La struttura è oggi ridotta al solo piano terra che comprende un solo vano coperto con una volta a padiglione. Vi si accedeva da un portale con arco a tutto sesto in grossi blocchi di pietra arenarea posto sulla facciata meridionale. Più ad est era un’altra porta ad arco a tutto sesto in pietra arenarea, tompagnata con pietrame locale misto a laterizio di reimpiego, oggi crollata. Essa dava accesso ad una scala addossata che conduceva all’estradosso della volta. Del piano superiore resta un brandello della pavimentazione in mattoni rosati e grigi. Sul prospetto ad ovest vi e una finestra con infisso ligneo; a nord-est invece sono ben distinguibili le tracce di quattro mensoloni appartenenti ad un balcone del primo piano, crollato. L’edificio è pericolante versando in totale stato di abbandono invaso da alti cespugli di rovi e microflora infestante. Sul lato ovest gli si appoggia una costruzione colonica più recente9.
figura36 figura37
Nel campo incolto, di circa 2000 m2, immediatamente a settentrione dell’edificio si sono rinvenuti scarsi frammenti ceramici tutti appartenenti ad età post-antica: tra questi sicuramente una pentola o olletta in ceramica invetriata marrone, databile tra il XVI ed il XVIII secolo
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Torre, p. 1634. Nel nostro caso si veda l’accezione riportata dal Caracausi di ‘casa colonica fuori paese’.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Fortunati, p. 638.
3 ASD, Magna Corte Vescovile, Suppliche, 27.4.1747.
4 ASD, MagnaCorte Vescovile, Processi Civili, 28.4.1715.
5 ACP, Libro Maestro, f. 211, contratto dell’ 8.1.1426. Cognome forse da etnico. CARACAUSI 1994, I, s.vv. Tropeano, p. 1659; Trupiano, p. 1661.
6 BARAGONA 2010, p. 65.
7 SCHMETTEAU 1995, tav. 6.
8 MAGISTRI 2010, pp. 188-189.
9 CAVA in MAURICI-FRESINA-MILITELLO 2008, III, p. 340.
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38) Struttura di incerta interpretazione.
Patti (Me), Monte Russo1 14°59’34,6″E 38°8’16,142″N; 95 m s.l.m. riv I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 9 o 10, part. 109. Pianura. Culminazione isolata. Area adiacente ciglio di scarpata. Esp. NO. Pend 21%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. / Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E3 macroambito foce Timeto. Vis. 14,89 km2 (intervis. 10 U.T. 7, 10, 12, 14, 39, 51, 122, 145, 149, 155). Rad. sol. ann. 1.031.571,98 WH/m 2. Dist. sorg. 1367 m. Dist. torr. 283 m. Dist. mare 14.28 m.
In cima alla piccola altura è visibile una fossa, scavata nella roccia arenaria (dim. 5 x 4 m, prof. 3,50 m) segnalata dal Lo Iacono2 come in connessione con un’analoga escavazione sulla sommità dirimpetto di Monte Perrera. Nell’area circostante e sui versanti sono stati rinvenuti scarsissimi frammenti fittili molto fluitati, nessuno indicativo.
Nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von Schmetteau l’altura è indicata come Rocca di Rocca di Gallo. Più a sud è il “monte dela Colonna”3.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Monte Rosso, p. 1064.
2 LO IACONO 1997, p. 46.
3 SCHMETTEAU 1995, tav. 6.
39) Segnalazione.
Patti (Me), Croce Segreto1. 14°58’13,559″E 38°8’3,058″N 2; 230 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 20, part.). Bassa collina. Piede del versante. Orlo di terrazzo fluviale. Vicina scarpata acclive. Esp. NO. Pend 5 %. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Zona urbanizzata a tessuto rado. P.R.G. E1 Zona agricola. Pisano straordinario assetto idrogeologico. Vis. 20,61 km2 (intervis. 52 U.T. 8, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 28, 38, 40, 46, 51, 60, 65, 74, 78, 79, 88, 89, 90, 91, 92, 94, 96, 97, 99, 102, 103, 104, 105, 106, 107, 116, 118, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 182, 187, 189). Rad. sol. ann. 1.248.859,62 WH/m 2. Dist. sorg. 159 m. Dist. torr. 513 m. Dist. mare 1.886 m.
Il Giardina segnala che nei pressi della casina di proprietà di Francesco Greco, distante un chilometro da Patti. si trovano una statua di marmo ritrovata a Tindarí. senza testa, colla mano destra appoggiata al petto, e la sinistra pendente sul fianco. senza piedi, un mattone di terra cotta di forma quadrata e una lastra di marmo bianco con un’iscrizione3. L’iscrizione è stata successivamente pubblicata nel CIL, X 8420 con una diversa indicazione del nome del proprietario della casina, Francesco Gatto invece che Greco4. Lo Scaffidi precisa che la casina era in località Croce Segreto5, molto probabilmente a valle della S.P. 122 in localitàVigna Grande.
1 CARACAUSI 1994, I, s.vv. Croce, Croce Segreto, pp. 469-470. Nel nostro caso un incrocio rilevante su percorsi di lunga durata..
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 CIL X 8420 [—] / p(ontifici) m(aximo) res publica Tyndari/tanorum devota numini / maiestatique eius “Tabula marmorea chil. 1 a Patti in villa Francisci Gatti. Nic. Giardina antica Tindari cenni storici (Siena 1882, 8, pp. 192) p. 161. Supra fractam esse non significatur”. L’iscrizione può essere datata al III-IV sec. d. C. in base all’uso della formula devota numini maiestatique eius.
4 GIARDINA 1882, p. 161.
5 SCAFFIDI 1895, p. 100
40) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Croce Segreto, Scattiola1. 14°58’27,072″E 38°8’1,139″N; 167 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 22, partt. 66, 216, 217. Bassa collina. Cresta del versante, Esp. SE. Pend 11%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Faglia.Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zona urbanizzata, tessuto rado. P.R.G. Area Industriale Piano Reg. ASI. Messina Agg. D4. Ricognizione in data 29 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 11,14 km2 (intervis. 21 U.T. 39, 51, 59, 65, 74, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 92, 93, 94, 96, 97, 99, 103, 104, 124). Rad. sol. ann. 1.337.383,38 WH/m 2. Dist. sorg. 192 m. Dist. torr. 303 m. Dist. mare 1.871 m.
In un oliveto a ridosso del tornante della strada comunale, su un’area di circa 700 m2 estesa 40 m in direzione ONO-ESE, si sono osservati numerosi frammenti di laterizi, purtroppo non caratterizzanti, e di difficile datazione.
1 ROHLFS 1990, s.v. Scattijulu, p. 310. Per il Rohlfs oprannome da ‘fico appena spuntato’ ma probabilmente nella nostra zona un fitotoponimo.
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41) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), Vigna Grande1, Colonna2. 14°59’4,453″E 38°8’2,887″N; 62 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. Catast. Comune di Patti F. 22, partt. 61, 462; F. 23, part. 197 ricontrollare. Bassa collina. Parte intermedia del versante, Esp. SE. Pend 7%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Patti. Ricognizione in data. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 10,01 km2 (intervis. 23 U.T. 41, 43, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 74, 75, 76, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 93. 94, 99, 103 ). Rad. sol. ann. 1.297.792,50 WH/m 2. Dist. sorg. 1105 m. Dist. torr. 50 m. Dist. mare 1.855 m.
Nel campo arato lungo il pendio aperto a E degradante verso l’alveo del Timeto è stata localizzata un’area di circa 2.000 m2 estesa 86 m da NO SE con frammenti laterizi e poca ceramica. I materiali, ceramici pur se esigui, coprono un arco cronologico che va dall’età romana all’età medievale. Caratterizzante è però solo un frammento di brocca in ceramica comune acroma, di età medievale. Il suolo è molto ricco di pietrame, scapoli calcarei. Alcune pietre sembrano presentare labili tracce di modanatura fortemente dilavata.
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1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Vigna Grande, p. 1706.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Colonna, p. 425.
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42) Area di frammenti fittili di età romana (I-II sec. d.C.) e basso medievale.
Patti (Me), Croce Segreto, Vigna Grande, Ponte1. 14°58’42,188″E 38°7’53,049″N; 91 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 22, part. 121. Bassa collina. Parte intermedia del versante, Esp. SE. Pend 8%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 29 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 11,76 km2 (intervis. 26 U.T. 44, 46, 47, 49, 51, 74, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 92, 93. 94, 99, 103, 104, 106, 124, 145, 147, 149, 150, 155 ). Rad. sol. ann. 1.337.932,83 WH/m 2. Dist. sorg. 650 m. Dist. torr. 117 m. Dist. mare 2.049 m.
In un campo incolto a N della strada comunale che da Meddularo conduce in basso a Vaccarizzo, sulla riva del Timeto, si è identificata un’area di frammenti fittili e ceramici a bassa densità di circa 4000 m2m lungo una fascia di circa 150 m che corre parallela alla strada da ONO a ESE. La ceramica rinvenuta appartiene sia all’età romana (I-II sec. d.C.) che a quella basso-medievale. Da segnalare tra i materiali caratterizzanti un fondo di coppa in sigillata italica ed un’ansa di anfora gallica. Tra i materiali più recenti: ceramica comune acroma di età medievale ed un frammento di ceramica invetraiata d’età basso-medievale o moderna. Anche tra i materiali da costruzione vi sono alcuni frammenti (coppi, laterizio e tegola) attribuibili ad età romana.
I materiali riportano la datazione del sito, un piccolo insediamento rurale, alla prima età imperiale.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Ponte, p. 1266.
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43) Area di frammenti fittili di età romana e basso medievale.
Patti (Me), Croce Segreto, Vigna Grande, Case Sciacca. 14°58’51,408″E 38°7’56,288″N; 92 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 22, part. 122. Bassa collina. Parte intermedia del versante, Esp. SE. Pend 8%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. Area Industriale Piano Reg. ASI. Messina Agg. D4. Ricognizione in data 29 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 11,53 km2 (intervis. 29 U.T. 41, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 74, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 93. 94, 99, 103, 104, 106, 124, 145, 147, 149, 150, 153). Rad. sol. ann. 1.311.029,92 WH/m 2. Dist. sorg. 786 m. Dist. torr. 193 m. Dist. mare 1.921 m.
Lungo il pendio digradante verso il torrente Timeto, in un oliveto di recente impianto, delimitato dal percorso di una strada interpoderale, in corrispondenza di un tornante di questa, a 60 m circa da una villetta di recente costruzione, è visibile una modesta area di frammenti fittili di circa 2.000 m2 estesa da SO a NE approssimativamente 70 m. Due soli tra i frammenti di ceramica rinvenuti potrebbero essere attribuiti ad età romana: si tratta di un’ansa in ceramica da fuoco ed una parete di un contenitore in ceramica comune. La restante ceramica rinvenuta è tutta attribuibile ad età post-antica : quasi esclusivamente ceramica comune acroma, ed un frammento di ceramica invetriata databile in età basso-medievale. Tra i materiali da costruzione, gran parte di età incerta o post-antica vi sono alcuni frammenti (laterizi e tegola) forse attribuibili ad età romana.
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44) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana e basso medievale.
Patti (Me), Croce Segreto, Vigna Grande. 14°58’58,015″E 38°7’53,553″N; 60 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 22, part. 35 e 46. Pianura. Piede del versante. Esp. SE. Pend 8%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. Area Industriale Piano Reg. ASI. Messina Agg. D4. Ricognizione in data 29 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 9,20 km2 (intervis. 19 U.T. 47, 48, 49, 51, 74, 75, 76, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 93. 94, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.313.458,69 WH/m 2. Dist. sorg. 980 m. Dist. torr. 279 m. Dist. mare 2.030 m.
Sul terreno, nei pressi di alcuni stalle in rovina, pur in un contesto alterato da materiali sicuramente moderni, si rinvengono per una estensione di circa 1.000 m2, su un’area di forma ovoidale estesa approssimativamente 60 m da SO a NE, molti frammenti fittili. Tra di essi, insieme a laterizi non classificabili ma antichi, si sono riscontrati un frammento di parete in ceramica comune di età ellenistico romana e, infine, pareti di contenitori in ceramica acroma. Parte del materiale potrebbe risalire ad una struttura rurale di età ellenistico romana.
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45) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Croce Segreto, Loco Grande1, Vaccarizzo2, Ponte3; 14°59’0,887″E 38°7’51,636″N; 53 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 21, part. 123. Pianura. Piede del versante, Esp. SE. Pend 8%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Area Industriale Piano Reg. ASI. Messina Agg. D4. Ricognizione in data 29 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 8,72 km2 (intervis. 16 U.T. 44, 50, 51, 74, 75, 76, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 93. 94, 103). Rad. sol. ann. 1.298.439,27 WH/m 2. Dist. sorg. 1077 m. Dist. torr. 289 m. Dist. mare 2.056 m.
Una concentrazione di frammenti fittili e ceramici è stata individuata in un oliveto 180 m a nord dell’edificio semidiruto del Vaccarizzo su una superficie di circa 1700 m2. I reperti consistono in maggioranza in materiali edili di incerta datazione, parte di loro potrebbero appartenere ad età romana, in particolare una tegola ed un coppo La ceramica individuata è esigua e non caratterizzante, e può essere attribuita ad età post-antica , tra di essa si è notata una brocca in ceramica acroma, databile tra il XII ed il XIV secolo.
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1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Locogrande, p. 874. Nel nostro caso un podere molto esteso. A Patti ricorre almeno in due località diverse e distanti tra loro.
2 TRISCHITTA 1983, s.v. Vaccaria, p. 185.
3 Il riferimento toponomastico è aun ponte scomparso. Infatti il nome completo della contrada è Ponte vecchio.
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46) Segnalazione strutture di incerta interpretazione.
Patti (Me), Ponte Vecchio; 14°59’4,977″E 38°7’43,097″N1; 38 m s.l.m. ;I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 22, partt.) Pianura. Impluvio. Esp. E. Pend 1%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Alveo fluviale. P.R.G. Vis. 9,67 km2 (intervis. 26 U.T. 39, 41,42, 43, 44, 48, 50, 51, 52, 53, 74, 75, 76, 78, 79, 84, 88, 89, 90, 91, 93. 94, 99, 106, 145, 155 ). Rad. sol. ann. 1.262.812,78 WH/m 2. Dist. sorg. 1290 m. Dist. torr. 70 m. Dist. mare 2.272 m.
Prima della costruzione, intorno alla metà del XIX secolo, del ponte sul Timeto lungo la S.S. 113, un’altra struttura scavalcava il torrente qualche centinaio di metri più a sud. Ne permane il toponimo di Ponte Vecchio ed una menzione nell’archivio storico municipale: nel 1612 il senato cittadino chiese al viceré di fare riparare a spese della Deputazione del Regno il ponte “nominato del fiume di Patti” che rischiava di crollare2. Tra la fine degli anni ’60 e i primi anni ’70 del XX secolo, durante i lavori di costruzione dei muri di contenimento del torrente, parte della struttura sarebbe venuta alla luce casualmente – non è chiaro se nei pressi della sponda destra o di quella sinistra del Timeto, al di sotto del letto fluviale, alla profondità di circa 7 m. Ci è stata fornita una sommaria descrizione orale della struttura: un’unica grande arcata a tutto sesto in pietra di cui non si intravedevano le pile. Si trattava dunque, considerata l’ampiezza in quel punto del fiume, di un’opera rilevante ed impegnativa dal punto di vista strutturale3.Nel Rivelo del 1607 nella contrada risulta dichiarata una sola casa4.
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1 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
2 ASC, Libro Rosso, f. 212 v.; SPADARO 2011 p. 45.
3 Secondo il Lo Iacono questa “denominazione trae origine da un manufatto in pietra, ad unica arcata a tutto sesto, esistente in quella zona, che allora doveva essere il punto più stretto e forse il più profondo del fiume”. LO IACONO 1997, p. 18 n. 2.
4 BARAGONA 2010, p. 65.
47) Segnalazione area di frammenti fittili e strutture.
Patti (Me), Monte Santo Stefano1. 14°58’38,42″E 38°7’37,499″N2; 98 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 23. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 8%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Vis. 6,58 km2 (intervis. 16 U.T. 40, 41,42, 43, 44, 45, 51, 74, 99, 103, 104, 106, 124, 145, 155, 187). Rad. sol. ann. 1.235.935,80 WH/m 2. Dist. sorg. 923 m. Dist. torr. 66 m. Dist. mare 2.518 m.
Il Lo Iacono riferisce l’esistenza a ridosso del letto del Timeto, sul monte Santo Stefano, di tracce di insediamenti “come testimoniano cocci risalenti a vari periodi e addirittura qualche struttura muraria salvatasi dalle frequenti arature”3.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Santo Stefano, p. 1448.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 LO IACONO 1997, p. 21.
48) Area di frammenti fittili
Patti (Me), S. Stefano, Mulinello1. 14°58’48,592″E 38°7’34,059″N; 62 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 32 o 22, partt. 139, 140, 141, 148, 344. Bassa collina. Piede del versante, Esp. SE. Pend 1%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e danti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 28 settembre 2011, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 6,46 km2 (intervis. 15 U.T. 41, 43, 44, 46, 49, 50, 51, 74, 99, 103, 104, 105, 106, 145, 155 ). Rad. sol. ann. 1.280.781,63063 WH/m 2. Dist. sorg. 1157 m. Dist. torr. 80 m. Dist. mare 2.630 m.
Tra il nucleo di case di contrada Monte S. Stefano e il torrente Timeto, immediatamente a SE e al di sotto di un piccolo dosso occupato da una casa colonica diruta circondata da una folta macchia di rovi e di fichi d’india, si nota un’area di frammenti fittili di circa 700 m2 estesa da SO a NE per circa 50 m. I materiali sono costituiti da tegole, anche di grande dimensioni, e coppi di datazione non determinabile, che non paiono pertinenti alla vicina struttura in rovina. I reperti caratterizzanti, il frammento di ceramica comune non depurata rinvenuto e le tegole sono attribuibili ad età post-antica .
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Mulinello, p. 1080. TRISCHITTA 1983, s.v. Mulinu, p. 167. Il mulino che probabilmente vi era esistente non coincide con quello detto anch’esso “lu mulinello”, in funzione almeno fino al tempo del vescovo Asmundo ovvero Girolamo I (1546-1547) , attestato in numerosi documenti dell’ACP tra cui Fedi; Notai, Patti M-N; Cancelleria; Scritture diverse, f. 1087v; Suppliche. La struttura è attestata nel 1517 “in menzo li territorii dela cita”. La sua posizione viene precisata “a baxio pi dela marina” lungo il ‘”fiumi grandi”. SIRNA 2010, p. 47.
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49) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), S. Stefano, Mulinello. 14°58’50,145″E 38°7’30,585″N; 53 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 32, part. 491. Bassa collina. Piede del versante, Esp. NE. Pend 8%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 28 settembre e 1 ottobre 2011, nuvoloso/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 5,32 km2 (intervis. 8 U.T. 43, 44, 48, 50, 51, 52, 103, 106, ). Rad. sol. ann. 1.245.357,08 WH/m 2. Dist. sorg. 1268 m. Dist. torr. 23 m. Dist. mare 2.715 m.
In un terreno dissestato nei pressi di un impianto di lavorazione di inerti, circa 180 m dall’alveo del torrente Timeto, si ravvisa un’ area di frammenti fittili di circa 1500 m2 estesa approssimativamente 45 m in direzione NS. Si tratta di frammenti di coppi, tegole e laterizi antichi ma non classificabili. Insieme ad essi rari frammenti di ceramica acroma, anch’essi non classificabili. I materiali potrebbero provenire, come discarica abusiva, da altre zone del comprensorio.
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50) Rinvenimenti sporadici di materiali fittili.
Patti (Me), S. Stefano, Belfiore1. Mulinello. 14°58’43,679″E 38°7’27,519″N; 64 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 32, partt. 345, 346, 478, 644. Bassa collina. Piede del versante, Esp. E. Pend 1%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola.Ricognizione in data 28 e 29 settembre 2011, 1 ottobre 2011, poco nuvoloso/sereno/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 5,69 km2 (intervis. 12 U.T. 41, 43, 46, 48, 49, 50, 51, 52, 74, 99, 103, 104, 106). Rad. sol. ann. 1244154,06525 WH/m 2. Dist. sorg. 1245 m. Dist. torr. 117 m. Dist. mare 2834 m.
Nei terreni incolti che dalle case di contrada Mulinello si estendono in direzione SE sino alla strada interpoderale che scende verso il Timeto si rileva una presenza sporadica di frammenti ceramici e fittili. I reperti, pareti di ceramica comune e grezza e laterizi, sono esigui e purtroppo non caratterizzanti: non è possibile fornire una datazione.
1 Cognome. CARACAUSI 1994, I, s.v. Belfiore, p. 131. Nel Rivelo del 1607 nella contrada di Bellafiore risultano dichiarate 7 case. BARAGONA 2010, p. 65.
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51) Resti di incerta interpretazione
Patti (Me), San Paolo1. 14°57’51,571″E 38°7’31,608″N; 348; 372 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 30, partt.). Bassa collina. Posizione sommitale, culminazione. Versanti elevata acclività. Esp. NO. Pend 6%. Arenarie grossolane. Argille. Conglomerati di ciottoli cristallini a cemento sabbioso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 19 maggio 2012, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 12,95 km2 (intervis. 11 U.T. 8, 10, 11, 12, 14, 16, 17, 19, 22). Rad. sol. ann. 1.286.447,84 WH/m 2. Dist. sorg. 930 m. Dist. torr. 690 m. Dist. mare 3.277 m.
Sulla sommità di monte San Paolo e su quella 420 m a SO sono parzialmente visibili nella folta macchia alcuni blocchi parallelepipedi di arenaria di cui uno lungo circa 9 m, forse esito di operazioni di cava di cui non è stato però possibile individuare tracce di lavorazione.
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Alle pendici settentrionali di monte S. Paolo2 era una rilevante cava di argilla in uso sino a tempi recenti. La segnalano ancora alcuni microtoponimi della contrada3: Ciaramidaro4 o Ciaramitaro o Fornaci.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. San Paolo, p. 1433.
2 14°57’55,638″E 38°7’41,532″N. La cava viene definita vicina o alla località Prato e alla contrada di Santo Paolo MAGISTRI 2010, pp. 188-189.
3 Nel Rivelo del 1607 in contrada S. Paolo risultano dichiarate 3 case BARAGONA 2010, p. 65. Una chiesa sotto il titolo di Nostra Signora Madre di Dio è ricordata nel 1729 (Prospetto della Diocesi di Patti del 1729).
4 TRISCHITTA 1983, s.v. Ciaramida, p. 144.
52) Rinvenimenti sporadici di materiali fittili.
Patti (Me), Sisa1; 14°58’7,174″E 38°7’18,603″N; 170 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. Catast. Comune di Patti F. 31, partt. 35, 63, 92, 281, 282, 283, 287, 288, 290, 291, 300. Bassa collina. Parte intermedia del versante, Esp. E. Pend 12%. Calcari sabbiosi cloritici, ed arenarie calcaree con Cidaris, Ostree e denti di Squalo. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Ricognizione in data 11 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 16,19 km2 (intervis. 22 U.T. 38, 41, 46, 49, 53, 65, 74, 77, 78, 81, 96, 99, 103, 104, 105, 106, 107, 122, 124, 145, 146, 155). Rad. sol. ann. 1.289.705,71 WH/m 2. Dist. sorg. 1.358 m. Dist. torr. 340 m. Dist. mare 2.974 m.
Nella località menzionata indica già nel 1400 per una chiesa, oggi scomparsa, dedicata a S. Lorenzo che sorgeva nei pressi del percorso di una strada regia2 sono stati rinvenuti sporadici frammenti fittili e ceramici, antichi ma non indicativi. Alcune fonti orali hanno riferito il ritrovamento circa un decennio orsono, durante i lavori di costruzione di una villetta, di alcune tombe, a riguardo delle quali non sono stati in grado di fornire indicazioni o materiali utili per una datazione.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Sisa, Zisa, pp. 1542, 1740. Nel nostro caso parrebbe di escludere un arabismo. Nelle vicinanze era forse Pietralanguida, contrada con chiesa rurale in onore di S. Febronia, il cui toponimo pare oggi scomparso. L’ubicazione di Pietralanguida è desumibile dalla descrizione del percorso fatto dal dal vescovo Orsino nella visita pastorale del 1853 che induce ad ubicarla tra S. Giovanni e Sisa, non distante anche dalla contrada Ponte-Belfiore. MAGISTRI 2010, pp. 169-170.
2 ACP, Alcuni stabili, la doana e Miscellanei, f. 7v, 28.8.1400. Nel Rivelo del 1607 nella contrada risultano dichiarate 3 case BARAGONA 2010, p. 65. . Nel 1619 “un loco grande con turri, stantie, arbori di celsi, vigni, canniti, et altri arbori” ASD, CB 21, 1619-1620; CA 18, 1627-1630. Per il toponimo cfr. CARACAUSI 1994, II, s.v. s.v. Zisa p. 1740,
53) Segnalazione area di frammenti fittili e di strutture.
Patti (Me), Gallo1; 14°57’48,024″E 38°7’1,319″N2; 190 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 39, partt. Bassa collina. Esp. SE. Pend 8 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Vis. 16,12 km2 (intervis. 24 U.T. 38, 41, 43, 46, 48, 52, 61, 65, 76, 77, 78, 81, 96, 99, 103, 104, 105, 106, 107, 124, 145, 146, 155, 176). Rad. sol. ann. 1.296.297,75 WH/m 2. Dist. sorg. 1.113 m. Dist. torr. 137 m. Dist. mare 4.039 m.
Il Lo Iacono riporta la notizia del rinvenimento in località Gallo, a valle della S.P. 122, di “frammenti ceramici risalenti al II sec. a.C. e resti di manufatti su di un sito, oggi parzialmente riedificato, a poca distanza di un asse stradale” antico, asseritamente la via Valeria secondo una ricostruzione improbabile del percorso che le fa risalire la sponda sinistra del Timeto per un lungo tratto3.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Gallo, p. 674. Per il Caracausi antroponimo. Potrebbe nel nostro caso forse trattarsi di un arabismo indicativo di una linea di confine, dall’arabo hadd ‘limite, confine’.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 LO IACONO 1997, p. 21.
54) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), S. Cosimo1. 15°0’52,417″E 38°5’24,797″N; 520 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 112, 167, 168, 171. Alta collina. Esp. NO. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici.Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 17,51 km2 (intervis. 11 U.T. 15, 63. 64, 66, 67, 72, 73, 96, 97, 98, 99). Rad. sol. ann. 1.298.314,75 WH/m 2. Dist. sorg. 832 m. Dist. torr. 106 m. Dist. mare 5.757 m.
Lungo il versante NO di un modesta altura circa 190 m a NE della chiesa di Iuculano è stata individuata un’area di dispersione a bassa densità di materiale fittile e ceramico estesa per 200 m circa da SSO a NNE su una superficie di circa 3000 m2. La ceramica appartiene a due momenti cronologici: l’età romano-imperiale (I-III d.C.) e l’età medievale (XI-XIV sec). Caratterizzanti per l’età romana sono pareti di anfore ed un orlo di un catino in ceramica comune; per l’età medievale si sono riconosciuti frammenti di brocche in ceramica acroma. Tra i materiali edili si segnala una maggiore presenza di reperti databili ad età post-antica .
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. San Cosimo, p. 1423.
55) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), S. Cosimo. 15°0’48,534″E 38°5’28,492″N; 515 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 26. Alta collina. Esp. N. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 9,94 km2 (intervis. 14 U.T. 15, 54, 61, 63. 64, 72, 73, 96, 97, 98, 99, 182, 190, 192). Rad. sol. ann. 1.289.062,35 WH/m 2. Dist. sorg. 839 m. Dist. torr. 96 m. Dist. mare 5.746 m.
Area di dispersione di frammenti ceramici e in prevalenza di materiali struttivi estesa circa 6000 m2 da NO a SE per circa 70 m sino a un muretto a secco che sembra delimitarne l’estensione a meridione. La ceramica non è particolarmente caratterizzante, trattandosi esclusivamente di frammenti non diagnostici di ceramica comune, databili in età romana; così come alcuni frammenti di tegole e di coppi.
56) Area di frammenti fittili di età romana imperiale.
Patti (Me), S. Cosimo. 15°0’48,792″E 38°5’37,787″N; 488 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 55, partt. 61. Alta collina. Esp. N. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 2,24 km2 (intervis. 15 U.T. 54, 57, 59, 60, 61, 63. 64, 67, 96, 97, 98, 99, 182, 187, 192 ). Rad. sol. ann. 1.247.213,94 WH/m 2. Dist. sorg. 717 m. Dist. torr. 5 m. Dist. mare 5.547 m.
Ristretta area (circa 300 m2) di forma approssimativamente circolare di frammenti fittili in prevalenza materiali da costruzione (coppi e tegole). Pur se in numero esiguo i frammenti ceramici indicano una datazione ad età romana imperiale, grazie alla presenza di un’ansa di brocca o olpe in ceramica comune.
57) Rinvenimento sporadico di materiali edili d’età romana
Patti (Me), M. S. Cosimo, Masseria Sciacca. 15°0’54,867″E 38°5’45,223″N ; 424 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 55, part. 126. Alta collina. Esp. N. Pend 9%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,38 km2 (intervis. 14 U.T. 56, 59, 61, 63. 64, 66, 67, 60, 96, 97, 98, 99, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.231.962,76 WH/m 2. Dist. sorg. 551 m. Dist. torr. 92 m. Dist. mare 5.268 m.
Sono stati osservati probabili lacerti di una struttura, costituiti da scapoli in pietra con tracce di lavorazione, e, presenza significativa, di un cubilium appartenente ad una cortina in opera reticolata o mista. I materiali potrebbero essere riferiti ad un qualche insediamento, non ancora individuato, forse a ridosso della direttrice viaria di lunga durata che corre lungo lo spartiacque tra Elicona e Timeto.
58) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), Masseria Sciacca. 15°1’5,39″E 38°5’51,948″N 20 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sezz. n. 600050e; 600090e; Catast. Comune di Patti F. 55, partt. 13, 14, 19, 24, 28, 110, 111, 274. Alta collina. Esp. NO. Pend 16%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 5,22 km2 (intervis. 15 U.T. 10, 11, 12, 15, 59, 63, 64, 66, 70. 72, 96, 97, 98, 99, 182). Rad. sol. ann. 1.262.832,76 WH/m 2. Dist. sorg. 384 m. Dist. torr. 19 m. Dist. mare 4.840 m.
Circa 290 m a NO di Masseria Sciacca si è riscontrata un’area fittile (circa 3.000 m2), in gran parte composta di frammenti di materiale struttivo, coppi e tegole. I materiali possono essere distinti in due gruppi: uno d’età romana (catino in ceramica comune, tegole); l’altro, più numeroso, in età medievale e post-antica (ceramica e materiale edile).
figura45
59) Area di frammenti fittili antichi.
Patti (Me), S. Cosimo. 15°1’1,644″E 38°6’1,253″N; 387 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 55, part. 7. Alta collina. Ripa di terrazzo fluviale. Esp. O. Pend 14%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 5,60 km2 (intervis. 12 U.T. 15, 56, 58, 61, 63, 69, 70. 72, 96, 97, 98, 99). Rad. sol. ann. 1.290.255,19 WH/m 2. Dist. sorg. 496 m. Dist. torr. 46 m. Dist. mare 4.806 m.
A ridosso della strada comunale che collega S. Cosimo a contrada Masseria, immediatamente ad est dell’attraversamento del torrente Ronzino, si riscontra sulla sponda formata dall’erosione del corso d’acqua una ristretta concentrazione di materiale fittile (200 m2 circa), evidentemente esito dei lavori di costruzione della strada moderna e dei successivi rifacimenti che hanno tagliato il versante. I reperti risultano di incerta attribuzione, gran parte comunque pertinenti ad età romana. Si tratta di tegole e coppi, e frammenti di forme chiuse (brocca? olpe?) in ceramica comune.
60) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Masseria1. 15°1’2,411″E 38°6’5,612″N; 363 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 51, part. 46, 47, 223, 224. Alta collina. Ripa di terrazzo fluviale. Esp. NO. Pend 15%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. P.R.G. Aree attraversate da linee di faglia. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 7,29 km2 (intervis. 16 U.T. 10, 11, 12, 14, 15, 39, 51, 56, 57, 61, 63, 70, 72, 96, 97, 99). Rad. sol. ann. 1.232.779,53 WH/m 2. Dist. sorg. 498 m. Dist. torr. 106 m. Dist. mare 4.690 m.
Circa 400 m a NO di Monte della Cassa a valle della strada comunale S. Cosimo-Masseria, a circa 100 m da questa, in un’area di circa 2.000 m2, estesa almeno 70 m in direzione SSO NNE e dai limiti non definibili, in parte erosa dai ruscelli che solcano le argille scagliose, si rinvengono diversi frammenti fittili. I reperti sono in gran parte pertinenti a materiale da costruzione, tegole, coppi e laterizi attribuibili ad età romana. Anche la ceramica appare per la gran parte di età romana, in particolare due frammenti non diagnostici di pareti in ceramica comune. Gli altri frammenti individuati non sono caratterizzanti.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Masseria, p. 982. TRISCHITTA 1983, s.v. Masseriau, p. 165.
61) Strutture antiche di incerta interpretazione.
Patti (Me), Masseria. 15°1’16,748″E 38°6’20,436″N; 380 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 51, part. 63. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 7%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. P.R.G. Aree attraversate da linee di faglia. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 10,87 km2 (intervis. 21 U.T. 14, 15, 51, 53, 55, 56, 57, 59, 60, 63, 64, 65, 66, 69, 70, 72, 96, 97, 98, 170, 187). Rad. sol. ann. 1.303.286,20 WH/m 2. Dist. sorg. 931 m. Dist. torr. 428 m. Dist. mare 4.213 m.
In corrispondenza di Monte della Volpe, circa 250 m a ovest della S.P. 119, sono visibili i resti di un terrapieno. Il muro, realizzato in pietra locale, ha un’andamento N-S, e si conserva per un’altezza superstite di circa 4 m. Ha una scarpa molto accentuata. La tecnica di realizzazione adottata appare analoga a quella utilizzata per i terrazzamenti sul versante SO di Monte Saraceno (U.T. 167). Ad ovest della struttura sono stati rinvenuti oltre a qualche frammento di ceramica comune acroma il frammento di una tegola con listello.
figura46
62) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Masseria. 15°1’15,844″E 38°6’20,772″N; 375 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 51, partt. 63, 85, 87, 202. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 7%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. Ricognizione in data 8 ottobre 2010 e 23 settembre 2011, molto nuvoloso/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 8,24 km2 (intervis. 11 U.T. 15, 55, 56, 63, 65, 66, 69, 70, 72, 96, 98). Rad. sol. ann. 1.277.722,24 WH/m 2. Dist. sorg. 1.003 m. Dist. torr. 190 m. Dist. mare 4.111 m.
Tra Monte Garrera e Monte della Volpe, ai piedi di quest’ultimo rilievo, a valle della S.P. 119 in corrispondenza del Km 7, si è individuata una concentrazione di frammenti fittili di circa 3.000 m2, estesa circa 90 m da E a O. I materiali tegole e coppi di cui uno solo genericamente antico, e pietrame. non sono particolarmente caratterizzanti e non permettono una datazione del sito precedente ad un’età post-antica
63) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), Garrera1, Merì2. 15°1’6,247″E 38°6’25,711″N; 368 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 51, partt. 156, 157, 158, 159, 199, 200. Alta collina. Piede del versante. Esp. SO. Pend 11%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo Ricognizione in data 12-14 ottobre 2010 e 19 settembre 2011, poco nuvoloso/molto nuvoloso /pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 4,10 km2 (intervis. 16 U.T. 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 66, 68, 69, 71, 72, 96, 187). Rad. sol. ann. 1.365.055,24 WH/m 2. Dist. sorg. 883 m. Dist. torr. 50 m. Dist. mare 4.230 m.
A ESE e SE di Monte Garrera, alla testata di un ruscello che confluisce nel torrente Ronzino, è stata identificata un’area di frammenti fittili a debole densità estesa circa 4000 m2. I reperti si distribuiscono sul terreno aperto a OSO per oltre 150 m lungo il declivio argilloso instabile e sono costituiti in stragrande maggioranza da materiale laterizio non databile. La ceramica è prevalentemente di età medievale (brocca in ceramica acroma databile tra l’XI ed il XIV secolo), fino a ceramica moderna (invetriata marrone), con alcune attestazioni di età romana (presenti anfore e ceramica comune depurata).
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Garrera, p. 686. Antroponimo.
2 Da gr. mediev. mer…a CARACAUSI 1994, II, s.v. Merì, p. 1010.
64) Area di frammenti fittili di età ellenistico-romana.
Patti (Me), Garrera. 15°0’57,819″E 38°6’24,017″N; 326 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 51, partt. 151, 152, 155, 159, 239, 246. Bassa collina. Piede del versante. Esp. S. Pend 11%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. Ricognizione in data 12-14 ottobre 2010, poco nuvoloso/molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 1,88 km2 (intervis. 9 U.T. 56, 57, 61, 63, 66, 68, 69, 72, 96). Rad. sol. ann. 1.373.311,78 WH/m 2. Dist. sorg. 705 m. Dist. torr. 17 m. Dist. mare 4.460 m.
Lungo il pendio a SO della collina di Garrera si è identificata un’area di frammenti fittili di 1.000 m2 estesa circa 70 m da NO a SE. Tra i reperti si segnala un’ansa di anfora greco italica che testimonia insieme ad alcuni frammenti di ceramica comune una frequentazione genericamente riferibile ad età ellenistico-romana. E’ stata osservata anche ceramica acroma di età medievale.
65) Frammenti fittili sporadici.
Patti (Me), Garrera. 15°0’53,223″E 38°6’32,735″N; 397 m s.l.m. o 404 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 45, part. 21; F. 51, partt. 149, 154, 240. Bassa collina. Culminazione secondaria di crinale a dorsale. Esp. O. Pend 24%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo Ricognizione in data 12-14 ottobre 2010, poco nuvoloso/molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 22,02 km2 (intervis. 26 U.T. 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 31, 39, 40, 51, 52, 53, 72, 75, 76, 78, 82, 83, 84, 85, 86, 87, 96, 99, 187). Rad. sol. ann. 1.219.937,05 WH/m 2. Dist. sorg. 620 m. Dist. torr. 303 m. Dist. mare 4388 m.
La piccola area sommitale di Monte Garrera, oggi priva di costruzioni, cui si accede dalla S.P. 119 in corrispondenza del km 6,restituisce alcuni frammenti di laterizi e di coppi. Un solo frammento è pertinente alla parete di un contenitore in ceramica comune depurata.
66) Area ad uso funerario. Tombe alla cappuccina. Segnalazione.
Patti (Me), S. Cosimo. 15°0’35,481″E 38°6’8,643″N; 360 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 50, part. 91, 92, 92+; F. 54, partt 14, 15. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 4%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 1 ottobre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,52 km2 (intervis. 12 U.T. 57, 58, 61, 62, 63, 64, 67, 96, 97, 99, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.265.360,77 WH/m 2. Dist. sorg. 195 m. Dist. torr. 141 m. Dist. mare 5.115 m.
Negli anni ’60 in occasione dei lavori di costruzione della scuola elementare sono state ritrovate alcune tombe a cappuccina. Una tomba a grotticella sarebbe stata visibile sino a qualche anno fa una decina di metri più a N della scuola lungo la strada. Nel corso della prospezione non se ne è riscontrata più traccia.
67) Insediamento di età romana (II a.C.-III d.C.).
Patti (Me), S. Cosimo. 15°0’48,477″E 38°6’6,411″N; 328 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 50, part. 147. Bassa collina. Ripa di terrazzo fluviale. Esp. N. Pend 9%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Faglia Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno.Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 1 ottobre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,07 km2 (intervis. 8 U.T. 56, 57, 58, 64, 66, 69, 70, 96, 97). Rad. sol. ann. 1.248.815,21 WH/m 2. Dist. sorg. 161 m. Dist. torr. 13 m. Dist. mare 4.816 m.
Circa 200 a SE della chiesa di S. Cosimo, sulla sponda sinistra del torrente, è stata individuata un’ area di frammenti fittili a densità medio-alta di circa 8000 m2 che si estende per circa 120 m da SSO a NNE. I reperti ceramici individuati permettono di collocare il sito in età romana. Si tratta di due frammenti di anfora, tra cui un fondo (Dressel 1), che coprono un arco cronologico tra il II sec. a.C. ed il II-III sec. d.C., e di frammenti di di contenitori in ceramica comune depurata. Anche tra gli altri materiali fittili dispersi sul terreno si notano prevalenti frammenti di tegole e di coppi, genericamente ascrivibili ad età ellenistico-romana e poi imperiale. Si segnala anche la presenza di un frammento fittile di grandi dimensioni, forse con funzione di base o piedistallo.
Le aree fittili riconosciute sul terreno identificano l’esistenza di un insediamento rurale sul poggio dove oggi sorge il piccolo villaggio di S. Cosimo, area dalla struttura litologica più stabile rispetto a quelle circostanti. L’insediamento sfuttava molto probabilmente le potenzialità agricole dei terreni intorno caratterizzati da affioramenti di argille scagliose. .
68) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), S. Cosimo. 15°0’49,243″E 38°6’12,008″N; 300 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 50, partt. 79, 131, 134. Bassa collina. Ripa di terrazzo fluviale. Esp. NE. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Faglia Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, macchia e cespuglieto. P.R.G. zone di impluvio. Ricognizione in data 1 ottobre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,81 km2 (intervis. 4 U.T. 61, 63, 64, 96). Rad. sol. ann. 1.227.735,98 WH/m 2. Dist. sorg. 266 m. Dist. torr. 20 m. Dist. mare 4.822 m.
Poco più a nord dell’U.T. 67, in prossimità dell’impluvio del torrente Ronzino, si sono trovati pochi sparsi frammenti fittili e ceramici tra cui quello di un’olla. Il numero esiguo di reperti, non particolarmente caratterizzanti e consunti, non permette una sicura datazione se non genericamente in età romana.
69) Frammenti fittili sporadici
Patti (Me), Monte della Vigna1. 15°0 ‘35,598″E 38°6’3,496″N; 378 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 54, partt. 16, 17, 18. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 14%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 1,67 km2 (intervis. 12 U.T. 59, 61, 62, 63, 64, 66, 67, 96, 97, 99, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.142.713,08 WH/m 2. Dist. sorg. 158 m. Dist. torr. 36 m. Dist. mare 5.256 m.
Nella vallecola interposta tra Monte della Vigna e Monte S. Cosimo si sono riscontrati nel pendio per circa 30 m sino alla S.P. pochissimi frammmenti laterizi, che sembrano appartenere tutti ad età moderna.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Vigna, pp. 1705-1706.
70) Frammenti fittili sporadici
Patti (Me), Monte della Vigna. 15°0’20,066″E 38°6’6,395″N; 483 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 50, partt. 80, 81, 91, 92, 378, 379, 425, 426. Alta collina. Esp. SE. Pend 8%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 2 ottobre 2010, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 15,74 km2 (intervis. 14 U.T. 57, 58, 59, 60, 61, 62, 71, 72, 96, 167, 170, 182, 187, 189). Rad. sol. ann. 1.414.493,58 WH/m 2. Dist. sorg. 542 m. Dist. torr. 211 m. Dist. mare 5.225 m.
Il versante meridionale di Monte della Vigna digrada dolcemente verso la sella che divide l’altura da M. S. Cosimo. Lungo il pendio sono stati osservati, dilavati in tutta evidenza dalla cima dove pure sono assenti edifici, pochi frammenti di laterizi che sembrano appartenere tutti comunque ad età moderna. Dalla località provengono segnalazioni generiche di rinvenimenti di materiali ceramici ritenuti antichi che non sono stati riscontrati nel corso della prospezione.
71) Frammenti fittili sporadici.
Patti (Me), M. S. Cosimo. 15°0’29,125″E 38°5’54,632″N; 417 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 54, partt. 182, 401, 502. Alta collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 18%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 13,09 km2 (intervis. 8 U.T. 15, 65, 70, 73, 96, 97, 98, 99). Rad. sol. ann. 1.218.419,25 WH/m 2. Dist. sorg. 438 m. Dist. torr. 172 m. Dist. mare 5.530 m.
Alle pendici NNO di M. S. Cosimo si sono riscontrati pochissimi frammenti fittili, tutti riferibili ad età post-antica .
figura48
72) Area di sepoltura. Tomba a fossa.
Patti (Me), M. S. Cosimo, M. Cornello o Cornelio1. 15°0’36,591″E 38°5’46,71″N; 400 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 54, partt. 65, 66, 71, 72. Alta collina. Culminazione importante di crinale a cresta. Esp. S. Pend 4%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 8 ottobre 2010, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 21,42 km2 (intervis. 22 U.T. 15, 54, 55, 57, 58, 59, 62, 63, 64, 65, 73, 96, 97, 98, 99, 170, 182, 187, 189, 192). Rad. sol. ann. 1.388.882,83 WH/m 2. Dist. sorg. 577 m. Dist. torr. 312 m. Dist. mare 5.570 m.
In cima a Monte S. Cosimo (518 m s.l.m.), modesta altura elissoidale allungata N-S, si sono osservati i resti di una tomba divelta da scavatori clandestini. Ne rimangono sul terreno ai margini di una traccia sterrata che percorrere lo spartiacque della collina una lastra di copertura e pochi frammenti non indicativi di tegole. Il monte è conosciuto dagli abitanti del luogo anche con il microtoponimo di Cornelio /Cornello.
1 CARACAUSI 1994, I, ss.vv. Corneli, Cornelli, p. 445. Possibile derivazione da lat. Cornelius.
73) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Gran Piano. 14°59’45,981″E 38°6’8,185″N; 478 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 54, partt. 7, 202. Alta collina. Crinale a dorsale. Culminazione secondaria. Esp. E. Pend 17%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 11 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 24,29 km2 (intervis. 28 U.T. 5, 6, 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 31, 39, 40, 51, 54, 55, 71, 72, 96, 97, 98, 99, 103, 104, 109, 167, 176, 182, 187). Rad. sol. ann. 1.355.848,51 WH/m 2. Dist. sorg. 424 m. Dist. torr. 228 m. Dist. mare 5.218 m.
Sull’ampia superficie piana di oltre 1 ha che forma la sommità di Monte Gran Piano sono stati rinvenuti, nel terreno frantumato dalle arature in grosse zolle, con più frequenza nella porzione orientale, pochi sporadici reperti fittili tutti d’età post-classica. In particolare si sono notati frammenti di tegole e ceramica acroma, invetriata marrone e terraglia.
74) Rinvenimento sporadico di ossidiana.
Patti (Me), Scarpiglia1. 14°59’30,168″E 38°6’11,185”N; 421 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 49, part. 110. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 24%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. 30 settembre 2011 P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 11 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 13,09 km2 (intervis. 31 U.T. 7, 10, 11, 12, 14, 15, 31, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 48, 51, 52, 75, 76, 81, 84, 85, 86, 87, 88, 89, 90, 91, 103, 104 ). Rad. sol. ann. 1.117.407,78 WH/m 2. Dist. sorg. 414 m. Dist. torr. 277 m. Dist. mare 5.192 m.
Sul margine della conca ai piedi di Monte Gran Piano si è rinvenuto, unico reperto, un nucleo di ossidiana che testimonia una frequentazione genericamente riferibile ad età protostorica. Sempre sul margine è presente una calcara di età moderna.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Scarpiglia, p. 1478.
75) Area di frammenti fittili di età protostorica
Patti (Me), Scarpiglia. 14°59’21,926″E 38°6’17,645″N; 387 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Comune di Patti F. 49, partt. Bassa collina. Esp. NE. Pend 24%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data 11 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 19,69 km2 (intervis. 24 U.T. 10, 11, 12, 14, 15, 37, 41, 51, 53, 65, 76, 78, 83, 84, 89, 90, 91, 92, 94, 96, 97, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.183.087,30 WH/m 2. Dist. sorg. 506 m. Dist. torr. 107 m. Dist. mare 5.029 m.
In un vigneto recentemente impiantato su un piccolo pianoro di forma semicircolare, ampio circa 2000 m2, sottostante un villino moderno, affiorano diversi frammenti di orli e pareti di pithoi dall’impasto molto grossolano con chamotte che potrebbero attestare la frequentazione della zona in età protostorica. Nella zona è presente un riparo e sino a qualche decennio orsono anche una grotta, denominata dei Sette Cannizzi, oggi completamente interrata.
figura50
76) Epigrafe di incerta interpretazione.
Patti (Me), Scarpiglia. 14°59’20,847″E 38°6’19,69″N; 372 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Comune di Patti F. 48, partt. Bassa collina. Esp. NE. Pend 24%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Vincolo boschivo. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 18,16 km2 (intervis. 14 U.T. 14, 15, 37, 51, 53, 65, 74, 75, 78, 96, 97, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.270.991,61 WH/m 2. Dist. sorg. 498 m. Dist. torr. 132 m. Dist. mare 4.957 m.
Lungo il crinale del contrafforte che si allunga da monte Gran Piano verso NO è un cippo in pietra arenaria a pianta quadrangolare (h. 1,75 x 0,33 m) terminantecon punta piramidale. Reca un’iscrizione disposta su due righe: CAP/PACE. Nonostante il testo sembri presentare alcune particolarità paleografiche, le A, molto accurate, con la sbarra orizzontale spezzata, la E somigliante ad un epsilon di tipo arcaico, le C simili a sigma lunati, non è possibile un’attribuzione ad età greca.
77) Cava di arenaria
Patti (Me), Scarpiglia. 14°59’15,777″E 38°6’19,349″N; 335 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Comune di Patti F. 52, partt. Bassa collina. Esp. SO. Pend 9%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data 30 settembre 2011, sereno. Ricognizione in data 11 ottobre 2011, poco nuvoloso. Vis. 22,61 km2 (intervis. 8 U.T. 10, 11, 12, 14, 15, 51, 52, 53 ). Rad. sol. ann. 1.309.440,55 WH/m 2. Dist. sorg. 555 m. Dist. torr. 254 m. Dist. mare 4.953 m.
Il versante arenaceo che ad ONO di monte Gran Piano digrada verso il Timeto in località S. Lunardo1 risulta interessato da tagli e regolarizzazioni. Nelle pareti permangono tuttora tracce dell’attività di cava tra cui numerosi fori per i cunei di distacco. Non è possibile una datazione.
1 Potrebbe trattarsi di deformazione di S. Leonardo. In ogni caso Lunardo e S. Leonardo, per questa zona, non ricorrono nella documentazione di archivio di Patti.
78) Fattoria (I sec. a.C.- II sec. d.C). Materiali di età protostorica.
Patti (Me), Porticella1. 14°59’38,748″E 38°6’32,617″N; 245 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 12; F. 49, part. 2. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 16%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose. Ricognizione in data 12 ottobre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 12,91 km2 (intervis. 24 U.T. 7, 10, 11, 12, 14, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 51, 52, 53, 65, 75, 76, 78, 81, 85, 86, 88, 96, 99). Rad. sol. ann. 1.274.856,30 WH/m2. Dist. sorg. 113 m. Dist. torr. 146 m. Dist. mare 4.507 m.
Nel terreno in moderato pendio, immediatamente a NO del filare di cipressi che borda la strada privata che conduce all’agriturismo “Villa Rica” e nell’area circostante un’invaso artificiale, è una vasta area a media e debole densità, estesa circa 5 h (circa 300 m da NO a SE x 200 m da NE a SO), di frammenti fittili e ceramici. I reperti al momento della prospezione apparivano più concentrati in due porzioni dell’area, a margine della strada e circa 130 m a ONO di questa. Quasi tutti i materiali osservati sono riferibili ad età romana, tra la fine della repubblica e il I-II sec. d.C.; poche risultano invece le attestazioni di ceramica medievale e moderna. Un addensamento cronologico si può porre al II secolo d.C.: datanti sono un frammento di coppa in sigillata africana “A” ed uno di tegame in ceramica da cucina di produzione africana, e l’anfora vinaria di produzione locale Ostia II, 522; da segnalare anche la presenza di olle e tegami in ceramica da fuoco di produzione locale e un olpe in ceramica comune, con forme tipologiche già note a Tindari in precedenti scavi, e numerosi frammenti di anfore, anche d’importazione. Tra i reperti si segnala la presenza significativa di scaglie di lavorazione di ossidiana e di un frammento in ceramica d’impasto d’età del Bronzo.
I materiali ceramici che vi si rinvengono permettono di ipotizzare la presenza nella zona di una ricca fattoria che è stata attiva tra l’età ellenistico romana e l’età imperiale, con più strutture dislocate sui poggetti e le aree più stabili, di cui l’U.T. individuata costituirebbe una testimonianza.
figura52
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Porticella, p. 1273.
79) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), Porticella, Mortizzi, Matafita. 14°59’44,417″E 38°6’39,398″N; 185 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 12. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 16%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Aree attraversate da linee di faglia. Ricognizione in data 31 ottobre 2010 e 12 ottobre 2011, poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 3,80 km2 (intervis. 11 U.T. 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 89, 91, 96). Rad. sol. ann. 1.197.118,81 WH/m 2. Dist. sorg. 361 m. Dist. torr. 239 m. Dist. mare 4.275 m.
Nel campo a NO dell’incrocio tra strada comunale Timeto-S. Cosimo e il diverticolo asfaltato privato che conduce è un affioramento di frammenti fittili a bassissima densità che si sviluppa per circa 230 m da SSE a NNO. Il materiale ceramico appare omogeneamente distribuito sino al rialzarsi dei primi rilievi a meridione. I reperti appartengono sia all’età romana che a quella medievale. Si segnala la presenza di una coppetta in ceramica comune, purtroppo non attribuibile tipologicamente ma databile tra il III ed il II secolo a.C. Oltre le numerose schegge e i materiali fittili non determinabili gli altri reperti ceramici antichi sono tutti relativi a contenitori in ceramica comune depurata e non databili con precisione. Ad età medievale (XI-XIV secolo) possono essere attribuiti frammenti di brocca in ceramica comune acroma. Sono presenti inoltre frammenti di ceramica comune non depurata, di incerta datazione ma probabilmente riferibili anch’essi ad età medievale.
figura53
80) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Porticella, Matafita. 14°59’51,619″E 38°6’45,573″N; 145 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 43, partt. 63, 65, 66, 71, 72, 148. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Paleofrana. Accumulo. Esp. N. Pend 6%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Frana. Ricognizione in data 31 ottobre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 3,45 km2 (intervis. 2 U.T. 65, 96 ). Rad. sol. ann. 1.214.304,99 WH/m 2. Dist. sorg. 611 m. Dist. torr. 23 m. Dist. mare 4.047 m.
Circa 180 m a E della strada comunale Timeto-S. Cosimo, a ridosso dell’impluvio del torrente Ronzino, è un ristretto areale di frammenti fittili e ceramici (circa 300 m2). Frammenti sporadici si rinvengono anche più a sud. Tra i reperti, tutti di età post-antica , prevalentemente anse e pareti di contenitori in ceramica comune depurata e in ceramica grezza, si segnala la presenza di una brocca in ceramica acroma, databile tra l’età medievale e l’età moderna. Si è inoltre rinvenuto il frammento di una tegola con listello molto ribassato sulla piastra.
figura54
81) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana e romana imperiale (I-III sec. d.C.).
Patti (Me), Salice. 14°59’16,066″E 38°6’44,966″N; 172 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 12, 63. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. O. Pend 6%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 16 ottobre 010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 10,79 km2 (intervis. 13 U.T. 51, 52, 53, 65, 74, 78, 85, 86, 88, 96, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.270.305,69 WH/m 2. Dist. sorg. 686 m. Dist. torr. 41 m. Dist. mare 4.142 m.
Una ricca area di frammenti fittili e ceramici, molto fitti, è stata individuata circa 350 m a SE dell’agriturismo Porticella, a meridione della strada privata che dalla strada comunale Timeto-S-Cosimo conduce alla struttura agricola. L’area si estende dalla strada privata sino all’altura di Salice (207 m s.l.m.) su una superficie di circa 3 ha estesa 270 m in direzione ONO ESE. Sul terreno sottoposto a coltivazione intensiva di foraggera in rotazione, arato al momento della prospezione, si riscontrano materiali che coprono un arco cronologico, con interruzioni, che va dall’età romana fino all’età moderna (XVI-XIX secolo). E’ consistente il nucleo di ceramica di età romana databile tra il I ed il III secolo d.C.: caratterizzanti sono un piatto-coperchio in ceramica da cucina di produzione africana, e l’anfora vinaria Ostia II, 522-3, attestata con più di un frammento. Presente anche il tipo Mid Roman IB. Si segnala la presenza di un frammento in ceramica d’impasto, con bugna applicata, che potrebbe essere datato in via preliminare tra il XV ed il X sec. a.C. Numerosi sono anche i reperti d’età medievale: da segnalare due brocche in ceramica acroma ed un’olla acquaria databili tra il XII ed il XV secolo. Tra i materiali struttivi, coppi e tegole, tra cui diverse con listello, un buon numero sono sicuramente attribuibili ad età romana.
Poco più a ovest fonti orali ricordano la presenza di una colonna in marmo collocata al centro di una vasca che venne sommersa da un movimento franoso.
L’analisi di alcune immagini telerilevate ha permesso l’individuazione nel sottosuolo in prossimità di una serra, oggi adibita a recinto per l’allevamento di struzzi, al margine NNO del campo, alcune strutture di forma rettangolare e resti di un percorso che vi conduce da SSE.
figura55
82) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana.
Patti (Me), Porticella, Salice. 14°59’25,071″E 38°6’45,43″N; 161 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 63. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 6%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. zone di impluvio. Ricognizione in data 13 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 5,83 km2 (intervis. 11 U.T. 10, 12, 14, 51, 65, 75, 85, 88, 96, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.233.111,31 WH/m 2. Dist. sorg. 544 m. Dist. torr. 19 m. Dist. mare 4.164 m.
figura56
Circa 550 m a SE dell’agriturismo “Porticella”nell’ampio campo che si estende a valle della strada privata che conduce alla struttura agricola dalla strada comunale Timeto-S.Cosimo si trovano, dispersi su una superficie di circa 4.000 m2, che si allunga dalla strada circa 110 m in direzione NS, dai limiti non ben definibili, numerosi frammenti di laterizi, tegole e coppi in gran parte di età romana e pareti di contenitori in ceramica comune depurata riferibili ad età ellenistico-romana (III-II sec. a.C.) o poco oltre. Tra i reperti dispersi sul terreno è stato individuato anche poco materiale laterizio medievale e moderno. E’ presente anche un frammento di oggetto in ceramica invetriata marrone (XV-XVII secolo).
83) Area di frammenti fittili di età ellenistico-romana (IV-III sec. a.C.), romana e medievale.
Patti (Me), Porticella, Mortizzi. 14°59’34,123″E 38°6’51,765″N; 135 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, partt. 12, 63. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 6%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 16 ottobre 010 e 13 ottobre 2011, nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 7,29 km2 (intervis. 7 U.T. 10, 12, 51, 65, 75, 76, 88 ). Rad. sol. ann. 1.253.864,86 WH/m 2. Dist. sorg. 686 m. Dist. torr. 28 m. Dist. mare 3.923 m.
Circa 700 m a ESE dal corpo principale dell’agriturismo Porticella, tra la strada comunale Timeto-S. Cosimo e un invaso per la raccolta dell’acqua, situato a circa 200 m a O da questa, è stata individuata una dispersione, a bassa densità e senza particolari concentrazioni, di materiale fittile che interessa una superficie, arata al momento della prospezione, di circa 1 ha estesa 200 m in direzione ONO ESE, sui margini rispettivamente a meridione e ad est della struttura idrica. A parte quattro frammenti pertinenti di un’anfora greco italica (IV-III sec. a.C.) l’area restituisce in prevalenza reperti, che pur se non caratterizzanti, appartengono sia all’età romana che a quella medievale. In particolare sono presenti oggetti in ceramica comune depurata e anfore per l’età romana, e ceramica comune acroma per quella medievale. Numerosi i frammenti di tegole e di coppi di età romana.
84) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Porticella, Mortizzi. 14°59’31,277″E 38°6’56,261″N; 125 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 63. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 5%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 13 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 5,19 km2 (intervis. 17 U.T. 14, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 51, 65, 74, 75, 76, 79, 88, 89, 91, 103). Rad. sol. ann. 1.188.152,45 WH/m 2. Dist. sorg. 839 m. Dist. torr. 134 m. Dist. mare 3.805 m.
Circa 660 m a Est dell’agriturismo Porticella, nel terreno arato che si estende per circa 150 m dallo spigolo NO di un invaso per la raccolta dell’acqua in direzione NE sin quasi al tracciato della strada comunale Timeto-S.Cosimo, si sono rinvenuti frammenti di coppi, laterizi e di pareti di anfora, ed un orlo di scodella in ceramica comune. Sia i materiali edili che i reperti ceramici, pur se non caratterizzanti, possono essere collocati in età romana.
85) Area di frammenti fittili di età romana e medievale.
Patti (Me), Porticella. 14°59’10,853″E 38°6’55,257″N; 155 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 3. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. E. Pend 5%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole Ricognizione in data 16 ottobre 2010 . Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 16 ottobre 010, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 3,55 km2 (intervis. 9 U.T. 65, 74, 78, 81, 86, 88, 96, 103, 104 ). Rad. sol. ann. 1.264.477,04 WH/m 2. Dist. sorg. 607 m. Dist. torr. 124 m. Dist. mare 3.871 m.
Nella fascia di terreno immediatamente sottostante a ENE le stalle dell’agriturismo “Porticella”si è localizzata un’ area di frammenti fittili (circa 1.200 m2 estesa 200 m in direzione NNO- SSE). Insieme a frammenti di tegole e coppi, di cui alcuni antichi ma non classificabili, si sono riconosciuti reperti d’età romana (parete d’anfora e ceramica comune). Un frammento ceramico è riferibile ad una brocca in ceramica acroma databile in età medievale o moderna.
86) Strutture di incerta interpretazione.
Patti (Me), Porticella. 14°59’5,42″E 38°6’54,662″N; 215 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Comune di Patti F. 42, partt. 6, 6+, 7, 7+, 9, 9+, 10, 10+, 11, 11+, 13, 13+, 14, 14+, 15, 15+, 62, 62+). Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. E/SE. Pend 5%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. Zona B0. Agriturismo Torre. Ricognizione in data 16 ottobre 010, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 15,47 km2 (intervis. 17 U.T. 10, 11, 12, 14, 51, 52, 53, 65, 74, 78, 81, 96, 92, 96, 99, 103, 104). Rad. sol. ann. 1.288.199,71 WH/m 2. Dist. sorg. 684 m. Dist. torr. 231 m. Dist. mare 3.853 m.
Gli affioramenti arenacei sul poggetto che ospita il corpo centrale dell’agriturismo “Porticella”sono stati utilizzati, grazie a regolarizzazioni verticali delle pareti con successivo rivestimento murario, come base di due terrazze da cui è possibile un’eccezionale vista sul paesaggio circostante. La più alta delle due presenta resti di un arco di sostruzione in laterizi gettato tra due spuntoni della roccia che potrebbe essere antico.
Resti di blocchi di arenaria squadrati sono visibili a poca distanza inglobati nel muro all’ingresso dell’agriturismo.
87) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Porticella. 14°59’19,345″E 38°6’59,473″N; 150 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 63. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 5%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Faglia. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. zone di impluvio. Ricognizione in data 16 ottobre 2010, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 3,90 km2 (intervis. 6 U.T. 65, 74, 75, 78, 85, 86). Rad. sol. ann. 1.268.709,99 WH/m 2. Dist. sorg. 406 m. Dist. torr. 39 m. Dist. mare 3.753 m.
Circa 370 m a ENE dell’agriturismo Porticella, sulla sinistra di un ruscello, si individuano lungo il pendio aperto su un’area di dispersione di frammenti fittili estesa estesa per 40 m in direzione NO-SE su una superficie di circa 800 m2. I reperti sono costituti in prevalenza da laterizi medievali e moderni frammisti a qualche frammento antico. I reperti ceramici sono in ceramica acroma, e in invetriata marrone, riferibili ad età medievale e moderna; sono altresì presenti tre frammenti in ceramica comune probabilmente d’età romana.
88) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Porticella, Cafocchio1, Catocchio, Catorchio. 14°59’10,852″E 38°7’3,612″N; 129 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti FF. 33, part. 55, F. 41, partt. 5, 63. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 5%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 16 ottobre 2010, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 11,17 km2 (intervis. 23 U.T. 10, 12, 14, 51, 74, 75, 78, 79, 84, 86, 91, 94, 96, 99, 103). Rad. sol. ann. 1.255.138,80 WH/m 2. Dist. sorg. 247 m. Dist. torr. 252 m. Dist. mare 3.441 m.
Sul poggio 350 m circa a NNE dell’agriturismo “Porticella”si estende su una superficie di circa 3 ha un affioramento a bassissima densità di materiale fittile di forma approssimativamente circolare avente un diametro di poco superiore a 20 m ed un’area di circa 500 m2 . Insieme a frammmenti di laterizi e tegole non classificabili si rinvengono alcuni frammenti in ceramica comune riferibili ad età romana: datante una coppa in ceramica comune che trova riscontri nell’Italia centro-meridionale (cfr. Olcese tav. XXXII,2) (II-I sec. a.C). Non vi sono reperti riferibili all’età medievale; presente infine ceramica di età moderna, frammenti di contenitori in ceramica invetriata marrone e vetrina trasparente (XVII-XIX sec.).
Dalle alture circostanti e nelle immagini telerilevate sulla superficie arata si osservano varie chiazze caratterizzate da un alone biancastro. Pur essendo tra le caratteristiche riscontrabili negli affioramenti delle argille scagliose nel nostro caso sono dovute a calce, pietrame e pezzi di strutture cementizie disperse sulla superficie del terreno.
figura57
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Cafocchio, p. 230. Secondo il Caracausi deriva da gr. kata- intensivo particolarmente convincente per la versione del toponimo nella parlata locale ovvero Catorchio.
89) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Porticella. 14°59’30,622″E 38°7’2,887″N; 111 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 2. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 5%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. zone di impluvio. Ricognizione in data 06 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 5,40 km2 (intervis. 16 U.T. 14, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 51, 74, 75, 79, 84, 91, 92, 94). Rad. sol. ann. 1.208.485,53 WH/m 2. Dist. sorg. 173 m. Dist. torr. 36 m. Dist. mare 3.462 m.
L’area di frammenti fittili (500 m2) si sviluppa, circa 700 m a NE dell’agriturismo Porticella, sulla sponda sinistra di un ruscello. La gran parte dei frammenti individuati (ceramica ed edili) sono riferibili ad età medievale, dal XII al XIV-XV secolo, e ad età moderna. Si segnala la presenza di un’ansa di una brocchetta in ceramica comune che potrebbe essere datata in età altomedievale (VII-VIII secolo).
90) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Porticella. 14°59’30,579″E 38°7’2,906″N; 130 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, part. 2, 22, 23. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 5%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 06 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottimo. Vis. 4,77 km2 (intervis. 13 U.T. 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 74, 75, 76, 88, 91). Rad. sol. ann. 1.193.350,89 WH/m2. Dist. sorg. 361 m. Dist. torr. 87 m. Dist. mare 3.694 m.
Circa 663 m a ENE dell’agriturismo “Porticella”un’area di frammenti fittili e ceramici si allunga in direzione ENE per circa 130 m sino al percorso della strada comunale Timeto-S. Cosimo. Nell’area sono stati individuati alcuni reperti fittili, soprattutto materiali da costruzione, riferibili in gran parte ad età post-antica. Tra questi si segnala però la presenza di due frammenti di tegole databili forse in età romana.
figura58
91) Rinvenimenti sporadici di materiali di età romana e medievale.
Patti (Me), Porticella 14°59’40,278″E 38°7’4,098″N; 96 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 42, partt. 211, 212, 213, 215. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 5%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto/ Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 0, 13 e 14 ottobre 2011, poco nuvoloso/poconuvoloso/pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: scarso/sufficiente. Vis. 10,99 km2 (intervis. 22 U.T. 10, 12, 14, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 51, 74, 75, 76, 79, 84, 86, 88, 89, 90, 92, 93). Rad. sol. ann. 1226574,32 WH/m 2. Dist. sorg. 511 m. Dist. torr. 66 m. Dist. mare 3.669 m.
Nel campo incolto pianeggiante che si estende circa 900 a ENE dell’agriturismo Porticella, tra la strada comunale Timeto-S.Cosimo e il torrente Ronzino, tra i pochi materiali fittili sporadici, in gran parte d’età post-antica (ceramica acroma) rinvenuti si segnala una tegola con listello di età romana, il fondo di un’anforetta in ceramica comune ed un lacerto di pietra lavorata in pessimo stato di conservazione, forse pertinente ad una decorazione architettonica d’età romana.
92) Palmenti scavati nella pietra, frammenti fittili sporadici.
Patti (Me), Porticella. 14°59’40,691″E 38°7’9,469″N; 300 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 43, partt. 25 3 Bassa collina. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Vigneto, Ricognizione in data 10 ottobre 2011, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. P.R.G. E1 Zona agricola. Vis. 7,76 km2 (intervis. 14 U.T. 10, 12, 14, 39, 40, 42, 51, 74, 75, 76, , 86, 88, 89, 90). Rad. sol. ann. 1.228.818,66 WH/m 2. Dist. sorg. 472 m. Dist. torr. 52 m. Dist. mare 3.485 m.
All’interno dell’azienda Azienda Agricola (vitivinicola) “Daemone” sono presenti, in una zona non interessata dal vigneto alcuni palmenti scavati in affioramenti di pietra arenaria. Il palmento n. 1 è stato interamente ricavato in un unico affioramento di roccia arenaria. E’ costituito da due vasche comunicanti attraverso due fori. A est è la vasca superiore, leggermente inclinata, di forma approssimativamente rettangolare (7,5 x 4 m), che costituiva il pigiatoio. La vasca inferiore per la raccolta del mosto presenta dimensioni più ridotte (diametro 3,5 m) e forma approssimativamente circolare. Il secondo palmento è costituito da una sola vasca di forma circolare (diametro 3,5 m). Mancano elementi per determinare la cronologia di queste strutture dato che la continuità del loro uso riscontrata altrove dalla protostoria all’età moderna, anche se in genere si ritiene di far risalire i palmenti di forma circolare all’età ellenistico-romana. Le fonti medievali attestano la coltivazione della vigna nella zona di Porticella nel XIII-XIV sec. Alcune vigne in contrade Porticelle sono infatti menzionate a proposito di un acquisto da parte del vescovo di Patti Giovanni II in data 31 maggio 13101. Ed ancora qualche secolo più tardi, nell’ottobre 1604, è ricordato un palmento “in loco ala q.ta delaporticella”. Sono stati rinvenuti nell’area frammenti ceramici e di materiali fittili struttivi d’età medievale e post-antica , prevalgono gli impasti grossolani di colore arancione. Nell’area circostante i palmenti non sono stati rinvenuti frammenti ceramici significativi, ma probabilmente a causa di una raccolta ad opera del proprietario che conserva i frammenti, non caratterizzanti, nei locali della cantina..
figura59
figura60
1 ACP, Alcuni stabili, f. 3.
93) Area di frammenti fittili di età romana imperiale.
Patti (Me), Porticella, Cafocchio. 14°59’19,432″E 38°7’16,689″N; 88 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 33, partt. 200, 201. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 5%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Impluvio. Ricognizione in data 16 ottobre 2010, poco nuvoloso, ondizioni di visibilità buono. Vis. 3,77 km2 (intervis. 11 U.T. 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 51, 89, 91, 94). Rad. sol. ann. 1.203.467,39 WH/m 2. Dist. sorg. 152 m. Dist. torr. 92 m. Dist. mare 3.186 m.
Nel campo in pendio aperto a NNE situato tra il poggetto di Cafocchio e la strada comunale Timeto-S. Cosimo si è trovata, resa evidente da una recente fresatura, una piccola area di frammenti fittili di circa 1.500 m2 , estesa circa 30 m in direzione EO. I materiali, in prevalenza coppi e tegole presumibilmente di età romana, forniscono un dato caratterizzante: la presenza di un frammento di un’anfora vinaria di produzione della Sicilia nord-orientale, tipo Ostia II, 522-3, prodotta nel I e II secolo d.C.
L’insieme dei materiali indica genericamente la presenza di un piccolo insediamento rurale.
94) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Porticella. 14°59’40,691″E 38°7’9,469″N; 65 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 43, partt. 2, 3. Bassa collina. Esp. NE. Pend 5%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Impluvio. Ricognizione in data 10 ottobre 2011, nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 8,20 km2 (intervis. 15 U.T. 10, 12, 14, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 48, 51, 74, 88). Rad. sol. ann. 1.159.817,61 WH/m 2. Dist. sorg. 449 m. Dist. torr. 52 m. Dist. mare 3.066 m.
Circa 750 m a S di Monte Cuccuvaia, tra due rami del torrente Ronzino, si rinvengono su una superficie di circa 4000 m2 che si allunga per circa 100 m da SSE verso NNO materiali laterizi, coppi e tegole, tutti d’età post-antica o d’incerta attribuzione, con l’eccezione di un frammento di tegola che potrebbe essere attribuito ad età romana.
95) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Rifugio del Falco1. 15°1’38,952″E 38°7’2,436″N; 530 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 37, part. 46; F. 46, part. 14. Alta collina. Cresta del versante. Esp. NE. Pend 5 %. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. Aree attraversate da linee di faglia. Ricognizione in data 24 ottobre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 11,09 km2 (intervis. 1 U.T. 15). Rad. sol. ann. 1.365.661,84 WH/m 2. Dist. sorg. 305 m. Dist. torr. 111 m. Dist. mare 3.260 m.
Sulla ristretta superficie sommitale si osserva una limitata area di affioramento di materiale fittile poco significativo, con possibile attestazione di frequentazione in età romana.
1 CARACAUSI 1994, I, s.vv. Falco, p. 572; II, Rifugio, p. 1355.Toponimo legato alla fauna proabilmente di conio recente, dopo la costruzione dell’omonimo agriturismo. Non sono presenti cappelle cui potrebbe far riferimento il toponimo Rifugio.
96) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Rocche1 Litto. 15°1’24,315″E 38°6’45,582″N; 524 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 46, partt. 3, 14. Alta collina. Cresta del versante. Esp. S. Pend 20 %. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo P.R.G. E1 Zona agricola. ?Ricognizione in data 01 ottobre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 38,89 km2 (intervis. 58 U.T. 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 19, 22, 23, 28, 31, 36, 39, 40, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 68, 69, 70, 71, 72, 73, 75, 76, 78, 79, 81, 82, 85, 86, 88, 98, 99, 168, 169, 170, 171, 173, 181, 184, 187, 189). Rad. sol. ann. 1.413.367,57 WH/m 2. Dist. sorg. 849 m. Dist. torr. 73 m. Dist. mare 3.549 m.
Immediatamente al di sotto della sommità di Monte Litto, lungo il pendio che digrada con pendenza moderata verso la S. P. 109 seguendo la linea del ruscellamento che lo incide da NE a SO si sono riscontrati lungo la cresta del versante, dispersi su un’area di circa 650 m2 , frammenti di materiale struttivo, coppi e tegole, e ceramico. Quest’ultimo risulta esiguo e non caratterizzante (ceramica comune): i frammenti possono essere però riferiti ad età romana. Anche tra i materiali da costruzionei sono attestati frammenti di tegole e coppi databili all’età romana. I reperti potrebbero essere riferiti ad una struttura rurale collocata sul crinale da cui i materiali sarebbero scivolati per dilavamento.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Rocche, p. 1373.
97) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Rocche Litto. 15°1’15,94″E 38°6’52,203″N; 507 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 37, part. 12. Alta collina. Cresta del versante. Esp. NO. Pend 8%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 01 ottobre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 31,73 km2 (intervis. 42 U.T. 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 17, 19, 22, 28, 31, 36, 39, 40, 51, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 62, 63, 64, 65, 66, 67, 69, 71, 72, 73, 75, 76, 96, 98, 103, 168, 169, 170, 181, 185, 187). Rad. sol. ann. 1.354.610,30 WH/m 2. Dist. sorg. 628 m. Dist. torr. 274 m. Dist. mare 3.585 m.
Nel versante occidentale del monte i piccoli pianori di contrada Rocche Litto costituiscono il punto di valico di un percorso di lunga durata, oggi ricalcato dalla S.P. 109, che provenendo da da Tindari, passando per Scala di Patti si dirige verso le contrade Masseria e Iuculano, da dove prosegue in direzione di Polverello, sullo spartiacque dei Nebrodi.
Nell’area pianeggiante immediatamente circostante un affioramento roccioso e sino al ciglio della strada si distribuiscono su una superficie di circa 9.000 m2 , di forma semicircolare ampia circa 90 m da N a S sino allla S. P. 109, insieme a molto pietrame frammenti fittili, coppi e tegole, alcune con listello, e ceramici. I reperti ceramici, pur in gran numero, non sono di facile datazione, poiché tutti pertinenti a pareti in ceramica comune, che possono essere collocate cronologicamente all’età romana, dall’età repubblicana fino alla prima età imperiale. E’ stato rinvenuto un solo frammento di ceramica invetriata marrone (dal XVII sec. in poi). Sull’attuale visibilità dell’area di frammenti potrebbe aver influito i lavori di posa del metanodotto .
Le caratteristiche del materiale e il contesto topografico farebbero ipotizzare un piccolo insediamento rurale di età romana.
98) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Rocche Litto. 15°1’10,741″E 38°6’51,525″N; 491 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 37, part. 48. Esp. SE. Pend 8 %. Alta collina.Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo P.R.G. Aree attraversate da linee di faglia. Ricognizione in data 01 ottobre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 31,73 km2 (intervis. 42 U.T. 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 19, 22, 23, 28, 31, 36, 39, 40, 51, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 61, 66, 67, 69, 71, 72, 73, 75, 76, 96, 97, 103, 168, 169, 170, 181, 185, 187). Rad. sol. ann. 1.369.782,14 WH/m 2. Dist. sorg. 504 m. Dist. torr. 293 m. Dist. mare 3.714 m.
Dirimpetto all’U.T. 97, nel campo incolto immediatamente ad ovest della S.P. 109, per circa 70 m in direzione EO si riscontrano sporadici frammenti di materiali struttivi e scarsa ceramica comune.
99) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Rocche Litto. 15°0’54,484″E 38°6’51,884″N; 441 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 46, part. 146. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. SO. Pend 8%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli.Oliveto. Ricognizione in data 01 ottobre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 31,70 km2 (intervis. 43 U.T. 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 16, 31, 39, 40, 42, 47, 51, 52, 53, 54, 55, 56, 57, 58, 59, 60, 65, 66, 67, 69, 71, 72, 73, 75, 76, 78, 79, 81, 82, 86, 88, 168, 169, 187, 189). Rad. sol. ann. 1.406.094,56 WH/m2. Dist. sorg. 66 m. Dist. torr. 217 m. Dist. mare 3.820 m.
In località Rocche Litto, circa circa 400 m ad O dell’U.T. 98 e del percorso della S.P. 119, si riscontra in un campo pianeggiante un’area di forma irregolare a media densità di frammenti di contenitori in ceramica comune genericamente ascrivibile ad età romana. L’area di circa 650 m2 si estende per poco più di 30 m da SO a NE.
126) Resti di incerta interpretazione
Patti (Me), Scala1, Le Mandrie2. 15°1’44,269″E 38°7’35,724″N; 268 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, partt. 63+. Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 13%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 19 settembre 2011, pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 1,82 km2 (intervis. 9 U.T. 127, 128, 131, 132, 135, 136, 138, 139, 203). Rad. sol. ann. 1.165.614,11 WH/m 2. Dist. sorg. 156 m. Dist. torr. 95 m. Dist. mare 2.508 m.
In località Le Mandrie, nel giardino di un edificio ubicato sul margine lato monte della S.P. 108, e il cui piano terra era adibito a palmento, sono visibili due colonne in conglomerato cementizio di pietra e laterizi antichi. Sono altresì visibili due blocchi quadrangolari ben squadrati e levigati di arenaria probabilmente provenienti da qualche struttura antica demolita. Nello stesso punto sarebbe stata rinvenuta dal proprietario dell’edificio, che l’ha esibita e fatta fotografare, una moneta dell’età di Marco Aurelio, un asse di bronzo, recante sul dritto l’effige di Faustina minore3 e parte di un volatile in terracotta simile ai tipi vitrei attestati a Tindari in alcune tombe.
127) Area di frammenti fittili di età romana (media e tarda età repubblicana). Percorso acquedotto.
Patti (Me), Scala, le Mandrie, Lupa1; 15°1’50,102″E 38°7’40,032″N; 268 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, partt. 70, 237, 329, 375, 459. Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 13%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 20 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 1,74 km2 (intervis. 7 U.T. 126, 128, 132, 134. 135, 138, 139). Rad. sol. ann. 1.259.161,60 WH/m 2. Dist. sorg. 143 m. Dist. torr. 39 m. Dist. mare 2.247 m.
Circa 650 m a SO del castello di Scala, nel campo pianeggiante che si stende sino alla S.P. 108 si è localizzata un’area di frammenti fittili. estesa circa 1,5 ha, che si allunga per circa 160 m in direzione SSO NN . I reperti individuati risultano distribuiti nel terreno immediatamente ad O e a S di un traliccio dell’energia elettrica. I materiali sembrano dividersi in due lotti distinti cronologicamente: una parte tra ceramica e coppi, tegole e laterizi sono d’età romana, e possono essere attribuiti alla media e tarda età repubblicana (ceramica comune depurata). I restanti reperti sono tutti d’età post-antica : datante un piatto in maiolica (XV-XVI secolo). Si segnala inoltre tra i materiali edili la presenza di elementi litici, una probabile lastrina o sectilia pavimentale, ed un frammento di pietra leucititica, forse derivato da un basolo stradale (altri basoli sono individuabili riusati nel giardino del c.d. “castello” di Scala, nella proprietà Di Bella (U.T. 132).
Da quest’area proviene la notizia del rinvenimento di tubi fittili. Lo Scaffidi li ricorda tra i pezzi nella raccolta del barone Sciacca con l’ipotesi che servissero a portara l’acqua dalla contrada Lupa, sino a Tindari2. Probabilmente il punto di captazione va ricercato, sempre alle pendici tra monte Litto e Monte Pecoraro, piuttosto cha a Lupa e a Le Mandrie più ad E in località I Castagni. Grazie a ulteriori segnalazioni orali si è potuto ricostruire il percorso dell’acquedotto da contrada Lupa sino ad un punto situato circa 100 m a NNO del c.d. “castello” di Scala (U.T. 132).
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Lupa, p. 889.
2 SCAFFIDI 1895, p. 96.
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128) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana e medievale (X e XI sec.).
Patti (Me), Scala, Ciano1. 15°2’2,665″E 38°7’46,253″N; 230 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, part. 182, 206, 207. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 8%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zone urbanizzate. Tessuto denso. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 01 novembre 010, 20 e 28 luglio 2011, pioggia/poco nuvoloso, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,44 km2 (intervis. 6 U.T. 126, 129, 131, 134. 135, 139). Rad. sol. ann. 1.230.556,53 WH/m 2. Dist. sorg. 245 m. Dist. torr. 13 m. Dist. mare 1.920 m.
A circa 320 m a O del c.d. “castello” di Scala, tra la S.P. 108 e quella comunale Ciano, si individua una area di frammenti fittili estesa per circa 220 m da OSO-ENE su una superficie di circa 2 ha. I reperti affiorano con bassissima densità. A pochi frammenti di parete di contenitori in ceramica comune genericamente riferibili ad età ellenistico romana fanno riscontro molto più numerosi frammenti medievali e moderni. Tra questi ultimi si segnala il rinvenimento di un orlo a fascia di una brocca in ceramica acroma databile al X-XI sec e numerosa ceramica invetriata marrone di età moderna.
128bis) Area di frammenti fittili medievali e moderni.
Patti (Me), Scala, Ciano. 15°2’0,957″E 38°7’42,235″N; 238 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, part. 172, 173, 422, 439, 442, 660, 661. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zone urbanizzate. Tessuto denso. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 01 novembre 010 e 20 e 28 luglio 2011, pioggia/poco nuvoloso, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 1,44 km2 (intervis. 6 U.T. 126, 129, 131, 134. 135, 139 ). Rad. sol. ann. 1.230.556,53859 WH/m 2. Dist. sorg. 377 m. Dist. torr. 60 m. Dist. mare 1.960 m.
Ancora più a meridione, sulla destra di un fosso è visibile una densa area di circa 6700 m2 costituita da molto materiale struttivo, tegole, coppi e laterizi, non determinabile, per lo più medievale e moderno. L’unico frammento significativo è un orlo di una brocca in ceramica comune acroma databile in età basso-medievale.
129) Area di frammenti fittili di età romana (II-I a.C.)
Patti (Me), Scala. 15°1’56,378″E 38°7’47,853″N; 217 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, part. 47, 199, 200, 201, 208. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 6%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 20 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,60 km2 (intervis. 8 U.T. 126, 130, 131, 132, 134. 135, 136, 139). Rad. sol. ann. 1227052,10 WH/m 2. Dist. sorg. 248 m. Dist. torr. 137 m. Dist. mare 2.044 m.
A SE della della strada comunale Lupa-Piano Guastelli, tra questa ed un fosso, nell’area circostante un edificio diruto ad un piano con due feritoie a gola di lupo in arenaria sulla parete meridionale, si rinvengono numerosi frammenti fittili e ceramici su un’estensione di circa 4500 m2, per un’ampiezza SO-NE di circa 160 m. I materiali nel loro complesso individuano un orizzonte cronologico di frequentazione tra l’età repubblicana (datante un fondo di unguentario, collocabile cronologicamente tra il II ed il I sec. a.C. e una parete del contenitore monoansato di produzione orientale Agorà F 65-66) fino all’età post-antica (ceramica comune acroma e invetriata marrone); così anche per i materiali da costruzione fittili.
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130) Area di frammenti fittili di età romana e medievale (XI-XII sec.).
Patti (Me), Scala, Lupa. 15°1’56,509″E 38°7’48,59″N; 217 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, part. 54, 109, 111, 199. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 13%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 1 novembre 2010 e 20 luglio 2011, pioggia leggera/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso/sufficiente. Vis. 1,69 km2 (intervis. 9 U.T. 126, 128, 129, 131, 132, 134. 135, 136, 139). Rad. sol. ann. 1.223.601,93 WH/m 2. Dist. sorg. 227 m. Dist. torr. 111 m. Dist. mare 2.046 m.
Circa 380 m a OSO del c.d. Castello di Scala, immediatamente a settentrione della S.P. 109, si rinvengono, sparsi in un’area estesa circa 1,2 ha frammenti di ceramica e di materiale da costruzione (coppi e tegole). I reperti ceramici individuati coprono un arco cronologico che va, con interruzioni, dall’età romana (anfore, ceramica comune) all’età moderna (ceramica comune acroma, invetriata marrone); è presente tra di essi una brocca in ceramica comune acroma databile all’XI-XII secolo. Numerosi sono i materiali edili, un buon numero riferibili all’età romana; si segnala la presenza di un frammento di lastra in marmo.
131) Strutture di incerta interpretazione (ponte).
Patti (Me), Scala, Lupa. 15°1’45,868″E 38°7’45,077″N; 228 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27, part. 43, 115. Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 3%. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 20 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,73 km2 (intervis. 8 U.T. 126, 128, 129, 130, 134. 135, 136, 139 ). Rad. sol. ann. 1.263.189,44 WH/m 2. Dist. sorg. 143 m. Dist. torr. 1 m. Dist. mare 2.327 m.
Tra Piano Guastella e Le Mandrie lungo un fosso è un ponticello in opera laterizia (mattoni 23 x 5 cm; letto di malta 2 cm) ad una sola arcatella ribassata (luce arco 1 m, h 0,60 m) che consentiva alla strada proveniente da Scala di oltrepassare il piccolo corso d’acqua e di dirigersi verso piano Guastella e Case Sciacca. La struttura potrebbe essere stata costruita durante i lavori di sistemazione del percorso interno al proprio feudo intrapresi dal barone Emanuele Sciacca intorno alla metà del XIX secolo.
Dall’area frammenti fittili e ceramici in maggior parte non caratterizzanti o d’età post-classica; con l’eccezione di una parete d’anfora romana, fortemente fluitata.
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132) Segnalazione strutture edilizie
Patti (Me), Scala, c.d. Castello1. 15°2’11,364″E 38°7’53,464″N; 230 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F.28, partt. 54, 54+, 55, 55+, 56+, 57, 135, 135+, 139, 139+, 140, 140+, 141, 143, 143+, 144, 144+, 145, 145+, 428, 512 ecc. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 3%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Zone urbanizzate. Tessuto denso. Ricognizione in data 20 luglio 2011, poco nuvoloso. Vis. 1,38 km2 (intervis. 11 U.T. 126, 127, 128, 129, 130, 131, 134. 135, 139, 145, 146). Rad. sol. ann. 1.256.138,60 WH/m 2. Dist. sorg. 180 m. Dist, torr. 135 m. Dist. mare 1.670 m.
Durante i lavori di rifacimento, posteriori al terremoto del 1978, delle arcate di ingresso principale della residenza signorile, che si affaccia a NNO sul giardino, fu scoperta un’antica arcata in pietra che venne ritenuta probabilmete di età romana. Il piano antistante risulta pavimentato in parte con blocchi di arenaria provenienti da una pavimentazione stradale antica dello stesso tipo di quella portata alla luce alcuni anni orsono a Cercadenari. E’ presente anche un brandello di pavimentazione diversa in materiale fittile antico. Sono presenti anche alcuni basoli.
Nel giardino si conservano ancora, superstiti dell’antica collezione, numerosi elementi architettonici antichi. Sono stati ricomposti probabilmente nel XIX secolo avendo come riferimento i modelli e le suggestioni provenienti dai paesaggi di rovine che le scoperte archeologiche di quegli stessi anni in Sicilia andavano evidenziando (il tempio dei Dioscuri di Agrigento).
Nel giardino non c’è più traccia del materiale epigrafico, due iscrizioni funerarie, esistente sino a qualche decennio orsono e pubblicato dal Manganaro2. Nel corso del sopralluogo si è appreso dalla proprietaria dell’esistenza di un iscrizione inedita in latino celebrativa dell’agricoltura che non è stata però mostrata e del cui contenuto potrebbe esserci eco in un’iscrizione moderna fatta realizzare dal barone Domenico Sciacca e posta su una roccia nel terreno circa 150 m a ENE del c.d. castello, al di sotto del café house.
Alcune voci riferiscono della presenza di un muro in opera reticolata visibile in un sotterraneo sotto l’ingresso ad arco del Bagghiu3. L’attuale proprietaria ne ha confermato l’esistenza pur non permettendone l’accesso. L’Arlotta4 ricorda il “basamento di quella che poté essere una torre romana, oggi inglobata nel cortile dell’abitazione dell’ammiraglio Di Bella”. Strutture anch’esse riferite ad una torre sono visibili all’interno dell’abitazione di Giovanni Crisostomo Sciacca sul lato SE del baglio (Catast. Comune di Patti F. 28 part. 135+) .
1 A Scala risultano a partire dalla metà del XIV sec. possedimenti della famiglia Proto, originaria di Amalfi, del cui ramo siciliano pare essere capostipite Giovanni de Protho giunto a Patti intorno al 1330. Nel tempo le proprietà della famiglia diverranno sempre più estese. Un atto di divisione dei beni di Antonello Proto in data 24 gennaio 1597 descrive minuziosamente i numerosi fondi rustici posseduti a Scala citando i fabbricati in località Loco Grande: una grande torre, una domus, magazzini per la conservazione del vino, luogo di concia, case coloniche. In un atto di donazione del 27 luglio 1645 ai nipoti da parte del figlio di Antonello, l’arcivescovo Biagio Proto, si menziona esplicitamente “il luogo Grande di Scala seu Villa di Proto”. Nella prima metà del XVIII sec. la Villa versava in rovina, avendo subito tra il 1718 e il 1719 danneggiamenti molto gravi da parte delle milizie estere e dalle truppe regolari. Tuttavia gli eredi Proto avevano intrapreso lavori di ricostruzione e progettato la formazione dei giardini. Il rivelo del 21 aprile 1747 contiene una descrizione del complesso: un casino di tre piani con 22 stanze, la torre a tre piani, con tre stanze una sull’altra, quella al pianterreno adibita ad ingresso, 47 case, 46 terrane ad una sola stanza ed una a due piani, accanto al casino dove erano i locali di servizio e gli alloggi del personale, 6 stanze per la famiglia del proprietario, 2 logge di manganelli di cui una con sei postazioni di mangani, l’altra con 4, probabilmente ubicate lungo l’attuale via Barone Sciacca tra la chiesa e la piazzetta Rampulla. Delle case molte chiudevano il baglio nel lato est ed ovest mentre le altre erano sparse nel territorio tra Locanda e Frassino e tra quest’ultima località e, in linea retta, Ciano e i Palmentelli. Di queste abitazioni 21 erano coloniche le altre magazzini, palmenti con 4 vasche, trappeto, legnaia, cavallerizza, bovarizzi. Dirimpetto alla Villa sul lato N esisteva un lungo fabbricato con una serie di arcate sormontate nel frontone da decorazioni e pinnacoli di stile plateresco e nel centro da una cupola semisferica che fanno pensare ad una “orangerie” molto di moda già nel ‘500 o ad un luogo di delizia per ripararsi in giardino dai cocenti raggi del sole estivo. Tra il 1747 e il 1782 fu costruito il piano superiore del fianco est del baglio con funzioni di bigattiera per l’allevamento del baco da seta secondo un progetto molto accurato che aveva previsto un sistema di riscaldamento a vapore di tutto il sistema, alimentato da una caldaia a legna posta al centro, e un sistema di ventilazione naturale attraverso una serie di grossi fori circolari disposti lungo tutte le pareti in prossimità del tetto. Dopo la morte nel luglio 1782 del Barone Antonio Baldassarre Mattia Proto il patrimonio gravato da debiti e rivendicazioni varie pervenne alla famiglia Sciacca. Dopo decenni di cause e transazioni, soddisfatti creditori e pretendenti, il barone Emanuele Sciacca intraprese tra il 1850 e il 1861 lavori in tutto il complesso di fabbricati (portale di ingresso della casa, arco di ingresso e pavimentazione in pietra del baglio, sistema fognante, restauro e abbellimento dell’edificio secentesco della chiesa, costruzione della fontana di conchiglie o “di Giulio”). I possedimenti del barone a quell’epoca si estendevano da Porticella a Locanda, a Monte Pecoraro, a Valle e a Coda di Volpe sino al mare. Lo Sciacca riadattò anche una vecchia traccia tra Moreri per passo del Cedro e Scala. Il pronipote Domenico cui i possessi pervennero dopo la morte del barone trasformò la residenza in castello sollevando la coperta e circondandola di merli. Inoltre abbellì il prospetto, ampliò il giardino istituendovi un parco circondato da alte mura. I possedimenti si ampliarono ulteriormente all’indomani dell’unità d’Italia con l’acquisizione di beni appartenenti alla Chiesa. Nei decenni successivi sino alla morte il barone Domenico Sciacca, divenuto nel frattempo deputato al parlamento e sottosegretario di stato per l’agricoltura, tentò di fare di Scala un centro mondano. Vi ospitava amici e conoscenti di rilievo offrendo ricevimenti, musica, partite di caccia; a tale scopo aveva costruito nel parco un cafe house, una chiusa per l’allevamento dei daini, un piccolo chalet per riunioni intime e perfino un palco per l’orchestra su un albero di gelsi ritratto in un acquerello del Salinas.
2 MANGANARO 1999, pp. 42, 111 fig. 95, 112 fig. 96.
3 TRISCHITTA 1983, s.v. Bagghiu, p. 132.
4 ARLOTTA 1996, p. 57.
133) Rinvenimento sporadico di ossidiana e di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Scala. 15°2’6,951″E 38°8’2,056″N; 192 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, partt. 399, 412. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 3%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Vigneto. Ricognizione in data 13 luglio 2011, sereno.Grado visibilità sup. terreno; buono. Vis. 1,38 km2 (intervis. 11 U.T. 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 134. 135, 139, 145, 146). Rad. sol. ann. 1.216.492,03 WH/m 2. Dist. sorg. 264 m. Dist. torr. 37 m. Dist. mare 1.768 m.
Tra i filari del vigneto e nel campo a NNO dell’abitato di Scala sino al percorso della S.P. 109 si rinvengono alcune schegge di scarti di lavorazione di ossidiana e frammenti di parete di anfore e di tegole di età romana oltre a laterizi e ceramica acroma, tutti d’età post-antica Tra questi ultimi datanti sono risultati la presenza di oggetti in maiolica policroma, tra cui una mattonella.
134) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Case Sciacca. 15°1’45,23″E 38°8’12,053″N; 265 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 27 o 15, part. 36. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. E. Pend 11%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data 1 novembre 010 e 19 luglio 2011, pioggia/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 2,36 km2 (intervis. 17 U.T. 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 135, 138, 139, 145, 160, 161, 164, 197, 199, 203). Rad. sol. ann. 1.273.376,46 WH/m 2. Dist. sorg. 367 m. Dist. torr. 245 m. Dist. mare 1.423 m.
L’estrema propaggine settentrionale di Monte Litto si configuracome un pianoro a quota circa 370 m, denominato piano Guastelli, delimitato ad ovest dal torrente Cedro e a est dal torrente Molina. Sul bordo a è il piccolo nucleo di abitazioni denominato Case Sciacca. Circa 150 m a SSE di Case Sciacca, nella scarpata a NNE e NE al di sotto di Piano Guastelli, si è individuata a O della strada che discende verso la S.S. 113 un’area di frammenti fittili (600 m2) a ridosso di alcuni affioramenti di rocce. Si tratta di frammenti di materiali non particolarmente caratterizzanti. Sono tutti d’età post-antica (datante un frammento in invetriata marrone, databile tra il XVII ed il XVIII secolo), con l’eccezione di qualche frammento in ceramica comune depurata d’età romana probabilmente scivolato dai terreni soprastanti.
135) Rinvenimenti fittili sporadici di età romana.
Patti (Me), Case Sciacca. 15°1’48,025″E 38°8’9,2″N; 261 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, partt. 42, 53, 54. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. SE. Pend 16%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data 01 novembre 010 e 19 luglio 2011, pioggia/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 2,04 km2 (intervis. 12 U.T. 126, 127, 128, 129, 130, 132, 134, 139, 141, 145, 197, 199). Rad. sol. ann. 1.320.594,40 WH/m 2. Dist. sorg. 330 m. Dist. torr. 207 m. Dist. mare 1.397 m.
Al di sotto di Piano Guastelli, su un pianoro delimitato dalla scarpata che precipita sulla S.S. 113 si è osservata sul terreno una ristretta area di frammenti fittili (1.300 m2), che si estende da E a O per circa 60 m. Fatta eccezione per il frammento di una tegola e per quello di un contenitore in ceramica comune depurata probabilmente d’età romana tutto il materiale rinvenuto sul terreno non risulta significativo e appare costituito da ceramica comune acroma e “grezza”, non depurata e da laterizi tutti d’età post-antica .
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136) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), M.o Diruto1, Frassino2. 15°1’58,929″E 38°8’6,546″N; 180 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, part. 1, 838 (ex 2). Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. E. Pend 13%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona Agricola. Ricognizione in data 18 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,77 km2 (intervis. 7 U.T. 126, 129, 130, 131, 137, 138, 139 ). Rad. sol. ann. 1.291.012,91 WH/m 2. Dist. sorg. 194 m. Dist. torr. 45 m. Dist. mare 1.584 m.
Resti di pietre lavorate, di tegole con listello dal profilo a quarto di cerchio e di materiale struttivo di età ellenistico romana sono visibili in alcuni mucchi di pietrame ammassati nell’area immediatamente antistante il rudere di un mulino ad acqua, attualmente in ristrutturazione. Potrebbero provenire o dai movimenti di terra effettuati per i lavori o da aree più distanti da dove sono stati trasportati per un futuro reimpiego nei lavori edilizi.
Il mulino al momento non presenta nella struttura elementi antichi reimpiegati. Il mulino è posto, immediatamente a monte del percorso della S.S. 113, nelle vicinanze del torrente Molina. Aveva due ruote una verticale e l’altra orizzontale. Attraverso un canaletta di derivazione in pietra l’acqua del torrente veniva convogliata da un lato a caduta sulla sommità della ruota verticale, dall’altro fatta confluire in una vasca cilindrica in muratura a monte dell’edificio, da dove, una volta aperta una paratia, raggiungeva il locale inferiore del mulino indirizzata a forte pressione sulle pale della ruota orizzontale. La struttura risale ad età moderna (XVII-XVIII sec.).
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137) Rinvenimenti sporadici di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), M.o Diruto. 15°2’6,492″E 38°8’8,991″N; 173 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, part. 24. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 13%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona Agricola. Ricognizione in data 18 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,37 km2 (intervis. 9 U.T. 133, 136, 144, 145, 146, 147, 148, 149, 150 ). Rad. sol. ann. 1.205.274,29 WH/m 2. Dist. sorg. 369 m. Dist. torr. 74 m. Dist. mare 1.595 m.
L’area interessa il terreno immediatamente ad SO del piccolo cimitero di Scala ai piedi della scarpata tra quest’ultimo e la S.S. 113. I reperti individuati, scivolati in tutta evidenza dall’alto, pur se esigui permettono di riferire il sito ad età romana. I frammenti ceramici si riferiscono ad una brocca in ceramica comune, d’età imperiale; l’altro reperto rinvenuto è un coppo probabilmente d’età romana.
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138) Rinvenimento fittili sporadicidi età romana.
Patti (Me), M.o Diruto. 15°2’10,702″E 38°8’6,73″N; 188 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, part. 24. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 4%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Ricognizione in data 13 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,57 km2 (intervis. 12 U.T. 126, 127, 133, 134, 136, 144, 145, 146, 147, 148, 149, 150). Rad. sol. ann. 1.223.200,38 WH/m 2. Dist. sorg. 434 m. Dist. torr. 120 m. Dist. mare 1.674 m.
Tra la collina dove è ubicata la “Casa della vita” e il cimitero di Patti, sulla destra di un ruscello che confluisce nel torrente Molina, sono state rinvenute insieme a pochi laterizi moderni moderni un ansa di un’anfora di produzione locale Ostia I, 45 e numerose pareti di contenitori in ceramica acroma. Gli altri reperti sono tutti d’età post-classica.
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139) Segnalazione strutture edilizie di incerta interpretazione. Rinvenimento sporadico di età romana.
Patti (Me), Scala, Serro1 di Armanno2. 15°2’19,889″E 38°8’0,471″N3; 230 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28 part. 651. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. O. Pend 8%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. P.R.G. E1 Zona Agricola. Ricognizione in data 20 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,91 km2 (intervis. 12 U.T. 126, 127, 128, 129, 130, 131, 132, 133, 134, 135, 136, 145). Rad. sol. ann. 1.216.969,03 WH/m 2. Dist. sorg. 436 m. Dist. torr. 205 m. Dist. mare 1.435 m.
Il viaggiatore inglese Douglas Sladen riferisce di aver appreso, durante uno dei suoi soggiorni in Sicilia negli ultimi anni del XIX sec. che “Doctor G. Battista4, of Patti, nephew of the late baron, has found a number of Saracenic buildings at the back of the Castello della Scala” 5. Nessuno di questi edifici è stato individuato nel corso della prospezione alle spalle del c.d. castello di Scala. La zona è denominata Serro di Armanno. Assenti anche le aree di frammenti fittili. Sul poggio a NE del castello sono stati rinvenuti pochi frammenti sporadici, tra cui l’ansa di una brocca in ceramica comune forse di età romana.
1 TRISCHITTA 1983, s.v. Serro, p. 180.
2CARACAUSI 1994, I, s.v. Armanno, pp. 75-76. Il toponimo Serro di Armanno , oggi scomparso, è citato a proposito dell’autorizzazione alla tumulazione nel 1902 nella cappella gentilizia della salma di Domenico Sciacca, barone della Scala. ASC., Delib. G.M., 23.4.1902, approvata dal Consiglio il 18.5.1902: “nel feudo annesso al castello della Scala e precisamente sulla collina denominata Serro di Armanno, in località elevata, ventilatissima e distante oltre 400 metri dell’abitato di villaggio” cfr. MAGISTRI 2010, pp. 218-219.
3 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
4 G. Battista Sciacca.
5 SLADEN 1907 p. 576,
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140) Area di frammenti fittili di età romana (II-I sec. a.C.). Necropoli (IV-III sec. a.C.).
Patti (Me), Casa della Vita1, Locanda2; 15°2’22,872″E 38°8’9,398″N; 227 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, part. 63. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 8%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, pascolo. Ricognizione in data 12 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,57 km2 (intervis. 4 U.T. 145, 160, 199, 203). Rad. sol. ann. 1.218.811,49 WH/m 2. Dist. sorg. 658 m. Dist. torr. 294 m. Dist. mare 1.350 m.
Il terreno pianeggiante compreso tra le pendici NE del poggio su cui sorge la Casa della Vita e le case di Locanda e la S.S. 113 è noto tra gli abitanti del luogo per i numerosi rinvenimenti fortuiti di tombe. Non vi risultano ricerche sistematiche svolte dalla Soprintendenza. L’area è stata parzialmente trasformata in parcheggio ed in parte vi è stato impiantato un vigneto.
Si è avuto accesso ai materiali di una tomba che sarebbe stata ritrovata in questa zona. Tra i reperti sono presenti una lucerna in ceramica comune, vasca circolare, becco a incudine leggermente svasato; disco con orlo piatto, e foro centrale ampio (seconda metà IV – III sec. a.C., cfr. Museo Regionale “Pepoli” di Trapani, in particolare p. 219, n. 20, Maria Luisa Famà, Simona Pecorella, Le lucerne greche ed ellenistiche, pp. 215-222), un unguentario fusiforme (argilla arancio), collo non conservato, corpo tendente al globulare, piede tronconico a base piana con alto stelo (fine IV-III sec. a.C. Tipo Forti IV cfr. Museo Regionale “Pepoli” di Trapani, pp. 200-201, n. 11 in Simona Pecorella, La ceramica comune, pp. 197-207); un unguentario fusiforme: collo non conservato, corpo fusiforme, piede con base distinta su alto stelo (III sec. a.C. Tipo Forti Va cfr. Museo Regionale “Pepoli” di Trapani, pp. 205, n. 37 in Simona Pecorella, La ceramica comune, pp. 197-207) e Da Zancle a Messina, vol. II.1, pp. 92-94, in particolare fig. 30, nn. 27, 29, 30, tomba 34, in Gabriella Tigano, Scavi nella Necropoli lungo la via Cesare Battisti); una tegola con listello leggermente ribassato sulla piastra rispetto al quarto di cerchio; una moneta di bronzo: sul dritto compare Elena, sul rovescio un solo cavaliere un Dioscuro (cfr. Langher 1977, p. 70 nr. 2, datazione: 354-344 a.C.).
Nel corso della prospezione è stata individuata alle pendici del poggio un’area di frammenti fittili estesa per almeno 130 m con orientamento NNO SSE su una superficie di circa 6.000 m2. I frammenti risultano più densamente distribuiti immediatamente al piede del versante. I reperti ceramici individuati sono quasi tutti d’età post-antica: in particolare si segnala un nucleo consistente di frammenti di brocche in ceramica comune acroma, alcuni frammenti di ceramica invetriata marrone, due frammenti di piatti in maiolica con decorazione a monticello (XV-XVI sec) ed uno acromo con una sorta di ingobbiatura di color bianco; l’addensamento cronologico è da porsi tra il XVI ed il XVII secolo. Sono presenti pochi ma significativi frammenti di ceramica e materiale da costruzione d’età romana: si segnala tra questi una brocca in ceramica comune, il fondo di un unguentario in ceramica comune databile al II-I sec. a.C., una tegola con listello. Si segnala anche il rinvenimento di una scheggia di lavorazione dell’ossidiana.
1 Toponimo di conio recentissimo dopo l’apertura di una struttura di lungodegenza per anziani.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Locanda, p. 873. Il fondaco era situato, come risulta dalla cartografia storica (prima carta post unitaria, F. 135, su rilievi 1865, alla scala 1:50 000 I.G.M. n. inv. 8022 clas. 11 t 11 A3), nei pressi dell’attuale incrocio tra S.S. 113 e e via A. Manzoni, e precisamente nell’area oggi occupata dal fabbricato che ospita l’osteria “Pane e Vino”.
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141) Area di frammenti fittili di età protostorica, ellenistica e romana (II sec. a.C.)
Patti (Me), Valle CanigliaCfr. cal caniglia sic. Canigghia da lat *canilia ‘crusca’.Caracausi 1994, I, s.v. Caniglia, p. 273-274. Trischitta 1983, s.v. Vaddi, p. 185.
. 15°2’18,78″E 38°8’15,172”N; 200 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, part. 108. Bassa collina. ? Esp. O. Pend 8 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Vincolo boschivo Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 26 agosto 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 4,63 km2 (intervis. 8 U.T. 15, 144, 145, 146, 147, 148, 149, 150 ). Rad. sol. ann. 1.273.615,62 WH/m 2. Dist. sorg. 551 m. Dist. torr. 194 m. Dist. mare 1.489 m.
Circa 100 m a ONO della contrada Locanda nella vallecola tra le alture di Monte Carcaruni In realtà una piccola altura in gran parte creata artificialmente con riporti di terra.
(216 m s.l.m.) ad NE e la collina “Casa della vita” (238 m s.l.m.) a SO, immediatamente al di sotto del percorso della S.S. 113, da cui è raggiungibile mediante un percorso sterrato, è riconoscibile sul terreno un’area di frammenti fittili estesa per circa 1,1 ha. Tra il materiale ceramico si sono riscontrati nella parte apicale della vallecola due frammenti di ceramica d’impasto, dubitativamente di età protostorica, un frammento sporadico di ceramica a vernice nera (II secolo a.C. ca.). E’ stato rinvenuto un frammento di orlo di lekane in ceramica comune, (forma e tipo che trova precisi confronti in area magno-greca e in Sicilia, in contesti di fine IV-III sec. a.C.. Si veda Da Zancle a Messina II.1, p. 70, n. VSM/74 in Giacomo Scibona, La fortificazione greca e un nuovo quartiere di Messana in età classica, pp. 51-97). Sono presenti inoltre numerosi frammenti di pareti di anfora, di cui una riconosciuta di produzione africana, ceramica comune databile anch’essa alla tarda età repubblicana., Si sono inoltre rinvenute pareti di contenitori da mensa in ceramica comune e materiali struttivi fittili non indicativi ma in gran parte d’età antica.
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142) Area di frammenti fittili di età medievale. Rinvenimenti sporadici di età romana.
Patti (Me), Caurro Non ho trovato il toponimo nei repertori, nella pronuncia locale anche Cavurro. Il Caracausi riporta Cavour ma mi pare improbabile che il nostro toponimo riporti allo statista piemontese. Caracausi 1994, I, s.v. Cavour, p. 352.
. 15°1’54,205″E 38°8’24,931”N; 118 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, partt. 25, 26, 27, 31, 33, 34, 35, 130, 131, 132, 133, 134, 135, 136, 137, 139, 140. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 20%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. (ricontrollare) Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. P.R.G. Vincolo boschivo. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 26 agosto 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,73 km2 (intervis. 8 U.T. 143, 144, 145, 146, 147, 148, 163, 164). Rad. sol. ann. 1.170.705,89 WH/m 2. Dist. sorg. 28 m. Dist. torr. 163 m. Dist. mare 1.005 m.
Circa 1,6 km a SO di Capo Tindari e 1 km a SSE di Monte di Giove ai piedi del versante collinare digradante da località C.se Sciacca è un ampio terrazzo pianeggiante, tra la SS 113, in alto, e l’alveo del torrente Valle Tindari che lo delimita sul fianco NE. E’ denominato Caurro.Vi si accede attraverso un percorso sterrato che si dirama in prossimità tra i km 69 e 70 della S.S. 113. La zona è interessata da erosione del versante est, dovuta al torrente mentre la parte ovest è attraversata da una faglia con uno scarso rigetto verticale. Su una superficie di circa 6 ha vi si rinvengono dispersi numerosi frammenti fittili. Si tratta, in grande quantità, di pareti di anfora, di cui una sola riconosciuta come di produzione africana, e di contenitori in ceramica comune genericamente antica. Sono presenti rari frammenti di ceramica acroma di età medievale. Inoltre sono stati osservati numerosi frammenti di coppi e di laterizi non significativi, molti dei quali moderni. Questi si rinvengono concentrati nei pressi di un fabbricato rurale in rovina. La ceramica acroma e quella comune si ritrovano poco più ad ovest del pianoro oltre un sentiero senza particolare concentrazioni. Tre solamente i frammenti riconducibili ad età romana.
143) Resti di pavimentazione stradale.
Patti (Me), Caurro. 15°1’50,01″E 38°8’27,312″N; 101 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, part. 31. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 19%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Vincolo boschivo. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 26 agosto 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,91 km2 (intervis. 7 U.T. 142, 143, 144, 145, 146, 147, 148, 164). Rad. sol. ann. 1.172.810,90 WH/m 2. Dist. sorg. 116 m. Dist. torr. 201 m. Dist. mare 912 m.
Lacerti di pavimentazione stradale e di crepidini sono visibili 150 m circa a valle del moderno percorso della S.S. 113 in corrispondenza del km 69+ 200. Si tratta della vecchia via pubblica che provenendo NO, nei pressi della chiesa del Salvatore a Mongiove iniziava la sua salita verso Tindari, a SE, passando per le località di Rosella, Fontana Murata Nel Rivelo del 1607 nella contrada risulta dichiarata una sola casa con una torre. Baragona 2010, p. 65
, Caurro. Dal bivio di Locanda proseguiva per Carrubbaro e discendeva ad Oliveri. La più antica menzione, che ne attesta tra l’altro la valenza comprensoriale, è contenuta in un documento dell’Archivio Storico Comunale di Patti del 23 gennaio 1623: «La città di Patti e terra di Samperi mandino pure li loro genti con il capomastro ad acconciare le strade, incomenzando dalla chiesa del Salvatore insino alla bigliata della plaia di Oliveri, cozzando tutta quella strada..dalla chiesa del Salvatore insino a fontana murata di detto inchianato e da ditta fontana murata insino alla carrubba». ASC, Registri dei giurati, 1622-1623, 23.1.1623, f. 200.
Non sappiamo se la strada ripercorreva il tracciato della via Valeria, che poteva però discendere da Tindari passando per Scorcialupo e in corrispondenza di Monte di Giove piegare verso ovest. Esistono al riguardo testimonianze, anche se generiche, del rinvenimento durante lavori agricoli di spezzoni di pavimentazioni stradali Arlotta 1996, pp. 53-54 e n. 174.
nei vigneti al di sotto di Mongiove.
144) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Masello Caracausi 1994, II, s.v. Masella, p. 980.
. 15°1’45,343″E 38°8’31,833″N; 82 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F., partt. Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 12%. Catast. Comune di Patti F. 15, part. 11, 24, 71. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. Ricognizione in data 16 giugno 2011, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,17 km2 (intervis. 9 U.T. 137, 138, 141, 142, 143, 145, 147, 148, 203). Rad. sol. ann. 1.230.745,02 WH/m 2. Dist. sorg. 73 m. Dist. torr. 267 m. Dist. mare 761 m.
Nell’oliveto circa 380 m a E delle case di contrada Masello, situate lungo la S.S. 113, la prospezione ha riscontrato un’unica ristretta area di frammenti fittili (circa 1.000 m2). I reperti ceramici individuati sono tutti d’età post-antica; tra questi si segnala una brocca in ceramica comune acroma e rivestita internamente da una sottile vetrina, e collocabile cronologicamente tra il XV ed il XVI secolo.
145) Resti di edificio di incerta interpretazione. Area di frammenti fittili di età protostorica ed ellenistico-romana.
Patti (Me), Monte di Giove. 15°1’36,959″E 38°8’51,203″N; 199,6 m 202 s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, partt. 1, 3; F. 15, part. D. 2. Bassa collina. Culminazione isolata. Esp. S; 10%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24, 25, 28 luglio, 2 e 9 agosto 2010, poco nuvoloso/poco nuvoloso/nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente (post incendio). Vis. 34,62 km2 (intervis. 73 U.T. 1. 2. 3. 4, 6. 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 17, 19, 22, 23, 24, 25, 26, 29, 35, 36, 37, 38, 39, 42, 43, 46, 47, 48, 51, 52, 53, 106, 107, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 132, 133, 134, 135, 137, 138, 139, 140, 141, 142, 143, 144, 147, 148, 151, 152, 157, 158, 159, 160, 161, 163, 164, 197, 203). Rad. sol. ann. 1.378.724,49 WH/m 2. Dist. sorg. 684 m. Dist. torr. 524 m. Dist. mare 287 m.
Resti di incerta interpretazione. Sulla sommità la piattaforma rocciosa viene a vista allungandosi per circa 100 m da NE a SE con profilo elissoidale. Vi sono visibili i resti di edificio di cui rimangono i lati NE, NO e SE (dim 5 x 2,5 m, alt sup. max 1,20 m) . La muratura è in scapoli di pietrame locale legato con malta, spessi 1,20 m. Nel conglomerato cementizio risultano presenti diversi frammenti di coppi moderni. L’edificio è accostato sul lato all’affioramento roccioso opportunamente regolarizzato con un taglio verticale per un’altezza di circa 1 m. La struttura era presumibilmente adibita a punto di osservazione. sommitale e si ritiene risalga ad età moderna. Non risulta nominata né dallo Spannocchi né dal Camiliani.
Sulla superficie sommitale, immediatamente ad O dei resti dell’edificio, si rinviene una prima concetrazione di materiale fittile e ceramico, estesa circa 2.500 m2, che si allunga per circa 10 m sino al margine SE del piccolo pianoro. Il materiale risulta in pari misura costituito da frammenti ceramici e da materiale struttivo, coppi, diversi con profilo poligonale, tegole, con listello dal profilo ribassato rispetto al quarto di cerchio, di cui due con labili tracce di pittura e forse pertinenti ad un edificio di una certa rilevanza. Tra la ceramica numerosi risultano i frammenti di ceramica d’impasto preistorica o protostorica. Un nucleo di reperti si data tra il V ed il III secolo a.C.: si tratta di esemplari di anfore greco-italiche, di ceramica a vernice nera (produzione cd. “Campana C”), di ceramica comune depurata. Sono presenti anche, in misura esigua, materiali di età post-antica: ceramica invetriata in verde, ceramica invetriata marrone (XVII-XVIII secolo).
146) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana e medievale.
Patti (Me), Monte di Giove; 15°1’39,866″E 38°8’47,709″N; 165 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part ) Bassa collina. Cresta del versante. Esp. E; 31%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24, 25, 28 luglio, 2 e 9 agosto 2010, Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 19,39 km2 (intervis. 36 U.T. 10, 12, 14, 15, 19, 22, 23, 38, 39, 42, 43, 47, 51, 52, 53, 106, 114, 115, 119, 120, 123, 124, 125, 132, 133, 137, 138, 141, 145, 157, 158, 159, 160, 161, 197, 203). Rad. sol. ann. 1.220.627,90 WH/m 2. Dist. sorg. 558 m. Dist. torr. 449 m. Dist. mare 309 m.
In corrispondenza del vertice dell’angolo SSE del monte, tra le isoipse 170 m e 160 s.l.m., si riscontra una denso affioramento di frammenti fittili su una superficie di circa 1.000 m2. I materiali osservati sono in parte simili a quelli individuati sulla sommità. Esigui in questa area risultano però i frammenti di ceramica d’impasto; ben rappresentatoè invece con anfore (greco-italiche), ceramica a vernice nera (produzione cd. “Campana C”), ceramica comune depurata, il materiale databile in età ellenistico romana. Numerose le tegole a impasto depurato, alcune con labili tracce di pittura. E’ stata riscontrata ceramica di età altomedievale, tra cui la parete di una brocca dipinta a bande “strette” (X-XIII sec.).
147) Area di frammenti fittili di età protostorica, greca e ellenistico-romana.
Patti (Me), Monte di Giove; 15°1’41,837″E 38°8’42,166″N; 112 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part. 1, 2, 3, 4, 5, 6, 8, 9, 10, 11, 61; 15, part. 2, 8, 11, 12, 17, 24, 102, 106, 122. Bassa collina Parte intermedia del versante. Esp. SO; 12%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24, 25, 28 luglio, 2 e 9 agosto 2010, Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 23,86 km2 (intervis. 45 U.T. 3. 47, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 17, 19, 22, 23, 28, 29, 35, 36, 38, 39, 42, 43, 51, 106, 118, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 133, 137, 138, 139, 141, 142, 143, 144, 145, 147, 151, 152, 159, 160, 161, 197, 203). Rad. sol. ann. 1.348.383,03 WH/m 2. Dist. sorg. 386 m. Dist. torr. 361 m. Dist. mare 461 m.
Poco più in basso dell’U.T. 146, sempre in corrispondenza del vertice dell’angolo SE del colle, si riscontra da quota 130 m s.l.m. sino a quota 30 m s.l.m. una dispersione a media concentrazione estesa oltre 13 ha di materiale fittile che si allarga a ventaglio interessando soprattutto il versante S ma anche quello SSE, incolti, e le superfici a debole pendenza alle pendici, coltivate a vigneto e a oliveto, a settentrione di una traccia che pare delimitarla. Tra i reperti assai consistente è la presenza di ceramica d’impasto, frammenti di olle e tazze con e senza lisciatura delle pareti, una fuseruola; cui si accompagna il rinvenimento di scarti di lavorazione dell’ossidiana. Numerosi sono i reperti riferibili tra il VI ed il II secolo a.C.. In particolare si segnala la presenza di ceramica geometrica (VI sec), di ceramica in vernice nera dalle produzioni di V-IV secolo fino alle ultime di II secolo a.C. (in particolare skyphoi e kylikes), di anfore di tipo greco-italico, di ceramica comune depurata e dipinta di IV-III sec. a.C. Per il resto la documentazione risulta costituita da frammenti di piccole dimensioni per la maggior parte non diagnostici di ceramica comune (diversi dei quali riconoscibili genericamente come di età romana ed altomedievale), grezza, frammenti di materiali struttivi tra cui molti coppi e tegole. Interessante la presenza di un peso fittile che trova riscontri in attrezzature per la pesca (peso da rete), di difficile datazione, probabilmente riferibile ad età protostorica.
148) Area di frammenti fittili di età protostorica, ellenistico romana e romana.
Patti (Me), Monte di Giove, Vigna, u Serru Caracausi 1994, II, s.v. Serro, p. 1522. Trischitta 1983, s.v. Sèrra, p. 1522.
. 15°1’48,252″E 38°8’39,82″N; 83 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, part ) Bassa collina. Piede del versante. Orlo di degradazione di frana. Esp. S; 29%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Fascia rispetto. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zone A e B. Ricognizione in data 28 luglio 2010, Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 10 km2 (intervis. 19 U.T. 10, 12, 14, 15, 39, 51, 133, 137, 138, 141, 142, 143, 144, 145, 146, 148, 160, 161, 197, 203). Rad. sol. ann. 1.338.052,47 WH/m 2. Dist. sorg. 270 m. Dist. torr. 196 m. Dist. mare 528 m.
Nel vigneto ai piedi del versante SE di Monte di Giove, immediatamente a SO di un poggetto, denominato U Serru, su cui sorge una casina signorile in rovina, si è identificata un’area di frammenti fittili estesa circa 100 m in direzione OSO-ENE su una superficie, a cavallo di un sentiero campestre, di circa 1 ha. Il sito presenta una continuità di frequentazione dall’età protostorica all’età romana. All’età del Bronzo possono essere riferiti alcuni frammenti di olle in impasto. Un gruppo di oggetti è databile tra il IV ed il II sec. a.C.: ceramica a vernice nera (soprattutto della produzione tardiva in cd. “campana C”), ceramica comune depurata. Un nucleo di materiali, purtroppo non caratterizzanti, sono comunque riferibili ad età romana, probabilmente tra la repubblica e l’inizio dell’età imperiale; in particolare è ceramica comune depurata e da fuoco, e materiale struttivo fittile I restanti materiali ceramici e da costruzione sono di età post-antica , databili soprattutto dal XIV al XVII secolo (invetriata marrone, invetriata verde, materiali da costruzione). Si segnala la presenza di un frammento di olla di età bizantina. Sul poggetto tranne un frammento di tegola con listello di età ellenistico-romana, non è stato rinvenuto materiale archeologico neppure reimpiegato nel piccolo edificio presente, risalente ad età moderna e che presenta una copertura con volta a botte, parzialmente crollata.
149) Area di frammenti fittili di età protostorica e romana.
Patti (Me), Monte di Giove. 15°1’34,273″E 38°8’45,818″N; 95 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part ) Bassa collina. Piede del versante. Esp. SO; 27%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data . Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 25,39 km2 (intervis. 40 U.T. 19, 22, 23, 28, 29, 36, 38, 39, 42, 43, 47, 51, 106, 114, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 124, 125, 137, 138, 141, 145, 149, 151, 152, 197). Rad. sol. ann. 1.307.962,50 WH/m 2. Dist. sorg. 570 m. Dist. torr. 612 m. Dist. mare 440 m.
Quasi al piede del versante meridionale del monte, circa 230 m a SE di una cabina elettrica, si è riscontrata una ristretta area di materiale fittile (circa 700 m2) costituita prevalentemente da frammenti di ceramica d’impasto (pithoi) di età protostorica. E’ stato rinvenuto frammisto anche qualche frammento di ceramica a vernice nera (“campana C”) e più numerosi frammenti di contenitori in ceramica comune genericamente attribuibili ad età romana.
150) Area di frammenti fittili di età protostorica, greca e romana.
Patti (Me), Monte di Giove, Rosella Caracausi 1994, II, s.v. Roselle, p. 1383.
. 15°1’37,001″E 38°8’42,873″N; 92 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, partt 2, 4, 9, 61. Bassa collina. Piede del versante. Esp. SO. Pend 27%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Faglia Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24 e 25 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 22,95 km2 (intervis. 36 U.T. 3, 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 22, 23, 28, 29, 36, 39, 42, 43, 51, 106, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 125, 137, 138, 141, 145, 151, 152, 197). Rad. sol. ann. 1.328.736,11 WH/m 2. Dist. sorg. 464 m. Dist. torr. 491 m. Dist. mare 473 m.
Lungo la pendice meridionale del Monte di Giorve, a monte di un sentiero che lo costeggia portando circa 350 m a NO ad una cabina elettrica, si osserva una consistente dispersione di materiale fittile, estesa 90 m in direzione ONO-ESE, su una superficie di circa 2.500 m2. E’ possibile distinguere nuclei ben distinti di materiali, che indicano una frequentazione abbastanza continua del sito. Un gruppo si caratterizza per la presenza di due frammenti di ossidiana e da un frammento di ceramica databile al Neolitico, cui si aggiungono numerosi frammenti di ceramica d’impasto d’età protostorica, databile al Bronzo medio e recente: si tratta di olle e altri oggetti purtroppo non identificabili a causa dello stato molto frammentato dei reperti; presente un orlo probabilmente pertinente ad una scodella con decorazione incisa, con possibili cfr. con reperti dell’età del Ferro (VIII-VII a.C.: si veda anche Da Zancle a Messina, vol. II.1, p. 191). Un secondo nucleo è costituito da ceramica databile tra V ed il III secolo a.C.: si tratta di ceramica a vernice nera e di ceramica comune depurata, in particolare forme aperte (skyphoi, crateri); un esemplare è malcotto. Sono presenti tegole con impasti arcaici. Un altro nucleo è riferibile alla prima età imperiale: ceramica comune depurata, ceramica da fuoco ed una parete di un vaso in sigillata orientale, di non facile attribuzione a causa dello stato di conservazione del frammento, ma probabilmente “A”. Vi sono inoltre alcuni frammenti di oggetti databili tra il VII-VIII secolo ed il XII secolo (ceramica comune dipinta a bande); da ultimo esemplari di ceramica moderna (invetriata marrone). Da segnalare la presenza esigua di materiali da costruzione.
151) Area di frammenti fittili di età preistorica/protostorica, ellenistico-romana e medievale.
Patti (Me), Monte di Giove, Rosella. 15°1’31,008″E 38°8’40,666″N; 58 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, partt. 8, 10, 1. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 6%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. Riserva Naturale tipo A. Ricognizione in data 24 e 25 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 18,85 km2 (intervis. 24 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 23, 28, 36, 39, 51, 106, 117, 118, 121, 122, 123, 145, 149, 150, 152). Rad. sol. ann. 1.202.329,39 WH/m 2. Dist. sorg. 513 m. Dist. torr. 441 m. Dist. mare 627 m.
Tra il sentiero che costeggia le pendici meridionali di Monte di Giove e le pendici di Monte Boschetto, circa 200 m a N della case di contrada Masello, è visibile una consistente dispersione di materiale fittile e ceramico, estesa da E a O per circa 170 m su una superficie di oltre 2 ha. Sono stati individuati tre nuclei di lavorazione dell’ossidiana. Il materiale ceramico raccolto presenta un piccolo nucleo di ceramica di età protostorica, alcuni frammenti riferibili ad età ellenistico-romana (IV-III a.C.), in particolare un esemplare di anfora greco-italica ed uno skyphos in ceramica comune, una kylix e una pisside in vernice nera, un frammento in vernice rossa databile al I sec. a.C.. Da segnalare la presenza di un’ansa di una brocca in ceramica acroma dipinta a bande, databile intorno al XII sec.. Il resto dei materiali non è particolarmente caratterizzante, con l’eccezione di quello riferibile ad età post-antica, gran parte di età moderna (ceramica comune acroma, invetriata marrone, materiale da costruzione).
152) Rinvenimenti sporadici di materiali fittili di età protostorica ed ellenistico romana.
Patti (Me), Monte di Giove, Rosella. 15°1’33,604″E 38°8’36,564″N; 72 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, partt. 22, 215. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 6%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. Riserva Naturale tipo A. Ricognizione in data 28 luglio 2010. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 13,61 km2 (intervis. 19 U.T. 3, 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 23, 28, 36, 145, 147, 149, 150, 151, 203). Rad. sol. ann. 1.014.831,03 WH/m 2. Dist. sorg. 391 m. Dist. torr. 468 m. Dist. mare 686 m.
Dirimpetto a Monte di Giove, lungo le pendici di Monte Boschetto, circa 100 m a NE della case di contrada Masello è stata riscontrata un’area di frammenti fittili e ceramici di oltre 4.000 m2, estesa circa 170 m in direzione NO-SE. Il materiale ceramico individuato è principalmente d’età post-antica, con l’eccezione di un frammento in vernice nera (II sec. a.C.) e di alcuni frammenti di ceramica comune depurata. Alcuni frammenti di ceramica non tornita potrebbero essere attribuiti ad età protostorica.
153) Area di frammenti fittili di età protostorica e tardo-repubblicana
Patti (Me), Monte di Giove. 15°1’39,602″E 38°8’54,492″N; 93 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 15, part. 02. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 41%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Faglia Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati.Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24 e 25 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 0,15 km2 (intervis. 1 U.T. 164). Rad. sol. ann. 805.600,73 WH/m 2. Dist. sorg. 1.146 m. Dist. torr. 34 m. Dist. mare 105 m.
Sul versante NE di Monte di Giove si è individuata lungo una linea di ruscellamento una ristretta area di frammenti fittili e ceramici. La maggior parte dei materiali ceramici risulta costituita da frammenti di contenitori in impasti non torniti, spesso con steccatura esterna, probabilmente tutti di età protostorica, o comunque in buona parte. Inoltre si segnala la presenza di ceramica romana, tardo-repubblicana (vernice nera della cd. produzione “campana C” e ceramica comune depurata). Un piccolo gruppo di materiali sono riferibili ad età medievale (ceramica comune acroma). Data la elevata acclività del punto in cui si è riscontrata l’area di materiali è verosimile che siano stati dilavati dall’area sommitale della collina.
154) Rinvenimenti sporadici di materiale fittile
Patti (Me), Monte di Giove, Vaddi a Sorba Caracausi 1994, II, s.v. Sorba, p. 1550. Fitoponimo.
. 15°1’34,743″E 38°8’57,911″N; 98 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 14, part. 1. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. N. Pend 43%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 24 e 25 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 7,85 km2 (intervis. 8 U.T. 1, 2, 3, 4, 6, 7, 8, 9). Rad. sol. ann. 798.083,47 WH/m 2. Dist. sorg. 1.198 m. Dist. torr. 188 m. Dist. mare 75 m.
Il versante NNO del monte, tra le isoipse 90 e 100 m s.l.m., presenta tracce di effimeri tentativi di antropizzazione in tempi moderni (impianto di un mandorleto terrazzato su muretti a secco). Ne sono traccia alcuni sporadici rinvenimenti sporadici di frammenti coppi e tegole post-medievali.
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155) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Monte di Giove, Pizzu Casteddu1. 15°1’27,286″E 38°8’57,019″N; 75 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 13, part. D 304. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NO. Pend 10%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 20 giugno 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 29,01 km2 (intervis. 41 U.T. 1, 2, 3, 4, 6, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 19, 22, 23, 28, 29, 35, 36, 38, 39, 43, 46, 47, 48, 51, 52, 53, 106, 107, 114, 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 122, 123, 125). Rad. sol. ann. 1.138.044,32 WH/m 2. Dist. sorg. 1.135 m. Dist. torr. 596 m. Dist. mare 132 m.
Su un piccolo ripiano, lungo il versante NO, si sono osservate diligentemente ammucchiate una serie di tegole romane, anche di grandi dimensioni, molte con listello dal profilo superiormente piano, evidentemente raccolte nei paraggi nel corso di un sopralluogo. La ceramica individuata nello stesso punto e negli immediati dintorni è molte esigua e non caratterizzante: tuttavia un frammento (parete in ceramica comune depurata) è attribuibile ad età romana. Nonostante il microtoponimo, Pizzu Casteddu, molto promettente, non si sono osservate strutture edilizie.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Casteddu, p. 334. Più che significato di apprestamento fortificato nel nostro caso il toponimo sembra indicare un luogo erto.
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156) Area di frammenti fittili di età preistorica, protostorica, arcaica, e romana
Patti (Me), Monte di Giove, Grotte1. 15°1’28,419″E 38°9’0,541″N; 25 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 13, part. D 304. Bassa collina. Piede del versante. Orlo di degradazione di frana. Esp. N; parete sub-verticale. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Incolto e incolto roccioso. P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data28 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 11,02 km2 (intervis. 11 U.T. 1, 3, 4, 7, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 28). Rad. sol. ann. 853.028,06 WH/m 2. Dist. sorg. 1243 m. Dist. torr. 627 m. Dist. mare 6 m.
Ai piedi del versante settentrionale di Monte di Giove, circa 210 m a E dal punto in cui termina la strada asfaltata che conduce alla spiaggia, è osservabile una colata di materiale fittile che incombe precipite sulla battigia. Tra i reperti, recuperabili con estrema difficoltà, si segnalano uno strumento litico (lama), un nucleo e diverse schegge di lavorazione di ossidiana, un frammento di scodella troncoconica ceramica bicromica databile al Neolitico Medio.. La restante parte del materiale fittile è costituita in stragrande maggioranza da frammenti ceramici di età protostorica: si segnala una tazza in ceramica d’impasto di tipo “appenninico”, databile tra il XVIII ed il XV sec. a.C. Altri reperti rinvenuti sono riferibili genericamente ad età romana (ceramica comune) ed anche ad età medievale (ceramica comune acroma).
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Grotte, p. 763. Oggi non sono più presenti, forse erose dal mare.
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180) Insediamento di età ellenistico romana.
Patti (Me), Scarrata. 15°1’9,727″E 38°5’19,802″N; 474 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, part. 191. Alta collina. Piede del versante. Esp. SO. Pend 24%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose. Ricognizione in data 24 settembre 2010, pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 0,97 km2 (intervis. 9 U.T. 168, 169, 170, 171, 172, 173, 174, 175, 179). Rad. sol. ann. 1.387.005 WH/m 2. Dist. sorg. 351 m. Dist. torr. 47 m. Dist. mare 5.506 m.
Circa 150 m a S.O. di Monte Scarrata ed altrettanti dalla curva della S.P.119, a meridione delle case di contrada Masseria, si è identificata un’area di frammenti fittili di circa 3.600 m2, che si sviluppa per circa 140 m da OSO a ENE. Tra i reperti, insieme a molti scapoli di pietra ed anche di ardesia, qualche scoria di lavorazione di metalli, numerosi sono i frammenti di tegole, diverse con listello di cui una con il profilo rastremato verso l’alto, e di anfore, brocchette e contenitori in ceramica comune depurata. Sono tutti d’età antica: quelli caratterizzanti e datanti sono collocabili in dall’età medio-repubblicana agli inizi dell’impero (IV sec. a.C-I sec d.C..). Si tratta di un orlo di un’anfora greco-italica, un orlo di una brocca in ceramica comune, che trova confronti con rinvenimento da scavo nella città, un olpe in ceramica comune.. Anche i numerosi materiali fittili struttivi individuati sono quasi tutti riferibili ad età antica.
L’insieme dei materiali è in via ipotetica riferibile ad un insediamento rurale di età ellenistica romana.
Alla U.T. va riferita la notizia orale del rinvenimento nella seconda metà del XX secolo da parte di un contadino della zona, già deceduto al momento della prospezione, di un ripostiglio di monete contenute in un vaso.
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181) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana (III-II a.C.) e romana (I a.C. – II d.C.).
Patti (Me), Scarrata. 15°1’9,232″E 38°5’27,556″N; 493 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 157, 191. Alta collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 3%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. Zona B0. Ricognizione in data 24 settembre 2010, pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 1,28 km2 (intervis. 7 U.T. 96, 97, 98, 182, 187, 190, 192). Rad. sol. ann. 1.263.236,67 WH/m 2. Dist. sorg. 548 m. Dist. torr. 187 m. Dist. mare 5.434 m.
In corrispondenza della prima curva che la S.P. 119 descrive a meridione delle case di contrada Masseria, nel campo a valle del tracciato, si è identificataun’area di dispersione di frammenti fittili a bassa densità (circa 3.800 m2) che si estende con andamente NNO SSE dalla strada in direzione di Monte Scarrata per circa 90 m delimitato a settentrione da un muro a secco, interessando circa 1 ha di superficie. La documentazione è costituita oltre che da materiale struttivo, frammenti di coppi forse di età arcaica, tegole con listello di cui una con resti di malta, per la maggior parte da reperti riferibili ad età romana (I a.C. – II d.C.), pur se non particolarmente caratterizzanti (pareti in ceramica comune depurata e di anfore). Si segnala inoltre un frammento di una statuina in coroplastica (piede e parte gamba e panneggio figuraseduta), purtroppo non chiaramente identificabile, e databile in via preliminare tra il III ed il II secolo a.C. il cui ritrovamento non costituisce un caso isolato nella zona.
182) Area di frammenti fittili di età ellenistico-romana e romana (III-I sec. a.C.).
Patti (Me), Masseria, Monte della Cassa1. 15°1’15,654″E 38°5’55,063″N; 431 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sezz. nn. 600050e, 600090e; Catast. Comune di Patti F. 56, part. 44. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. SE. Pend 4%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 26 settembre e 01 ottobre 2011, poco nuvoloso/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 12,58 km2 (intervis. 21 U.T. 10, 11, 12, 14, 15, 39, 51, 55, 56, 57, 58, 66, 69, 70, 72, 73, 170, 181, 185, 187, 189). Rad. sol. ann. 1.398.695,60 WH/m 2. Dist. sorg. 366 m. Dist. torr. 260 m. Dist. mare 4.715 m.
Monte della Cassa è una modesta altura di forma elissoidale ai margini della S.P. 119, in corrispondenza del km 8. Si articola, all’estremità N e a quella S, in due dossi, separati da una sella attraverso la quale oggi passa la strada. Ad essi si sono ridossate rispettivamente a N le case di Masseria Greco e a S quelle di Masseria Sciacca. Un’ area di frammenti fittili (9.000 m2), mediamente distribuiti è stata riscontrata lungo il lieve pendio tra il dosso a N e la strada (160 m da N a S). Parte dei materiali paiono essere venuti alla luce di recente grazie all’impianto di un uliveto. Tra i reperti si è rilevata la presenza frammenti di ceramica grezza e di tegole con listello di età ellenistico-romana e romana. Frammenti fittili antichi tra cui ceramica a vernice nera di età classica, molto lucida, si rinvengono, come si è appreso dagli abitanti del posto, anche sul versante occidentale della collina e negli orti ommediatamente ai piedi. In particolare in questo versante nel corso della prospezione sono rinvenuti frammenti ceramici, di età ellenistico romana (III-I sec a.C.), con un significativo addensamento nel II sec. a.C. Si segnalano in particolare un olpe in ceramica comune, una pentola (che trova precisi confronti tra i reperti di Tyndaris I) e un piatto o coppa con orlo estroflesso in vernice nera, produzione cd. “Campana B o bioide”.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Cassa, p. 329. Un feudo con tale nome è ricordato a Randazzo.
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183) Insediamento rurale (II sec. a.C.-VI d.C.)
Patti (Me), Masseria Sciacca, chianu a Signura1. 15°1’27,136″E 38°5’51,28″N; 350 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sezz. nn. 600050e, 600090e; Catast. Comune di Patti F. 56, partt. 20,2 1. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. SE. Pend 16%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Contatto tettonico. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, pascolo. P.R.G. Aree costituite da argille scagliose. Ricognizione in data 20, 21 e 23 settembre 2011, pioggia leggera/poco nuvoloso/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,80 km2 (intervis. 3 U.T. 170, 184, 185). Rad. sol. ann. 1.391.718,30 WH/m2. Dist. sorg. 359 m. Dist. torr. 86 m. Dist. mare 4.599 m.
In corrispondenza di Monte della Cassa, a valle della S.P 119, km 8, è un’ampia superficie a debole pendenza delimitatata ad E da pendii accentuati che degradano verso la sottostante testata del torrente del Castello. Lungo i margini è visibile il basamento di un edificio in pietra a secco di forma rettangolare (20 x 19 m) perfettamente orientato E-O. Nei terreni incolti, adiacenti all’edificio, in pendio da NNE SSO per oltre 120 m, si rinvengono su una superficie estesa complessivamente circa 1,2 ha un’ingente quantità di frammenti fittili pertinenti a diversi periodi di frequentazione e di occupazione del sito che coprono, con varie interruzioni, comunque un arco cronologico dall’età protostorica al XIV secolo.
La presenza umana nell’area con un insediamento già in età protostorica in particolare è attestata dal rinvenimento di nuclei di lavorazione di ossidiana e da quello di numerosi frammenti di ceramica d’impasto. I reperti ceramici sono in massima parte d’età romana. Risultano presenti attestazioni fin dalla fine del II sec. a.C. (ceramica a vernice nera, tegame in vernice rossa interna d’importazione). I materiali si addensano tra la fine del I e la prima metà del II secolo d.C.: caratterizzanti vi risultano le attestazioni di ceramica sigillata di produzione africana (coppa tipo Hayes 8B prodotta in “A”) fine I,metà del II d.C, da cucina di produzione africana (tegame Lamboglia 10 A), numerosi frammenti in sigillata italica, lucerne, l’anfora vinaria locale Ostia II, 522-3; da segnalare la presenza di anfore importate dalla Tripolitania (Mau XXXV), dall’Africa proconsolare (Africana II) e dalla Betica, tutte riferibili allo stesso periodo o di poco posteriori. Un nucleo consistente è di ceramica comune depurata (da segnalare un catino già attestato negli scavi a Tindari, brocche e olpi). Ad età tardo antica (IV-VI sec. d.C.) sono invece riferibili un fondo di scodella in sigillata africana “D” con decorazione a stampigli databile al IV-V sec. d.C. e in ceramica comune (si segnala la presenza di un vaso a listello imitazione della forma in sigillata africana Hayes 91). Tra i reperti si è riconosciuto il frammento della vasca di un sarcofago fittile. Una ulteriore fase di frequentazione è testimoniata infine da frammenti di brocche in ceramica comune acroma, databili tra l’XI ed il XIV secolo. I materiali struttivi, tegole e coppi, rinvenuti anch’essi in grande quantità, sono in gran parte riferibili ad età romana.
I dati inducono ad ipotizzare l’esistenza di un insediamento rurale in età ellenistico romana cui se ne sovrappose un’altro nella prima e media età imperiale, la cui vita proseguì ininterrottamente almeno fino al VI sec. d.C.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Signora, pp. 1532-1533.
184) Area di frammenti fittili di età post-antica.
Patti (Me), Masseria Sciacca. 15°1’21,224″E 38°5’41,759″N; 410 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 56, partt. 19, 24. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. E. Pend 22%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati.Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Area a vegetazione arbustiva o erbacea. Pascolo. P.R.G. Fascia di rispetto del bosco. Ricognizione in data 22 ottobre 2011, molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 1,32 km2 (intervis. 9 U.T. 96, 97, 170, 183, 185, 187, 189, 190, 192). Rad. sol. ann. 1.274.803,68 WH/m 2. Dist. sorg. 110 m. Dist. torr. 132 m. Dist. mare 4.937 m.
Nel pendio sottostante la Masseria Sciacca, dove probabilmente doveva essere ubicata, secondo la tradizione locale, la chiesetta padronale di S. Maria, citata nella documentazione archivistica del XVI secolo, e poi scomparsa, si rinvengono su una fascia di 90 m dagli edifici della masseria a SO in direzione NE pochi materiali fittili, in gran parte struttivi, tutti d’età post-antica; si segnala la presenza di almeno due esemplari di brocche in ceramica comune acroma.
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185) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Montererì1, Mannino2. 15°1’29,811″E 38°5’35,095″N; 386 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 59, partt. 82, 83, 84. Alta collina. Parte intermedia del versante. Esp. N; 13%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, pascolo. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose. Ricognizione in data 22 luglio e ottobre 2011, sereno/molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente.Vis. 0,97 km2 (intervis. 8 U.T. 97, 98, 170, 182, 183, 184, 189, 190). Rad. sol. ann. 1.271.316,51 WH/m 2. Dist. sorg. 409 m. Dist. torr. 83 m. Dist. mare 4.950 m.
Nella vallata tra la testata del torrente Castello, Monte Montererì e Monte Scarrata, a metà strada tra le due alture, si nota un’area di frammenti fittili e ceramici di circa 2.500 m2 disposta, con orientamento NNE-SSO, a cavallo del sentiero per 164 m. I reperti ceramici individuati sono in gran parte d’età romana (datante un frammento di olpe in ceramica comune, assimilabile al tipo Olcese 2003, tipo 5). In gran parte riferibili ad età romana risultano anche i materiali struttivi.
I rinvenimenti con ogni probabilità si riferiscono ad una piccola struttura rurale di età romana.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Montererì, p. 1064.
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Mannino, p. 945. Antroponimo.
186) Area di frammenti fittili di età protostorica (età del bronzo) e romana.
Patti (Me), Montererì, Mannino. 15°1’44,546″E 38°5’31,008″N; 383 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 59, part. 87. Alta collina. Cresta del versante. Esp. S. Pend 26%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati.Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, pascolo. P.R.G. Fascia di rispetto del bosco. Ricognizione in data 22 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,57 km2 (intervis. 6 U.T. 170, 171, 172, 173, 174, 175). Rad. sol. ann. 1.434.633,66 WH/m 2. Dist. sorg. 544 m. Dist. torr. 230 m. Dist. mare 4.900 m.
Alle pendici SSO di Montereri, lungo una carreggiabile in terra battuta che costeggia alla base il monte, risultano sparsi sul terreno per circa 150 m, per una estensione di circa 3000 m2, frammenti ceramici costituiti oltre che da materiali in gran parte riferibili ad età romana (anfore, ceramica comune, laterizi, coppi e tegole), da un buon numero di reperti in ceramica non depurata, apparentemente non torniti e con allisciatura in superficie, che potrebbero essere riferiti alla media e tarda età del bronzo; presenti inoltre un piatto in maiolica databile tra XV e XVI secolo ed altri reperti post-antichi (ceramica comune acroma).
187) Resti di incerta interpretazione.
Patti (Me), Montererì. 15°1’47,396″E 38°5’43,064″N; 512 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. Catast. Comune di Patti F. 59, partt. 1, 86; Comune di Oliveri F. 7, part. 1. Alta collina. Culminazione e cresta del versante. Esp. SE. Pend 10%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati/Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno.. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Boschi. Latifoglie. Pascolo. Ricognizione in data 22 ottobre 2011 molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: Scarso. Vis. 26,94 km2 (intervis. 34 U.T. 7, 8, 10, 11, 12, 14, 15, 31, 39, 47, 51,56,57, 63, 65, 66, 69, 70, 72, 73, 96,97, 99, 165, 170, 171, 172. 173. 181. 182. 184. 190, 192, 196). Rad. sol. ann. 1.330.021,12 WH/m 2. Dist. sorg. 713 m. Dist. torr. 475 m. Dist. mare 4.488 m.
In cima a Montererì è visibile una piccola cerchia di pietrame tra cui parte di blocchi lavorati. Uno, di maggiori dimensioni, perfettamente levigato, emerge a poca distanza dal terreno in pendio sul versante ENE, inglobato nelle radici di una quercia. Non è stata riscontrata presenza di ceramica ma solamente qualche frammento di laterizi medievali o moderni.
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188) Fattoria (IV-III-I sec. a.C.). Epigrafe.
Oliveri (Me), Monte della Castagna1., Sperlinga2, Mannara3, Sparvieri, Nibidelli4. 15°2’20,728″E 38°5’49,904″N; 293 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Oliveri F. 7, part. 33. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. SE. Pend 22%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, pascolo. Ricognizione in data 22 luglio, 26 luglio, 1 agosto,14 settembre, 15 e 19 ottobre 2011,sereno/poconuvoloso/poco nuvoloso/sereno/poco nuvoloso/pioggia leggera/poco nuvoloso, grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,97 km2 (intervis. 1 U.T. 165). Rad. sol. ann. 1.348.742,35 WH/m 2. Dist. sorg. 444 m. Dist. torr. 69 m. Dist. mare 3.881 m.
Alle pendici SO di Monte della Castagna è una vecchia mandra diruta. Al suo interno si notano resti di strutture murarie e di pilastri a pianta quadrata pertinenti ad un edificio precedente. Sempre all’interno e nei prati circostanti è stata osservata una consistente area di frammenti fittili che si disperdono con media densità, occupando una superficie di circa 3 ha (dim. max 207 m in direzione NNO-SSE), sino all’impluvio del torrente Sparvieri. I reperti coprono un arco cronologico che va dall’età ellenistico-romana (ansa di anfora greco-italica, IV-III sec. a.C.) fino all’età medievale (brocche in ceramica comune acroma). E’ presente un buon numero di materiali edili, coppi e molte tegole con listello, riferibili ad età romana. Si segnalano gli esigui resti di un epigrafe forse in greco recante due sole lettere superstiti ZA con sottostante linea di ordinatio osservata all’interno della mandra diruta.
I materiali archeologici non permettono una precisa interpretazione dell’area, genericamente classificata molti decenni orsono in una segnalazione alla Soprintendenza5 come una villa romana. Più verosimilmente vi aveva sede, in una favorevole posizione topografica, ridossata ad un’altura boscata e nei pressi di risorse idriche, una piccola fattoria dedita allo sfruttamento delle risorse agricole, forestali e pastorali della zona, secondo un modello insediativo che appare analogo a quello dell’ U.T. 113..
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Castagna, p. 332. Forse cognome o fitotoponimo.
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Sperlinga, p. 1562-1563. TRISCHITTA 1983, s.v. Spilunca, p. 181.
3 TRISCHITTA 1983, s.v. Mandra, pp. 163-164.
4 CARACAUSI 1994, II, s.v. Nibidelli, p. 1106. Fitoponimo
5 Nell’archivio non esistono ulteriori dati né sulla data e l’autore della segnalazione, né sulle strutture e i materiali allora eventualmente osservati.
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189) Area di frammenti fittili di età protostorica.
Patti (Me), – Montalbano Elicona (Me) Portella Finocchiara1. 15°1’53,23″E 38°5’13,013″N; 518 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 59, part. 18 Comune di Montalbano Elicona F. 1, part. 1). Culminazione secondaria di crinale a dorsale. Esp. S. Pend 7%.Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli.Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 30 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 0,74 km2 (intervis. 0 U.T. ). Rad. sol. ann. 1.094.835,85 WH/m 2. Dist. sorg. 617 m. Dist. torr. 322 m. Dist. mare 5.209 m.
Sulla propaggine di Monte Saraceno protesa a ENE Portella Finocchiara, oggi con nessuna funzione viaria a dispetto del toponimo, si configuracome un piccolo pianoro sottostante oltre 136 m la cima del rilievo, orlato da fianchi molto acclivi e occupati da macchia arbustiva intricata. E’ raggiungibile attraverso un sentiero che si diparte da una mandra alle pendici NO dell’altura di Monte Saraceno e costeggia per un lungo tratto a mezza costa il versante. Vi si è individuata traccia di uno scavo clandestino molto accurato in corrispondenza del raccordo tra il pianoro e il brusco e rapido rialzarsi del pendio a OSO verso la cima di Monte Saraceno. Nei mucchi di terra intorno alla fossa (3 x 4 m) si sono osservati oltre a numerosi frammenti di tegole antiche ma non classificabili grumi e scorie di materiali metallici. E’ stata rinvenuta un’ansa di un vaso di medie dimensioni di età protostorica.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Finocchiara, p. 617. Terreno che produce finocchi.
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189 bis) Area di frammenti fittili
Oliveri (Me), Monte della Volpe1, Erbe bianche (Ervi janchi) 2. Sìdari. 15°1’37,701″E 38°6’23,673″N; 456 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6, part. 11. Alta collina. Cresta del versante. Esp. NE. Pend 12%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree parzialmente boscate o bosco degradato. Ricognizione in data 18 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 0,74 km2. Intervis. 0 U.T. (solamente la foce del torrente Elicona). Rad. sol. ann. 1.458.332,76 WH/m 2. Dist. sorg. 1342 m. Dist. torr. 49 m. Dist. mare 3.699 m.
Alle pendici NE di Monte della Volpe è stata osservata una distribuzione non uniforme e rada di frammenti fittili che interessa una superficie di circa 1.200 m2. Tra i materiali laterizi e ceramici medievali e moderni (invetriata verde, maiolica, terraglia) si è individuato un piccolo gruppo di materiali ceramici di età romana (ansa di anfora).
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. V olpe, p. 1719. Zoonimo.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Erbe bianche, p. 562. Fitotoponimo legato forse all’allevamento.
190) Area di frammenti fittili.
Oliveri (Me), Monte della Volpe, Erbe bianche (Ervi janchi). Sìdari1. 15°1’37,484″E 38°6’23,646″N; 470 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6, part. 11. Alta collina. Cresta del versante. Esp. NE. Pend 18%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. uoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree parzialmente boscate o bosco degradato Ricognizione in data 18 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 7,47 km2 (intervis. 8 U.T. 55, 170, 171, 181, 184, 185, 187, 192). Rad. sol. ann. 1.447.951,37 WH/m 2. Dist. sorg. 1220 m. Dist. torr. 157 m. Dist. mare 3.690 m.
Circa 200 m a ESE dalla cima più alta di Monte della Volpe (517 m s.l.m.), su una superficie piana, affiora una piccola area di materiali struttivi. L’area è stata interessata dallo scavo per la posa del metanodotto.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Sìdari, p. 1531. Antroponimo.
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191) Area di frammenti fittili di età ellenistico-romana. Rinvenimento sporadico di ossidiana.
Oliveri (Me), Erbe bianche (Ervi janchi). Sìdari. 115°1’42,274″E 38°6’17,897″N; 433 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6 , part. 11. Alta collina. Cresta del versante. Esp. S. Pend 23%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo Ricognizione in data 18 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 8,51 km2 (intervis. 3 U.T. 165, 167, 189). Rad. sol. ann. 1.314.297,45 WH/m 2. Dist. sorg. 1.584 m. Dist. torr. 214 m. Dist. mare 3.400 m.
Circa 600 m ad est di Monte della Volpe i lavori di realizzazione di un invaso artificiale hanno tagliato il pendio realizzando lato monte una parete terragna in cui si rileva alla profondità di circa 5 m dall’humus uno strato archeologico contenente frammenti ceramici di età romana. Nel terreno circostante l’invaso risultano presenti altresì numerosi frammenti tutti riferibili ad età romana. Si segnala la presenza di una coppa in ceramica comune databile tra il III ed il I sec. a. C. E’ stata rinvenuta anche una scheggia di lavorazione dell’ossidiana.
L’insieme dei materiali sembrerebbe indiziare la presenza di un insediamento rurale sulla cresta del versante esposta a NE e nell’area circonvicina a N della cima del Monte.
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192) Rinvenimento sporadico di materiali struttivi litici
Oliveri (Me), Erbe bianche (Ervi janchi). 15°1’50,994″E 38°6’10,116″N; 435 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6 , partt. 11, 13. Alta collina. Sperone di crinale a cresta. Esp. SO. Pend 6%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree parzialmente boscate o bosco degradato. PRG Zona agricola. Ricognizione in data 18 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 10,23 km2 (intervis. 9 U.T. 55, 56, 72, 170, 171, 181, 184, 197, 190). Rad. sol. ann. 1419696,95 WH/m 2. Dist. sorg. 1209 m. Dist. torr. 620 m. Dist. mare 3778 m.
Sono stati rinvenuti due ciottoli in pietra di medie dimensioni, ipoteticamente riferibili ad una struttura muraria.
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193) Area di frammenti fittili. Materiali architettonici.
Oliveri (Me), Erbe bianche (Ervi janchi). 15°2’7,525″E 38°5’57,471″N; 260 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6, partt. 13, 18; F. 7, 22, 30. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. E. Pend 5%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati.Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree parzialmente boscate o bosco degradato. Ricognizione in data 22 luglio 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,79 km2. (intervis. 2 U.T. 192, 188). Dist. sorg. 650 m. Dist. torr. 5 m. Dist. mare 3850 m.
Alle estreme pendici SE di Monte della Volpe, nei pressi di un ristagno d’acqua del torrente del Castello che in questa zona divide l’altura da quella di Montererì, si localizza una rada area di frammenti fittili, di pareti di anfora e scarsa ceramica comune estesa circa 300 m2 che potrebbe riferirsi ad una piccola struttura rurale. Sono stati rinvenuti, nei pressi di una mandra diruta, circa 100 m poco più a O, anche alcuni piccoli blocchi di arenaria con modanatura molto consunte.
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194) Patti (Me), Coda di Volpe1; 15°3’6,098″E 38°7’49,07″N2. 110 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 29, part ) Pianura. Esp. E; 1 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Zone agricole eterogenee. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. Ricognizione in data , sereno. Ricognizione in data 11 giugno 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 2,28 km2 (intervis. 1 U.T. 195). Rad. sol. ann. 1.253.562,03 WH/m 2. Dist. sorg. 505 m. Dist. torr. 134 m. Dist. mare 395 m.
L’Arlotta segnala genericamente, senza fornire ulteriori particolari, il rinvenimento di un tratto di lastricato stradale asseritamente da riferirsi alla via Valeria “alla base della Coda di volpe sul lato sud dell’autostrada Messina-Palermo, tra l’area di servizio e la galleria del Tindari”3. La prospezione non ha evidenziato i resti o comunque materiali ceramici significativi nell’area. E’ stata individuata una calcara moderna in disuso e i resti di un fronte di cava anch’esso moderno, forse quest’ultimo connesso ai lavori per la costruzione dell’autostrada.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Coda di Volpe, p. 417. Fitotoponimo.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 ARLOTTA 1996, p. 53.
195) Villa
Oliveri (Me), S. Leo1, Rocca Bianca2. 15°3’6,166″E 38°7’40,959″N; 4 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 6 partt. 21, 22, 23, 29, 30, 83, 400, 401, 422, 441, 442. Pianura. Piede del versante. Esp. E. Pend 35%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Ricognizione in data 24 e 25 luglio, 2, 8 e 9 agosto 2010, poco nuvoloso/molto nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso/ poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1, 27 km2 (intervis. 1 U.T. 194). Rad. sol. ann. 1.222.627,44 WH/m 2. Dist. sorg. 634 m. Dist. torr. 15 m. Dist. mare 516 m.
La località, in corrispondenza del km 65+139 della S.S. 113, è situata alle pendici di Monte Pecoraro, 2,9 km a S di Capo Tindari. Vi si accede dalla S.P. n. 107. Immediatamente ad est è una stazione di servizio dell’Autostrada A 20 Messina-Palermo. Sono presenti solamente alcune strutture abitative, ubicate al piede del versante. L’Amico di Castellalfero3 vi ricorda la cappella di San Leo.
Sino al 1970 da contrada San Leo4, allorchè la zona fu interessata dai lavori di costruzione del III tronco – 10° lotto dell’autostrada Messina Palermo, provenivano vaghe notizie di rinvenimenti di materiali di età ellenistico-romana che non avevano però dato luogo a verifiche o ricerche che confermassero le segnalazioni. Nel corso dei lavori la zona alle pendici della collina, utilizzata come cava anche prima dei lavori autostradali, fu in gran parte sbancata dai mezzi meccanici per la realizzazione dell’infrastruttura e in particolare della stazione di servizio sul lato monte del percorso (Tindari Nord). Vennero riportate in luce e sistematicamente e volontariamente distrutte in una sola notte, prima dell’arrivo delle forze dell’ordine, numerose testimonianze archeologiche. La Soprintendenza di Siracusa, cui allora spettava la competenza della tutela delle antichità del territorio, condusse sotto la guida del Bernabò Brea una breve indagine archeologica che accertò la presenza di strutture murarie pertinenti ad una villa romano-imperiale con adiacente necropoli . Di tale indagine dei rilievi e delle fotografie allora effettuate non esiste oggi più alcuna traccia negli archivi. Vennero rintracciate “una vasca termale a ferro di cavallo e un altro vano adiacente con pavimento a mosaico geometrico in bianco e nero che ci porta al I o II secolo d.C.” Durante le indagini vennero rinvenuti materiali (frammenti ceramici, musivi, vitrei, ecc.) che attestano la rilevanza e l’importanza del complesso archeologico. Fra di essi si distinguono: la base rettangolare (0,64 x 0,64 m) in arenaria grigia, pertinente probabilmente a un monumento funebre, sulla quale è visibile l’iscrizione: TIMONOS e un frammento di altorilievo marmoreo raffigurante il braccio sinistro di una figurache tiene in mano una corona floreale.
Pochi anni orsono, in occasione della costruzione di un fabbricato abusivo realizzato sulla sponda meridionale del torrente San Leo, sono stati messi in luce, a monte dell’edificio, alcuni tratti di strutture murarie della villa.
I cinque setti murari sono disposti, addossati perpendicolarmente al fianco del pendio, a distanza regolare l’uno dall’altro. Spessi circa 0, 60 m si conservano per un’altezza superstite che varia da 1 a 1,40 m. Le strutture sono state realizzate in conglomerato cementizio di scapoli di pietre di medie e grandi dimensioni e parzialmente intonacati. Uno dei muri ingloba un pilastro realizzato in blocchi di arenaria. E’ stata individuata una nicchia ovale, intonacata, del diametro di 0,45 m. Nel nuovo intervento di tutela la Soprintendenza ha recuperato numerosi frammenti ceramici, musivi ed alcuni pertinenti a intonaci dipinti di età romano-imperiale e la parte inferiore di una statua in marmo raffigurante, probabilmente, Artemide. Nel 2008 vennero compiuti alcuni sopralluoghi dalla Soprintendenza di Messina lungo le sponde del torrente San Leo che permisero di accertare la presenza di resti di strutture simili per tecnica costruttiva, impostate alla stessa quota. Risalendo ancora il corso d’acqua verso ovest, furono individuati altri tratti di strutture murarie crollate all’interno dell’alveo del torrente che portano ad ipotizzare che il complesso si sviluppasse su più terrazze. Più a nord si notano altri tratti di strutture murarie difficilmente leggibili a causa delle trasformazioni subite dal paesaggio e della fitta vegetazione che ricopre la collina. E a circa 350 m a SSE del torrente S. Leo sulla collina soprastante le gallerie autostradali in corrispondenza del castello di Oliveri (galleria Oliveri) sono visibiliabbondanti resti di conglomerato cementizio e di materiali laterizi, coppi, tegole e mattoni di età romana (vedasi anche U. T. 196). Più in basso, a N e a E, la presenza di strutture sotto il livello del suolo è stato confermato diverse campagne di indagini geofisiche condotte a partire dal 2007 dall’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia di Roma e dall’Osservatorio Sismologico dell’Università di Messina, al fine di verificare l’ipotesi che nella contrada San Leo potesse essere ubicato l’antico porto di Tindari5.
Solamente parte dell’area, oltre 4 ha, a causa del divieto di ingresso da parte dei proprietari, è stata ricognita nel 2010. Vi si è rinvenuto ancora abbondante materiale struttivo; tegole dal bordo ingrossato di età greca (VI-V sec.), monumentali di età romana, coppi dall’orlo ispessito, molti mattoni databili al I sec. d.C. I reperti consentono di ricostruire l’esistenza di un edificio di buon livello. Significativa appare al riguardo la presenza di strutture in laterizio con mosaici e opus sectili pavimentali, di tessere di mosaici, di resti di intonaci, di cruste marmoree, di frammenti di dischi di colonnine fittili e mattoni, relativi ad un’ area porticata, di resti di suspensurae. Molte le pareti di anfore commerciali. In particolare dall’alveo del torrente S. Leo provengono numerosi frammenti di mattoni e di pavimentazioni in opus signinum. Forse alcune strutture della villa erano ancora visibili ancora nel XVIII sec. e sembrerebbero comparire, planimetria e veduta prospettica, in due acquerelli di Luigi Mayer (eseguiti prima del 1776) conservati nel Museo civico di Castello Ursino (Catania) (inv. n. 7846).
Le evidenze riscontrate, materiali e strutture, attestano l’esistenza in contrada San Leo di un vasto e articolato complesso residenziale. La sua articolazione ci rimane e forse rimarrà per sempre ignota. Per quanto riguarda la cronologia non è possibile fare affermazioni puntuali ma in base ad alcuni materiali rinvenuti nella località doveva già esistere sin dal VI-V sec. un insediamento, in tutta evidenza connesso ad un approdo. A questo si sovrappose tra il I a.C. e il II sec. d.C., una ricca struttura residenziale e produttiva. Molto probabilmente la frequentazione dell’area si è protratta fino al V sec. d.C. come attestano alcuni frammenti ceramici più tardi. L’ubicazione, sulla linea di costa, l’assenza di un retroterra produttivo agricolo, induce a ipotizzare che ci si trovi in presenza di una struttura in rapporto diretto con il mare e più specificatamente con le attività di pesca del tonno, di lunga tradizione a Tindari, una villa marittima, di cui sono stati scoperti brandelli di quella che era la parte residenziale ma con una pars fructuaria che doveva essere consistente.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. San Leo, p. 1429. La località è riportata nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel Von Schmetteau. SCHMETTEAU 1995, tav. 6.
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Rocca Bianca, p. 370.
3 AMICO DI CASTELLALFERO in DI MATTEO 1994, p. 139.
4 CARACAUSI 1994, II, s.v. , Dizionario onomastico della Sicilia, Palermo, 1994, II, s.v. s.v. San Leo, p. 1429. D. Trischitta, Toponimi e paesaggio nella Sicilia orientale, Napoli, 1983, s.v. Vaddi, p. 185.
5 BOTTARI et ALII 2007a, p. 67; BOTTARI et ALII 2007b, p. 15. BOTTARI. et ALII 2008, p. 313.
196) Area di frammenti fittili edi età protostorica, ellenistico romana e romana.
Oliveri (Me), Ficarazze1, Ficarazzate, Comitale2. SS 113 km 64 + 719; 15°3’4,72″E 38°7’21,115″N; 106 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Oliveri F. 2, partt. 63. 69. 134, 153, 215. F. 6, part. 22. Bassa collina. Parte intermedia di versante. Esp. SE. Pend 27%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati/Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Area a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. Ricognizione in data 16 ottobre 2010 e 22 luglio 2011, molto nuvoloso/ sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 8,16 km2 (intervis. 5 U.T. 165, 166, 187, 199, 200). Rad. sol. ann. 1.327.393,17 WH/m 2. Dist. sorg. 482 m. Dist. torr. 129 m. Dist. mare 961 m.
Nella scarpata a ridosso del percorso della SS 113 nei pressi di una struttura per la raccolta idrica dell’acquedotto comunale si riscontrano pochi frammenti fittili antichi, per lo più frammenti laterizi (coppi e tegole) antichi ma non significativi. Sul lato opposto della strada, sulla collina soprastante le gallerie autostradali in corrispondenza del castello di Oliveri (galleria Oliveri), sono visibili abbondanti resti di conglomerato cementizio, di calcinacci e di materiali laterizi, coppi, tegole e mattoni di età romana. Tra i materiali ceramici individuati, pur se esigui, alcuni sono caratterizzanti: due frammenti sono riferibili a ceramica d’impasto d’età protostorica; tre frammenti databili ad età ellenistico-romana (ceramica comune, vernice nera e probabilmente anfora); tre frammenti infine ad età post-antica (invetriata marrone, ceramica comune acroma). Un percorso in disuso risale l’altura da SSO, utilizzando la disposizione a rampa del versante, in modo abbastanza agevole tanto da far ipotizzare che altrettanto potesse fare in questo punto in antico anche la via Valeria piuttosto che inerpicarsi lungo il pendio alla base del Santuario come sempre si è ipotizzato (vedi U.T. 194).
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Ficarazza, p. 606. Fitotoponimo. Forse più che i fichi d’india i fichi selvatici.. Il trischitta richiama l’importanza del toponimo che indica una siepe spinosa che cinge i poderi TRISCHITTA 1983, s.v. Ficarazzi, p. 151.
2 Il toponimo non è stato rinvenuto sui maggiori repertori.
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197) Area di frammenti fittili di età medievale e moderna.
Patti (Me), I Castagni1, Paleologo2. 15°2’29,043″E 38°7’34,032″N; 365 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sezz. nn. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 28, partt. s.n.(ex 390), 663, 664, 384,388, 389. Bassa collina. Culminazione secondaria. Area sommitale. Esp. NE; 8 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 21 luglio 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 9,69 km2 (intervis. 16 U.T. 7, 14, 15, 134, 135, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 160, 164, 199, 201, 203). Rad. sol. ann. 1.207.780,94 WH/m 2. Dist. sorg. 513 m. Dist. torr. 141 m. Dist. mare 1.411 m.
L’ampia zona semipianeggiante che sovrasta a SE, da quota 330 m s.l.m., l’abitato di Scala, nonostante l’apparenza geomorfologica promettente e alcune notizie su ritrovamenti avvenuti in passato in particolare nella zona di Pizzo dell’Uovo3, non ha rivelato durante la prospezione, avvenuta in condizioni favorevoli dopo la fresatura degli oliveti, resti e materiali significativi riconducibili ad età antica. Una ristretta area di frammenti fittili e ceramici è stata individuata solamente nella proprietà Paleologo. Il materiale ceramico individuato è quasi esclusivamente riferibile ad età post-antica (medievale e moderna). Unico frammento forse databile ad età romana è un’ansa di una brocca o olpe in ceramica comune.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Castagni, p. 333. I castagni sono assenti nella zona.
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Paleologo, p, 1147. Cognome di un recente e attuale proprietario.
3 Nel giardino della villa Anversa (15°2’28,009″E 38°7’56,084″N) sono visibili una ventina di dischi di colonne fittili verosimilmente di età ellenistico-romana del tipo attestato a Tindari oltre a blocchi squadrati di arenaria.
198) Segnalazione resti stradali.
Patti (Me), Pizzo della Carruba1, Locanda2, 15°2’46,389″E 38°8’0,545″N3; 170 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 29, partt. 37, 38. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 21 %. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Pascolo P.R.G. E1 Zona agricola. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 11 giugno 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 1,68 km2 (intervis. 4 U.T. 197, 199, 201, 202). Rad. sol. ann. 1.197.589,38 WH/m 2. Dist. sorg. 199 m. Dist. torr. 150 m. Dist. mare 778 m.
Secondo quanto riferisce l’Arlotta4 in un punto tra Coda di Volpe e la cima del Pizzo della Carruba, più precisamente “nel tratto pianeggiante che va verso il bivio di Locanda” era “un tempo visibile”, un tratto di lastricato stradale asseritamente da riferirsi alla via Valeria. La prospezione nell’intento di verificare l’attendibilità della notizia ha effettivamente individuato, nell’area indicata anche se genericamente, a margine della S.S. 113 (km 66+ 790) una pavimentazione in lastre rettangolari di pietra arenaria che si è però rivelata recente e pertinente in tutta evidenza a una piattaforma per la posa di un palo dell’energia elettrica.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Carruba, p. 317. Fitotoponimo. Ancora presenti nell’area di Tindari numerosi esemplari.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Locanda, p. 873. Il fondaco era situato, come risulta dalla cartografia storica (si tratta della prima carta post unitaria alla scala 1:50 000, su rilievi 1865 aggiornati, F. 135, I.G.M. n. inv. 8022 clas. 11 t 11 A3), nei pressi dell’attuale incrocio tra S.S. 113 e e via A. Manzoni sul luogo oggi occupato dall’Osteria “Pane e Vino”.
3 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
4 ARLOTTA 1996, p. 53.
199) Rinvenimento di materiali dì età romana.
Patti (Me), Santa Panta1. 15°2’58,796″E 38°8’14,292″N; 190 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 18, partt. 6, 7, 8, 27, 29. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. O/SO. Pend 10%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Area a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Incolto roccioso/ Oliveto (recente impianto). P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 11 giugno 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 7,97 km2 (intervis. 8 UT 14, 15, 134, 140, 197, 198, 201, 202). Rad. sol. ann. 1.303.867,81 WH/m2. Dist. sorg. 1455 m. Dist. torr. 215 m. Dist. mare 445 m.
Il materiale individuato nella porzione orientale di una località nota per la presenza di un’area di necropoli, pur se esiguo, permette di individuare una presenza d’età romana, con reperti soprattutto collocabili tra la fine della repubblica ed il primo secolo d.C. (anfora vinaria egea Camulodunum 184 e anfora vinaria italica Dressel 2-4); è presente altresì un frammento di skyphos in vernice nera databile al III sec. a.C. Tra i materiali da costruzione sono attestate tegole e coppi che possono essere attribuiti ad età romana.
1 Antroponimo.
200) Area funeraria. Necropoli con tomba monumentale. (IV sec. a.C.-I d.C.)
Patti (Me), Santa Panta, 15°2’52,343″E 38°8’24,296″N; 166 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 18, part ) Bassa collina. Bassa collina. Cresta del versante. Esp. E; 48%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Incolto, incolto roccioso P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 11 giugno 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 0,74 km2 (intervis. 2 U.T. 197, 199). Rad. sol. ann. 1.098.345,36 WH/m 2. Dist. sorg. 1430 m. Dist. torr. 413 m. Dist. mare 584 m.
Il toponimo Santa Panta è probabilmente da ricondurre al cognome Panta attestato nella zona di Patti. Sul declivio insiste una delle aree di necropoli di Tindari, nota già nelle ricerche del XIX secolo. Nel 1896 Antonio Salinas vi condusse, nelle proprietà del barone Sciacca, scavi ed esplorazioni rimasti inediti (vedi allegato). Furono rinvenute alcune sepolture, per la maggior parte, ìn muratura di pietre e laterizì che restituirono anelli ed orecchini d’oro1. Nell’area, avvolto dalla vegetazione, e mai inspiegabilmente indagato, è visibile un cospicuo mucchio di pietrame che forma un microrilievo. Da sempre si ritiene sia pertinente ad un monumento funerario. Alcuni indagini svolte dalla Soprintendenza nel 2003 hanno portato, a sud del monumento, alla scoperta di modeste sepolture “in cassa di laterizi” che sono state ascritte dagli scavatori ad “età ellenistica”2.
A O ed a ONO del cumulo di pietrame la prospezione ha individuato un’area di frammenti fittili e ceramici ad alta densità, approssimativamente semicircolare estesa su una superficie di oltre 2,3 ha e avente un raggio di almeno 200 m.
Tra i materiali presenti si è individuato un’interessante nucleo di materiali ceramici compresi tra la fine del IV secolo a.C-inizi III sec. aC. e il I sec. a.C: in particolare sono da segnalare un fondo di anfora greco-italica, sei unguentari in ceramica comune e una coppetta in vernice nera, di produzione cd. Campana C. Le attestazioni individuate non vanno oltre la prima età imperiale (anfora Dressel 2-4, ceramica comune). Presente inoltre anche materiale post-antico (ceramica acroma).
1 Lo Scaffidi menziona alcune scoperte avvenute nella località nel corso del XIX secolo: “sepolcri ancora simili a quelli della contrada Scrozzu e Mendolito..scoperti, or è molti anni..In tre di essi in mezzo alle ossa, si son trovati tre paia di orecchini d’oro, che oggi arricchiscono la bellissima collezione che è nel museo del barone Sciacca..”.SCAFFIDI 1895, pp. 68-69. Il toponimo è riportato anche nella pianta a p. 73.
2 PAVIA-RAVESI-SARDELLA. 2005, p. 89.
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201) Area funeraria. Necropoli.
Patti (Me), Scrozzu1. 15°2’49,66″E 38°8’22,557″N; 240 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 17, partt. 220, 217, 236, 237, 241 ; F. 18, partt. 5, 26, 28) (rivedere), Bassa collina. Cresta del versante. Esp. SE; 14%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Area a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo, incolto, incolto roccioso, oliveto. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 29 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 8,61 km2 (intervis. 3 U.T. 197, 198, 199). Rad. sol. ann. 1.349.560,11 WH/m 2. Dist. sorg. 756 m. Dist. torr. 325 m. Dist. mare 712 m.
Circa 100 m a SO dell’U.T. 200 la porzione del versante collinare digradante da Santuario verso Coda di Volpe, è conosciuta come Contrada Scrozzo, un antroponimo. Vi si accede dalla S. P. 107, dal marciapiede opposto a quello adiacente alla c.d. Porta a Tenaglia, dopo aver superato un tratto superstite della cinta muraria cittadina che in questa zona, emergendo per poche decine di centimetri dal terreno, punta verso settentrione. L’area è interessata da un’altro settore di necropoli identificata sin dal XIX secolo.2 Le ricerche più recenti risalgono agli scavi effettuati nel 1956 da Ferruccio Barreca. Lo studioso riportò alla luce, sovrapposte su più livelli, 69 sepolture che datò tra I sec. a.C. e II sec. d.C.
Il lembo di necropoli comprendeva sia sepolture a inumazione che ad incinerazione. Le prime si presentavano in genere in semplici fosse o con spalle in muratura coperte alla cappuccina. Un cadavere era stato deposto completamente avvolto in una lamina di piombo. Olle di terracotta chiuse da coperchi e urne di piombo erano invece utilizzate nel rito dell’incinerazione. Alcune deposizioni cinerarie risultarono effettuate in due ambienti con colombari alle pareti. Altre tombe erano ubicate in recinti in muratura. Alcune tombe, ritenute tarde, erano segnalate da monumenti funerari a base quadrata o a schiena d’asino. I corredi risultarono quasi tutti poveri; l’olla con prese semilunate risulta spesso associata con lucerne dal disco decorato e unguentari. Due soli corredi spiccano per ricchezza: quello della tomba 69 con grande urne in vetro caratterizzate da anse ad M, quello della tomba 25, con dedica3 alla defunta, una bambina di nome Tullia Symbiosis di sette anni, con colombelle di vetro, forse portaprofumi, terrecotte votive e medaglioni figurati a rilievo.
I materiali ceramici individuati nel corso della prospezione su un’area di circa 7.000 m2 (dim NS 98 m x 112 m EO) sono numerosi e si distinguono per alcuni nuclei cronologici abbastanza netti. I materiali più antichi sembrano potersi riferire ad età protostorica (bronzo recente?): si tratta di pareti di contenitori non particolarmente caratterizzanti e di difficile attribuzione. Segue un nucleo abbastanza consistente di materiali ceramici che vanno dall’età greca (fine V-IV secolo a.C.) fino alla prima età imperiale, con un addensamento di attestazioni tra la fine del III e il II secolo a.C, e una concentrazione areale a NE del monumento funerario. Sono soprattutto riferibili ad anfore e ceramica comune depurata. Si segnalano esemplari di anfora greco-italica, un unguentario, una kylix in vernice nera; ad età romana tra la fine della repubblica e l’inizio dell’età imperiale si possono attribuire, meno numerosi, esemplari in ceramica comune depurata e materiale da costruzione vario, due frammenti di tegole con listello. E’ presente inoltre un frammento molto rovinato probabilmente pertinente ad una scodella in sigillata africana, databile al IV sec. d.C. Segue cronologicamente un numero di frammenti in ceramica comune acroma, databili tra l’età medievale e l’età moderna ed infine un frammento in ceramica invetriata verde.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Scrozzo, p. 1507. Scrozzo e non come viene spesso riportato nelle pubblicazioni scientifiche Scozzo. Cognome da sic. Scrozzu infermiccio, bacato’ ‘venuto su cresciuto a stento
2 Lo Scaffidi vi ricorda a fine del XIX secolo “sul ciglione della strada..urne in pietra arenaria, simile a quella con cui erano costruite le mura..Le urne sono presso a poco quadrate – m. 0,60 x 0,68 – e constano di due parti: la base e il coperchio, il quale è congiunto alla base per mezzo di due spranghette conficcate a traverso in due lati. Nella base vi è scavata una buca rotonda, entro cui erano riposti vasi di bronzo, contenenti le ossa combuste degli estinti. Un urna ancora in ottime condizioni simile a quella di cui osservasi i frammenti in contrada Scrozzu sulla strada che porta a Tindaro, trovasi a Scala nella villa del barone Sciacca. Non vi manca nulla, neanche le ossa, e solo sono state tolte le laminette d’oro, raffiguranti foglie d’ulivo le quali furono poste a far parte della ricca collezione che è nel museo. Nella contrada Scrozzu accanto ai tre frammenti di urne si osserva inoltre un sepolcro, nei lati e nella volta, a grossi mattoni. Accanto a questo, or è circa trenta anni, tagliando la strada che porta a Tindaro, mi assicurano che altri ne siano stati trovati, ma di forma rettangolare, composti anch’essi di grossi mattoni. Gli scheletri incombusti posavano su arena di mare” SCAFFIDI 1895, p. 68-69. Il toponimo è riportato anche nella pianta a p. 73.
3 MANGANARO 1989, p. 165 nr. 20 , 197 fig. 20 = AÉ 1989, 338l.
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202) Area funeraria. Necropoli
Patti (Me), Mendolito1, Vignazza2, Carrubba3. 15°2’45,921″E 38°8’18,02″N; 220 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 17, part 65, 69, 70, 101, 102, 103, 243N F. 29 partt. 21, 25, 145, 146. Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. SE; 14%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Incolto, incolto roccioso P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 11 giugno e 28 luglio 2010, sereno/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 1,76 km2 (intervis. 3 U.T. 140, 198, 199). Rad. sol. ann. 1.315.373,86 WH/m 2. Dist. sorg. 459 m. Dist. torr. 23 m. Dist. mare 840 m.
La zona immediatamente a SE del grande parcheggio di Locanda su via Monsignor Pullano è indicata con alcuni fitotoponimi: Mendolito, Vignazza e Carruba. Lo Scaffidi4 ricorda la scoperta nella località, ubicata a sud est del Santuario, ad una profondità di due metri, di “sepolcri simili e per costruzione e per forma, a quelli di mattoni di contrada Scrozzu”. Tra i materiali rinvenuti menziona “un paio d’orecchini raffiguranti una testa di cavallo, che oggi si osserva nel nmuseo del barone Sciacca a Scala”.
Nel 1974 in località Carruba, grazie ad un rinvenimento fortuito vennero alla luce tre tombe ad inumazione con corredi databili tra la seconda metà del IV ed il III secolo a.C. In particolare una lekythos a figure nere tipo Pagenstecher e due lekanai a figure rosse attribuibili alla cosiddetta bottega liparese del pittore Nyn, parte del corredo di una tomba a fossa con rivestimento in lastre fittili, la n. 1, permisero un inquadramento nella seconda metà del IV secolo a.C .
Negli ultimi anni del XX e nei primi del XXI secolo, durante i lavori di costruzione del Centro Visitatori “Palazzo dei Dioscuri di Tindari” e di una costruzione poco più a S sarebbero venute alla luce alcune tombe.
I materiali individuati nel corso della prospezione non sono particolarmente caratterizzanti, con l’eccezione di un orlo di brocca in ceramica comune, databile al II-III sec. d.C. e che trova confronti con materiali rinvenuti in recenti scavi nel territorio (Terme Vigliatore-S. Biagio). Sono presenti ceramica e materiali da costruzione vari d’età romana (tra cui si segnala un mattoncino in opera spicata) e ceramica e materiali da costruzione d’età post-antica.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Mendolito, p. 1005. Fitotoponimo da sic. Minnulitu ‘mandorleto’.
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Vignazza, p. 1706. Fitotoponimo dispr. di it. ‘vigna’ forse per vigna abbandonata.
3 CARACAUSI 1994, I, s.v. Carruba, p. 317. Fitotoponimo. Ancora presenti in zona numerosi esemplari. La località è riportata nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel Von Schmetteau. SCHMETTEAU 1995, tav. 6. SCAFFIDI 1895, p. 68. Il toponimo è riportato anche nella pianta a p. 73.
4 SCAFFIDI 1895, p. 68. Il toponimo è riportato anche nella pianta a p. 73.
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203) Area funeraria. Necropoli. Iscrizione ebraica.
Patti (Me), Tindari. Zona ad occidente delle mura. 15°2’35,677″E 38°8’25,589″N; m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 17, part ) Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. O; 6%. Scisti anfibolici e micascisti con vene di Pegmatite e Jalomicte. Gneiss, Anfiboliti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Incolto, incolto roccioso P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data , sereno. Grado di visibilità sup. terr. : scarso. Vis. 20,84 km2 (intervis. 30 U.T. 1, 3, 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 17, 28, 29, 36, 126, 134, 140, 144, 145, 146, 147, 148, 152, 153, 157, 158, 159, 160, 197). Rad. sol. ann. 1.294.191,90986 WH/m 2. Dist. sorg. 1008 m. Dist. torr. 258 m. Dist. mare 1.036 m.
Il Giardina segnala verso la fine del XIX secolo “ad occidente del Santuario, avanzi di sepolcri che accennano all’antica opulenza dei cittadini di Tindari”1. In particolare “nella parte di ponente fuori dell’ ambito delle mura di Tindari si sono rinvenuti parecchi sepolcri. Sono essi di forma quadrata come tutti gli altri edifizi pubblici; nell’interno sostengono piccole volte isolate, costruiti di grossi mattoni: Si può credere che fossero questi i ceramici, o le tombe dei cittadini illustri che avevano meritato la stima della patria.. Appena sono venti anni che in uno di essi, si rinvennero due anfore di vetro piene di acqua limpidissima. tre di piombo a forma di pentola comune piene di terra – che potea essere cenere raccolta dai cadaveri inceneriti sul rogo; altre anfore di terra cotta dell’altezza di circa un metro, che. terminando in basso a forma di cono. erano infisse dentro terra. In altri sepolcreti si sono rinvenute ghirlande d’ oro, orecchini, monili di mirabile cesellatura, laminette e foglie d’oro e di argento; parecchi di questi oggetti nel 1846 furono depositati nel museo di Palermo, altri adornano musei di case private. e specialmente quello del Barone Sciacca della Scala”2.
Proprio a O della Porta a Tenaglia delle mura sono ancora oggi visibili i resti di una necropoli monumentale che occupa un’area quadrata lunga circa 100 m di lato. Sono ancora identificabili almeno sette monumenti funerari, circostanza che induce a ipotizzare un consistente affollamento di sepolture. Quello meglio leggibile è posto all’estremità orientale dell’area. E’ stato realizzato in blocchi parallelelpipedi di pietra arenaria, regolarmente squadrati. I blocchi formano un basamento, oggi seminterrato, a pianta rettangolare che si eleva su tre gradoni, il primo lungo 4,39 m. Tra gli elementi architettonici sparsi sul terreno circostante si notano alcuni dadi porta-colonna e fusti scanalati di colonna. A – Fusto di colonna scanalata. Lungh. max 99 cm, diam. 33 cm., diam base 43 cm, largh. scanalatura 6 cm. Sull’imoscapo incasso del diam. 13 cm. B – Dado portacolonna. 65 x 65 cm, h. 33 cm. Incavo diam. 44 cm, prof. 22 cm. C – Dado portacolonna. 65 x 65 cm, h. 33 cm. Incavo diam. 44 cm, prof. 22 cm. D – Dado portacolonna. 70 x 70 cm. Incavo diam. 43 cm, prof. 22 cm. E – Blocco. 75 x 43 cm, h. 30 cm ca. F – Dado portacolonna. 65 x 65 cm, h. 30 cm. Incavo diam. 35 cm, prof. 13 cm. Nell’area è poi un rudere a pianta quadrata di un edificio ritenuto in passato un crematorio. I due muri E N sono ancora in buono stato di conservazione. La copertura a cupola risulta sorretta verso l’angolo SO da un pilastro in muratura moderno.
All’interno dell’edificio funerario immediatamente al di sotto delle mura della città è una lastra sepolcrale di arenaria riutilizzata probabilmente in età medievale come segnacolo. Reca infatti su una delle facce minori un’iscrizione in ebraico di cui sono ancora leggibili tre o quattro lettere (aleph, tsaddi, ain). Al centro rimane traccia di quella che potrebbe essere stata una menorah o una shin. La presenza ebraica nella zona non è sconosciuta: nella villa romana di Patti Marina fu ritrovata una lucerna fittile con raffigurazione della menorah, probabilmente anch’essa di uso funerario.
Estremità N del promontorio
Nella zona tra il Santuario di Tindari e Monte di Giove il Camiliani3 riporta, secondo una sequenza da Est ad Ovest ricostruibile attraverso le planimetrie e i tre libri Delle Marine, Delle Guardie e Delle Torri in cui si articola i suo lavoro, i seguenti toponimi: Nostra Donna del Tindaro, cala di Cefaglione, ridotto detto il Trepolo, cala di Sferracane, spiaggia detta la Valle (toponimo ancora oggi vivente). La successione dell’ Amico di Castellalfero è diversa le tre cale di Marinello, Ciafaglione e Sferracane, spiaggia arenosa con le rupi del promontorio del Tindari in cima al quale “vi è una chiesa in onore d’una vergine miracolo[si]ssima” quindi verso ovest la punta del Cefalo e quella del Serpente4.
L’estremità N del promontorio tindaritano era conosciuta nei secoli passati con il nome di Cefaglione o Ciafaglione5.
1 GIARDINA 1882, p. 11.
2 GIARDINA 1882, p. 161-162.
3 CAMILIANI in SCARLATA 1993, pp. 350-351, 358-362.
4 AMICO DI CASTELLALFERO in DI MATTEO 1994, p. 139.
5 15°2’42,222″E 38°9’7,246″N. Sottostante il Cefaglione era una cala che viene ricordata dallo Spannocchi, distante un miglio da Mongioia, a proposito del servizio di guardia svoltovi su una rocca. L’architetto propone nel “loco detto lo ciafaglione” la possibile costruzione di una torre “della minore grandezza” rispetto a quella già esistente “a li magazeni” (Patti Marina). SPANNOCCHI IN POLTO 2001, p. 146. Il Cefaglione viene definito dal Camiliani “monte di rocche altissimo” a proposito del servizio di guardia e dell’intervisibilità esistente con le torri rispettivamente di Patti, del borgo e di capo Calavà.
204) Segnalazione rinvenimenti di ossidiana e sporadici di frustuli fittili d’impasto.
Patti (Me), Promontorio di Tindari, Monte Cacciaturi1. 15°2’42,674″E 38°8’56,769″N2; 110 m s.l.m. (I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 18A, part. s.n.) Bassa collina. Parte intermedia del versante. Esp. NE. Pend 7 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 10 giugno 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 3,72 km2 (intervis. 1 UT 205). Rad. sol. ann. 1.239.181,97 WH/m2. Dist. sorg. 2164 m. Dist. torr. 187 m. Dist. mare 139 m.
Il Villari segnala che “presso il Capo propriamente detto, fra le ultime balze del declivio su cui inizia ad inerpicarsi il sentiero che congiunge i ” Laghetti di Marinello” al santuario si possono raccogliere parecchie schegge di ossidiana e qualche frustulo fittile d’impasto”3.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Cacciatore, p. 226.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
3 VILLARI 1981, pp. 16 fig. 2, 17.
205) Grotta con resti paleontologici. Segnalazione di monumento funerario.
Patti (Me), Donna Villa o Vila,1 grotta della Fata. 15°2’44,99″E 38°9’0,838″N; 75-90 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 18A, part. Bassa collina. Esp. NE. Pend 33 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto Incolto, incolto roccioso. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 10 giugno 2010, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 3,59 km2 (intervis. 1 U.T. 204). Rad. sol. ann. 990.719,15 WH/m 2. Dist. sorg. 2.261 m. Dist. torr. 188 m. Dist. mare 101 m.
Cavità naturale che si apre nel costone roccioso del promontorio di Tindari tra i 75 e i 90 m sul livello del mare e, su questo quasi a picco2. Viene denominata grotta della fata Donnavilla, sorta di Circe adusa ad adescare gli uomini per poi ucciderli e gettarli in un pozzo nell’antro. La grotta, in cui sono presenti importanti evidenze paleontologiche, ha un’orientamento parallelo al sistema di faglie trascorrenti NO-SE e un’apertura a N.
Vi si accede in maniera difficoltosa da un piccolo sentiero dalla contrada Rocca Femmina. Il primo antro si sviluppa su due livelli, tra loro divisi da una specie di solaio formato da fossili e da ossa di animali. Il piano superiore è munito di apertura, denominata “balcone”, quasi in asse con il sottostante ingresso della grotta. Il soffitto e le pareti presentano un’infinità di microfori da “litodomi”, interpretati nella leggenda popolare come provocati dalle dita della fata ogniqualvota le sue arti seduttive non andavano a buon fine. Ossa di animali, e non dei malcapitati naviganti sedotti, sono pure sparse sul fondo dalla grotta. Dal primo antro si accede, mediante un angusto e poco praticabile cunicolo, ad altre due caverne, più piccole della prima. Nella seconda si notano, nel passaggio obbligato, delle formazioni stalagmitiche dai colori vivi che vanno dal rossastro, al bleu, al grigio.3 Nella grotta nel 1958 fu riconosciuta una breccia ossifera a resti di mammiferi endemici pleistocenici con abbondanti resti di cervo, daino, ippopotamo, orso, che probabilmente aveva nutrito l’immaginario della leggenda intorno alla fata. Essa è il residuo di un’unità sedimentaria spessa almeno 15 metri in gran parte asportata dall’erosione. Nel tardo Pleistocene medio e nel Pleistocene superiore (da 200 a 100 mila anni fa) esisteva in questa zona come in altre della Sicilia un’ampia pianura costiera, ora sollevata, popolata da associazioni di mammiferi poi scomparsi. Su quello che era il suo margine interno, troncato dalla recente tettonica distensiva, è la Grotta.
Riguardo alla notizia fornita dal Serradifalco su alcuni indizi di un sepolcro nei pressi della grotta lo Scaffidi afferma “pur non mettendo in dubbio l’asserzione del Serradifalco” di non averne più trovato “alcuna traccia apparente”4.
La grotta era meta consueta per i viagggiatori stranieri e comunque i visitatori di Tindari nel XIX secolo. L’Hare5 ricorda: “Sono stato portato in una grotta, nel declivio della montagna, supponendo dalla descrizione dei paesani che fosse antica; ma ho scoperto essere opera della natura che non valeva in nessun modo la fatica della discesa.” Lo Jackson6 ne ricorda le stalattiti. Donna Villa è una sorta di Fata Morgana “a being of Fata Morgana type”. XX secolo prima metà Sladen vi entra facendosi calare lungo la rupe con delle corde”. Dennis7
1 CARACAUSI 1994, I, s.vv. Donna, p. 547, Donnavida, p. 548. Forse fitoponimo, meno probabile arabismo.
2 BONFIGLIO-MANGANO 2005, pp. 7-10.
3 LO IACONO 1997, p. 74-75.
4 SCAFFIDI 1895, p. 69. Il toponimo è riportato anche nella pianta a p. 73.
5 SCIACCA 2009, P. 234.
6 HAMILTON JACKSON 1904, p. 141.
7 DENNIS 1864,p. 276
100) Area di industria litica.
Patti (Me), Passo del Cedro. 15°0’37,094″E 38°7’24,605″N; 219 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, part.). Bassa collina Piede del versante. Esp. O. Pend 24%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto/Foraggere. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 20 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 9,68 km2 (intervis. 3 U.T. 14, 15, 51). Rad. sol. ann. 1.280.908,12 WH/m 2. Dist. sorg. 161 m. Dist. torr. 49 m. Dist. mare 2.769 m.
A passo del Cedro, 150 m a meridione di C.se Natoli, nel campo in pendio moderato aperto ad O a valle della S.P. 119 si sono rinvenuti alcuni frammenti di scarti di lavorazione di ossidiana.
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101) Area di industria litica
Patti (Me), Moreri1 Soprani. 15°0’26,902″E 38°7’21,107″N; 188 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 44, partt. 7, 6, 25, 27. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 9%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Soliflusso. Reptazione generalizzata. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. Sorgente. P.R.G. vincolo boschivo. Ricognizione in data 20 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 11,11 km2 (intervis. 7 U.T. 7, 10, 12, 14, 15, 100, 106). Rad. sol. ann. 1.194.191,93 WH/m 2. Dist. sorg. 135 m. Dist. torr. 57 m. Dist. mare 2.874 m.
Tra Moreri Soprani e passo del Cedro, circa 400 m a SO di C.se Natoli, a valle della S.P. 119, nel campo in leggerissimo pendio, in prossimità di un traliccio dell’alta tensione, si sono rinvenute diverse schegge di scarti di lavorazione dell’ossidiana da riferirsi ad un’area di industria litica. Anche alcuni ciottoli di calcare di colore grigio-bluastro sembrano recare tracce di lavorazione.
Nell’area sono stati rinvenuti frammenti di materiali da costruzione non particolarmente caratterizzanti, databili in età post-antica; ed una brocca in ceramica acroma medievale o moderna.
figura61
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Moreri, p. 1068.
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102) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Moreri, Scannagatti1. 15°0’23,903″E 38°7’25,454″N; 157 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, partt. 26, 66 + altro. Bassa collina. Piede del versante. Esp. O. Pend 11%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. vincolo boschivo. Ricognizione in data 20 ottobre 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 8,45 km2 (intervis. 4 U.T. 7, 10, 12, 14). Rad. sol. ann. 1.245.577,71 WH/m 2. Dist. sorg. 119 m. Dist. torr. 11 m. Dist. mare 2.752 m.
Circa 100 m a valle della S.P. S.P. 119, sulla sponda destra del torrente Ciavola che da questo punto accentua la pendenza della sua discesa verso la confluenza nel Timeto, affiora un area di frammenti fittili di circa 4000 m2 (dim. max. 120 m circa da SE a NO). I reperti sono costituti in prevalenza da tegole e contenitori in ceramica comune, di grandi e medie dimensioni. Alcuni reperti sono riferibili ad età romana (ceramica comune); la maggior parte dei reperti non sono però caratterizzanti e databili con certezza; con l’eccezione di un esemplare miniaturistico databile entro il I sec. a.C.. Circa 150 m più a sud è stato rinvenuto in un orto un frammento sporadico di parete di forma chiusa di ceramica comune genericamente ascrivibile a età ellenistico romana. Presenti anche numerosi frammenti fittili di materiali struttivi, anche d’età romana, e ceramica moderna.
1 Contrada in Calabria. ROHLFS 1990, s.v.Scannagatti, p. 308.
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103) Area di frammenti fittili di età protostorica.
Patti (Me), Pignatara .15°0’49,591″E 38°7’49,196″N; 339 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 35, part. 24. Bassa collina. Cresta del versante.Esp. SO. Pend 10%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Sorgente. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. F1 Servizi territoriali. Linea di faglia. Ricognizione in data 10 e 12 giugno, 12 e 13 settembre 2011, poco nuvoloso/ nuvoloso//poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 31,80 km2 (intervis. 35 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 19, 23, 28, 36, 39, 40, 42, 43, 44, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 73, 74, 75, 76, 82, 84, 85, 86, 88, 97, 111). Rad. sol. ann. 1.377.615,75 WH/m 2. Dist. sorg. 662 m. Dist. torr. 230 m. Dist. mare 2.080 m.
Lungo le pendici sud-occidentali e meridionali in un oliveto di recentissimo impianto, in leggero pendio aperto a SO, fresato di recente al momento della ricognizione, un’area di circa 3000 m2 estesa 100 m in direzione OSO-ENE si sono rinvenuti numerosi frammenti di ceramica di impasto, di colore bruno, con superfici grezze. Nello stesso contesto sono stati ritrovati alcuni pestelli in pietra che trovano precisi confronti in contesti dal Neolitico fino al Bronzo finale (ad esempio nel vicino sito di Gioiosa Guardia1). I reperti litici e ceramici identificano probabilmente un insediamento di età preistorica.
Sono stati individuati numerosi reperti fittili, ceramica acroma ed materiali edili, riferibili ad età post-antica. Datanti sono un piatto in protomaiolica (XIII-XIV sec.) e frammenti in invetriata marrone.
figura62
figura63
1 Si tratta di materiale proveniente dalla medesima litologia.
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104) Cava
Patti (Me), Pignatara. 15°0’48,209″E 38°7’45,212″N; 325 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 35, part. Bassa collina. Parte intermedia del versante.Esp. S.O.. Pend 10 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. F1 Servizi territoriali1. Ricognizione in data 6 giugno, 6, 10 e 13 settembre 2011, poco nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 26,82 km2 (intervis. 28 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 15, 16, 17, 19, 23, 39, 40, 42, 43, 44, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 74, 75, 76, 85, 86). Rad. sol. ann. 1.386.723,77 WH/m 2. Dist. sorg. 760 m. Dist. torr. 211 m. Dist. mare 2.146 m.
Sul versante SO di monte Pignatara un affioramento arenaceo di discreta potenza presenta un fronte di cava. La roccia risulta lavorata a gradino e nelle pareti sono leggibili tracce di blocchi asportati e dei cunei di estrazione. Ai piedi del costone in una folta macchia sono state rintracciate ancora in situ alcune decine di lastre del tipo usato a copertura delle sepolture terragne, estratte e rifinite, dimensioni ricorrenti 0,66 o 0,71 x 0,88 x 0,154 m. Mancano elementi cronologici intrinseci ed ogni supposizione può solo fare riferimento ai loro dati metrologici, ovvero al piede di 33 cm che pare essere stato adoperato.
figura64
figura65
figura66
1 La prescrizione del PRG risulta per il contesto assai discutibile e probabilmente si tratta di un errore materiale nella compilazione cartografica.
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105) Segnalazione area di frammenti fittili.
Patti (Me), Sipio1, torrente Timeto sponda destra. 14°59’45,462″E 38°8’4,86″N 2; 22 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 24 , partt. 122, 123, 160, 171, 172. Pianura. Alveo fluviale abbandonato. Esp. NO. Pend 2%. Alluvione. Ghiaie e sabbie marine. Sabbie, ghiaie ed argille fluviali. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli/ Suoli alluvionali. Agrumeto. P.R.G. Macroambito della foce del Timeto. Ricognizione in data 03 novembre 010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 8,67 km2 (intervis. 8 U.T. 14, 39, 47, 51, 52, 53, 106, 124). Rad. sol. ann. 1.259.536,01 WH/m 2 Dist. sorg. 995 m. Dist. torr. 140 m. Dist. mare 1.681 m.
Patti (Me), Il Lo Iacono riferisce il rinvenimento in superficie a circa 200 m dal torrente Timeto sulla sponda orientale, pare di capire negli agrumeti ai piedi di monte Cuccuvaia, su quella che viene da lui ritenuta la direttrice della via Valeria, “di una serie di cocci in terracotta, la cui provenienza, molto probabilmente, può essere riferita o ad altre tombe ovvero a una discarica”. Negli stessi lugohi la prospezione ha dato esito negativo portando al rinvenimento di pochi materiali fittili non significativi.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Sipio, p. 1539. Antroponimo Scipione.
2 Il punto, data la localizzazione non precisa della notizia, deve ritenersi convenzionale.
106) Area di frammenti fittili di età romana (I sec. d.C.).
Patti (Me), Perrera1, Sipio 14°59’55,225″E 38°8’15,352″N; 153 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 599080e; Catast. Comune di Patti F. 25 , partt. 188, 191, 196, 197, 264. Pianura. Culminazione isolata. Esp. E. Pend 11 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli/ Suoli alluvionali. Agrumeto/Oliveto. P.R.G. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 03 novembre 010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 15,89 km2 (intervis. 21 U.T. 42, 43, 46, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 96, 97, 101, 107, 122, 124, 145, 147, 149, 150, 151, 155 ). Rad. sol. ann. 1.257.552,06 WH/m 2. Dist. sorg. 859 m. Dist. torr. 203 m. Dist. mare 1.319 m.
Monte Perrera è una piccola altura, costituita da litotipi arenacei, di forma trapezoidale, (misure max 330 m x 200 m) allungata in direzione NO-SE, delimitata sul lato occidentale dal corso del torrente Timeto e sul lato settentrionale dal percorso della S.S. 113 (in corrispondenza della pietra chilometrica 73). I pendii, dal profilo convesso, si presentano nel versante O e NO con forti inclinazioni (20-35%) mentre sono più dolci in direzione SE (5-15%). Dalla cima è possibile spaziare da Capo Milazzo, a E, sino a punta Fetente nel comune di Gioiosa Marea, a O, abbracciando tutte le isole Eolie con l’esclusione di Alicudi. Verso l’interno da monte Perrera si domina un’ampia porzione della valle del torrente Timeto, che scorrendo con andamento SO-NE, separa l’altura da altri tre contigui rilievi collinari, Monte Russo, Colonna2 e Monte Cuccuvaia. Nella zona predominano i processi morfogenetici fluvio-denudazionali riferiti alla dinamica del fiume Timeto e i movimenti franosi che interessano la formazione del flysch di Capo d’Orlando. Sono presenti eventi erosivi di scalzamento al piede da parte del torrente Timeto, prevalenti nel versante NE che a causa delle sue maggiori pendenze risulta area a franosità diffusa.
Riguardo alla toponomastica la zona era in origine indicata con il nome di un santo caro ai normanni, S. Cataldo. Nel XVI e nel XVII sec. viene menzionata come S.to Cataldo seu s.to Ballarino. Successivamente la zona risulta denominata anche Colonna3, forse il cognome del proprietario. Il toponimo Perrera si riconnette al sic. pirrera con il significato di ‘pietraia, ammasso naturale di pietre’, ‘terreno sassoso’, ‘rupe grande roccia isolata’ ‘cava di pietra, di marmo o di tufo, e deriva da fr. perrière4. Effettivamente una cava, di cui rimangono tracce evidenti specialmente sul versante OSO rimase in funzione per decenni nel corso del XX secolo.
Nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von Schmetteau l’altura è indicata come Rocca di Castellana. Dirimpetto Monte Russo è invece riportato con la denominazione Rocca di Gallo. E probabilmente Rocca del Corbo va identificata in Monte Cuccuvaia o in qualche affioramento presso contrada Moreri5.
Il Lo Iacono riporta infine il microtoponimo assai interessante Sipio per la zona a cavallo del Timeto, tra monte Perrera, Monte Russo, Colonna e Cuccuvaia6.
La parte alta di monte Perrera reca tracce di interventi antropici che hanno modellato la roccia arenaria per consentire l’accesso con pianori e scalini alla parte sommitale. In cima è presente una fossa (dim. 5 x 4 m) scavata nel banco roccioso per una profondità di 3,50 m.
Tre piccole areali di frammenti fittili a bassa densità sono state individuate rispettivamente sul pianoro sommitale, nella parte intermedia, e al piede del versante sud est a ridosso di alcune strutture prefabbricate di un cantiere, su una superficie complessiva di 1,2 ha.
I reperti ceramici sono tutti d’età romana. In cima affiorano numerosi i frammenti di materiali struttivi, coppi, mattoni e tegole tra cui una con listello che si raccorda con la piastra secondo un profilo concavo riferibile all’età romana. Si è individuato come materiale datante il disco e la spalla di una lucerna in ceramica comune a volute e becco tondo (Bailey “A-B”), databile tra la metà e la fine del I sec. d.C.; stessa datazione ha una brocca in ceramica comune e l’anfora vinaria di produzione egea Dressel 5. Lungo il versante SE il materiale fittile è costituito in maggioranza da frammenti di pareti e fondi di anfora, di contenitori di ceramica comune depurata e grezza. Ai piedi del rilievo tra i vari frammenti di materiali laterizi, coppi prevalentemente, moderni e ceramica invetriata si segnala l’ansa di un’anfora vinaria di produzione medio-tirrenica Dressel 2/4, anch’essa di I sec. d.C.
Il Lo Iacono che segnalò il sito alla Soprintendenza negli anni ’90 del secolo scorso riferisce di aver raccolto sul luogo “cocci di terracotta provenienti da tegole e da vasi di varie dimensioni, che si possono far risalire, da un sommario esame, ad un periodo che va dal IX sec. a.C. al II sec. d.C. Reperti simili sono stati rinvenuti pure nella fossa dopo il suo disboscamento”7.
È possibile che la collinetta abbia accolto in età romana, I sec. d.C., in virtù della sua posizione dominante una struttura di vedetta soprattutto della fascia di mare antistante e di segnalazione con il fuoco che giustificherebbe, a protezione dai venti, la profondità della fossa.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Perrera, Pirrera, p. 1203, 1241. TRISCHITTA 1983, s.v. Pirrera, p. 173.
2 La contrada con chiesa rurale di S. Cataldo o di S. Ballarino (forse un antroponimo trasformato in agiotoponimo), oggi denominata Colonna, risulta citata per la prima volta in un atto del 1507, in cui si menziona la riscossione di un censo annuale di tarì due da pagarsi in perpetuo a questa chiesa su un terreno sito nella contrada di S. Cataldo, vicino le strade pubbliche SIRNA 2010, p. 50. Nel Rivelo del 1607 nella contrada risulta dichiarata una sola casa BARAGONA 2010, p. 65.
3 Alcuni abitanti del luogo sostengono che sino a qualche decennio orsono fosse visibile nella zona ai piedi dell’altura nei pressi del Timeto una colonna. Sicuramente erano presenti sul terreno alcune lastre parallelepipede di arenaria. Nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von Schmetteau la località è indicata come il “monte dela Colonna” SCHMETTEAU 1995, tav. 6.
4 CARACAUSI 1994, II, s.v. Perrera, Pirrera, p. 1203, 1241.
5 SCHMETTEAU 1995, tav. 6.
6 LO IACONO 1997, p. 55.
7 LO IACONO 1997, p. 46.
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107) Area di frammenti fittili. Edicola funeraria riutilizzata.
Patti (Me), Case Adorno; Case Nuove Malluzzo1. 15°0’5,763″E 38°8’11,367″N; 35 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 25, part. 175, 179. Pianura. Piede del versante. Esp. NO. Pend 2%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Macroambito della foce del Timeto.Faglia (ricontrollare) Ricognizione in data 07 e il 13 settembre 011, poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente Vis. 9,90 km2 (intervis. 7 U.T. 14, 39, 47, 51, 52, 53, 106 ). Rad. sol. ann. 1.180.586,95 WH/m 2. Dist. sorg. 570 m. Dist. torr. 467 m. Dist. mare 1.390 m.
Circa 300 m a ESE di monte Perrera si è riscontrata un’area di frammenti fittili. I reperti si rinvengono su una superficie di circa 8000 m2, estesa circa 150 m in direzione da SO a NE dalle case Adorno sino ad un viale sterrato tra due filari di pini che conduce alla SS 113 sboccandovi in corrispondenza del km 72 +700, immediatamente a E della galleria sotto monte Perrera. I reperti ceramici ed i materiali edili individuati sono tutti d’età post-antica, ceramica acroma medievale e, in gran parte, d’età moderna (XVI-XIX secolo).
In un gallinaio è stato individuato parte di un’edicoletta funeraria in arenaria, probabilmente di età romana, riutilizzata come fontanella. Presenta un sima leggermente aggettante, timpano decorato da un motivo di fiori con elemento centrale, trabeazione con listello e sottostante gola dritta. Nella trabeazione è graffita una data, 1921, non coerente con l’età del manufatto e apparentemente graffita in epoca successiva.
La Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel von Schmetteau riporta nei pressi dell’U.T. due indicazioni: Torsello e Alto Monte2.
Non distante dalla località era in funzione nel XX secolo una cava di argilla denominata di “Case Nuove Malluzzo”3. La caratterizzava un tipo di ‘argilla “rossa” contenente scaglie di mica (muscovite).
1 Il toponimo Malluzzo potrebbe essere esito di Meliusum, attestato come tenimentum all’inizio del XII secolo. Sulla questione SIDOTI-MAGISTRI 2006, pp. 95-98; FASOLO 2008, p. 20-21; 2011a, pp. 172-173. Nell’attiguo comune di Montalbano Elicona è presente il toponimo Melizzo.
2 Schmetteau 1995, tav. 6.
3 15°0’36,471″E 38°8’18,107″N.
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108) Area di frammenti fittili d’età medievale.
Patti (Me), Passo del Cedro. 15°0’52,862″E 38°7’41,293″N; 290 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 35, partt. 24, 47. Bassa collina. Piede del versante. Esp. SE. Pend 6 %. Faglia pendici meridionali di Monte Pignatara. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. F1 Servizi territoriali. Ricognizione in data 10 giugno, 13 e 15 settembre 2011, poco nuvoloso/ poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,11 km2 (intervis. 3 U.T. 110, 111, 112). Rad. sol. ann. 1.394.756,23 WH/m 2. Dist. sorg. 801 m. Dist. torr. 153 m. Dist. mare 2.269 m.
Alle pendici meridionali di Monte Pignatara si è individuata un’area di frammenti fittili e ceramici estesa circa 0,5 ha (90 x 72 m) che si allarga approssimativamente a ventaglio dall’alto verso il basso. I materiali ceramici rinvenuti sono in gran parte riferibili ad età medievale e post-antica con l’eccezione della parete di un anforaceo probabilmente d’età romana; datante la brocca in ceramica acroma collocabile tra XII e XIV sec.
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109) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Passo del Cedro. 15°1’0,691″E 38°7’40,189″N; 270 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, partt. 2, 77, 36, 198. Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 5%. Faglia pendici meridionali di Monte Pignatara Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole, P.R.G. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data 30 ottobre 2010 e 15 settembre 2011,poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,84 km2 (intervis. 2 U.T. 111, 112). Rad. sol. ann. 1.297.715,17 WH/m 2. Dist. sorg. 769 m. Dist. torr. 31 m. Dist. mare 2.347 m.
Alle pendici S di monte Pignatara, circa 400 m a NE di un edificio scolastico abbandonato ubicato lungo la S.P. 119, e 190 m ad ESE dell’U.T. 108, si è riscontrata, estesa per circa 0,5 ha, un’area di frammenti fittili per lo più coppi, laterizi e tegole, e scarsa ceramica. I pochi reperti ceramici osservati sono tutti d’età post-antica, databili tra l’età basso-medievale e l’età moderna (ceramica comune acroma). Tra i materiali fittili struttivi vi sono tre frammenti di grandi dimensioni di tegole che possono essere datate all’età romana.
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110) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Passo del Cedro. 15°1’4,941″E 38°7’30,823″N; 278 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, part. 3, 78, 79. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 5 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 15 settembre 011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 6,03 km2 (intervis. 7 U.T. 14, 15, 51, 104, 108, 112, 113). Rad. sol. ann. 1.223.710,34 WH/m 2. Dist. sorg. 785 m. Dist. torr. 195 m. Dist. mare 2.634 m.
Tra Monte Pignatara e Monte Litto, nel campo immediatamente a NNE dell’ingresso dell’agriturismo “Antica Tyndaris”, un’ampia superficie subpianeggiante, è stata rinvenuta un’area di frammenti fittili e ceramici estesa circa 1500 m2. Tutti i reperti ceramici individuati sono d’età post-antica , e coprono un arco cronologico che va dal X-XI secolo (ceramica comune acroma) al XVII-XVIII secolo (invetriata marrone).
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111) Area di frammenti fittili di età medievale.
Patti (Me), Passo del Cedro. 15°1’9,206″E 38°7’24,181″N; 280 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, partt. 9, 10, 86, 259. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 5 %. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. F1 Servizi territoriali. vincolo boschivo. Ricognizione in data 15 settembre 011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 5,99 km2 (intervis. 5 U.T. 14, 15, 103, 104, 108). Rad. sol. ann. 1.194.598,65 WH/m 2. Dist. sorg. 752 m. Dist. torr. 47 m. Dist. mare 2.861 m.
In corrispondenza dello sbocco del torrente Litto, sul margine SSE dell’area a debole pendenza di passo Cedro, si è osservata su una superficie di circa 4.000 m2 una dispersione a bassa densità di frammenti fittili in gran parte costituiti da materiali struttivi non determinati, in gran parte post-antichi.
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112) Elemento di confinazione antico reimpiegato (horos)
Patti (Me), Passo del Cedro; 15°1’10,152″E 38°7’29,806″N; 280 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 36, part. ) Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 15%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. F1 Servizi territoriali. Fascia rispetto bosco. Ricognizione in data. Grado di visibilità sup. terr.: ottime. Vis. 12,05 km2 (intervis. 9 U.T. 10, 12, 14, 15, 51. 104, 108, 109, 110). Rad. sol. ann. 1.229.191,25 WH/m 2. Dist. sorg. 857 m. Dist. torr. 61 m. Dist. mare 2.697 m.
Nel muro di sostruzione di una villa signorile risalente al XVIII sec. è murato, sullo spigolo SO, un grosso blocco parallelepipedo su plinto cubico di arenaria di colore giallastro. Le misure (circa 28,2 x 56,7 x 71 cm) riportano al piede di 28,3 cm che si riscontra adottato nell’impianto urbanistico di Tindari1. La pietra appare simile ad alcuni horoi in uso in contesto corinzio2. Non sappiamo se nelle due facce non a vista riporti un’iscrizione.
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1 Si fa riferimento alla misura, evidentemente media, fornita dallo Spigo degli isolati dell’impianto urbano di Tyndaris 28, 30 x 72, 40 m SPIGO 2008, p. 101.
2 La pietra è analoga a due horoi di terreni trovati dal Robinson nel 1963 a Corinto (Anaploga) in un pozzo. Le due pietre recano ciascuna su due facce opposte un segno inciso ROBINSON 1964, II 1, p. 101, tav. 107; DAUX 1964, pp. 705 e 707, fig. 9. La Guarducci, che ripubblica gli horoi, concorda con una datazione al IV sec. a.C. GUARDUCCI 1975, III, pp. 230-231, fig. 89 a-b.
113) Insediamento rurale. Fattoria
Patti (Me), Passo del Cedro; 15°1’15,378″E 38°7’45,486″N; 218 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 26, part. 40, 41, 104, 105, 193, 196, 198. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 5%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. F1 Servizi territoriali. Ricognizione in data 17 settembre e 27 ottobre 2011, sereno/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 0,56 km2 (intervis. 1 U.T. 110 ). Rad. sol. ann. 1.320.439,39 WH/m 2. Dist. sorg. 600 m. Dist. torr. 67 m. Dist. mare 2.240 m.
Alle pendici SE di Monte Pignatara, sul margine lato monte di un campo incolto che digrada dolcemente verso l’impluvio del torrente Cedro, affiora per pochi centimetri per un lunghezza di circa 10 m la cresta muraria di una struttura edilizia in malta e scapoli di arenaria. Il muro ha un orientamento approssimativo NO-NE. Nel terreno antistante si è osservata un’area di frammenti fittili estesa circa circa 8.000 m2 e delimitata sul lato SSE dal torrente Cedro. I reperti coprono, con interruzioni, un arco cronologico che va dall’età romana-imperiale fino all’età medievale. Molti i materiali struttivi, in gran parte riferibili ad età romana, tra di essi tegole con listello basso, superficie superiore piana e verticale, due frammenti di tubulo. Si segnala la presenza di frammenti d’anfora riconducibili all’anfora vinaria della Sicilia nord-orientale tipo Ostia I, 453, databile dall’età severiana fino al IV secolo d.C., che rappresenta la prosecuzione della produzione dell’anfora vinaria del I-II sec. d.C. (Ostia II, 522-3). Gli altri reperti ceramici non sono particolarmente caratterizzanti, ma sembrano poter indicare un contesto di carattere domestico (ceramica comune e ceramica da fuoco, dolio). E’ presente ceramica comune acroma d’età altomedievale (anfora databile tra l’VIII ed il XI/XII secolo) e di piena età medievale. Si segnala da ultimo il rinvenimento a poca distanza dall’impluvio del torrente di una scaglia di lavorazione dell’ossidiana.
I materiali rinvenuti inducono ad ipotizzare la presenza di una struttura rurale legata allo sfruttamento delle risorse agricole e del bosco retrostante. L’insediamento è inoltre inserito lungo un percorso che aggira alla base, a meridione, monte Pignatara, oggi sostanzialmente proseguito da una traccia sterrata, e che in antico poteva ben consentire un agevole trasporto, grazie al tracciato in leggera pendenza, di blocchi di arenaria dai punti di cava identificati sul versante SO di Monte Pignatara sino a Locanda.
figura69
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114) Area di frammenti fittili d’età basso-medievale e moderna.
Patti (Me), Panecastro1. 15°1’14,497″E 38°8’9,922″N2; 115 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 26, partt. 9, 10, 11, 28, 28+, 184, 184+, 16, 186, 187, 188). Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 13%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 11 giugno 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 2,23 km2 (intervis. 10 U.T. 115, 116, 117, 118, 119, 121, 145, 146, 149, 155). Rad. sol. ann. 1.091.415,26 WH/m 2. Dist. sorg. 165 m. Dist. torr. 113 m. Dist. mare 1.501 m.
Alcuni blocchi squadrati di arenaria di colore giallo sono visibili nella parete meridionale della villa Ferlazzo Natoli. I blocchi farebbero pensare ad un’edificio antico di una certa consistenza presente nell’area, forse nello stesso punto poi occupato dalla villa. Sempre nella parete sono visibili, grazie a scrostature degli intonaci, altri conci di pietra arenaria grigia e materiali riferibili forse ad una torre a anche ad una chiesetta, forse quella di S. Lucia, che, in base alla distanza nota dalle fonti d’archivio dall’altra del Salvatore a Mongiove, poteva essere localizzata proprio in questo punto e in particolare forse sul luogo occupato un edificio perpendicolare a SO al corpo principale della villa. Non è stato possibile per il divieto dei proprietari effettuare la prospezione dell’area immediatamente adiacente alla villa.
figura70
figura71 figura72
Nel pendio sottostante alla villa che digrada per circa 150 m sino alla S.S. 113 sono stati riscontrati frammenti fittili e ceramici.
Dirimpetto alla villa, alle pendici di Monte Pignatara, è un vasto edificio rurale, forse risalente al XVI-XVII sec. con sistemazioni idriche, stalle, palmento, completamente avvolto da una macchia intricata di rovi.
Nei campi sottostanti la villa Ferlazzo Natoli e sino al percorso della S.S. 113 sono stati individuati numerosi frammenti fittili, ceramica e materiali da costruzione, tutti riferibili ad età post-antica, a partire dal XII secolo. La maggior parte dei reperti possono essere collocati cronologicamente tra il XIV ed il XVII secolo (acroma, invetriata).
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Panecastro, pp. 1157-1158. Più che riportare all’esistenza di una fortificazione il toponimo, dal greco medievale palaiÒkastron, nella nostra zona sembra evocareil nome di un proprietario. Nel Cusa troviamo goulišlmou paleok£stron (CUSA 1868-1882, n. 74, anno 1166) e nel Citella un Gualterius de Palicastro (DE CITELLA 1981, I, p. 131, anno 1287).
2 La posizione gps si riferisce al corpo centrale della villa moderna.
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115) Area di frammenti fittili di età medievale e moderna.
Patti (Me), Panecastro. 15°1’19,385″E 38°8’27,615″N; 35 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, partt 29, 103, 104. Pianura. Esp. NO. Pend 7%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Faglia. Suoli alluvionali. Zone agricole eterogenee. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. Fascia rispetto bosco. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 7 e il 9 giugno 2011, sereno/ nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 16,17 km2 (intervis. 21 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 28, 36, 39, 114, 117, 118, 119, 120, 123, 145, 155). Rad. sol. ann. 1.149.133,06 WH/m 2. Dist. sorg. 418 m. Dist. torr. 193 m. Dist. mare 782 m.
Tra l’alveo del torrente Cedro e la strada privata dall’azienda agricola Sciacca si dirige verso NNO si rinvengono, distribuiti lungo una fascia di circa 160 m su una superficie di circa 4600 m2, prevalentemente ai margini del sentiero, materiali d’età post-antica, in gran parte struttivi e rari frammenti ceramici.
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116) Insediamento rurale di età romana (I sec. a.C.-II sec. d.C.). Area di frammenti fittili di età medievale
Patti (Me), Panecastro; 15°1’22,782″E 38°8’34,315″N; 54 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part. 209, 210, 211. Bassa collina. Piede del versante. Esp. NO. Pend 6%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. Faglia Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea, macchia e cespuglieto. P.R.G. Fascia rispetto bosco. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 7 e 9 giugno 2011, sereno/ nuvoloso grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 8,86 km2 (intervis. 12 U.T. 4, 7, 10, 12, 14, 114, 118, 119, 120, 123, 145, 155). Rad. sol. ann. 1.212.484,59 WH/m 2. Dist. sorg. 221 m. Dist. torr. 68 m. Dist. mare 981 m.
Alle estreme pendici settentrionali del contrafforte con cui Monte Litto giunge presso Mongiove in prossimità della costa, al di sotto di Piano Guastelli, frammenti fittili e ceramici affiorano sul terreno, al di sotto di un sentiero che conduce da Monte di Giove all’azienda agricola Sciacca, omogeneamente e densamente distribuiti su una superficie di circa 1 ha e una lunghezza approssimativa di 220 m da SSE a NNO. I reperti, coprono un arco cronologico che va, con interruzioni, dalla fine dell’età repubblicana all’età medievale. Insieme a numerosi frammenti di coppi e di laterizi medievali e moderni datante è risultato un frammento di anfora vinaria di produzione egea con pece all’interno, di prima età imperiale (I-II d.C). Risultano altresì presenti anche frammenti di pareti di anfora in ceramica acroma e l’orlo di una brocca presumibilmente altomedievale.
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117) Resti di tracciato viario di incerta interpretazione
Patti (Me), Panecastro. 15°1’17,836″E 38°8’33,838″N; 34 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part. 15, 17, 29, 103, 104. Pianura. Esp. NO. Pend 5%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli alluvionali. Zone agricole eterogenee. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 7 e il 9 giugno 2011, sereno/nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 13,44 km2 (intervis. 16 U.T. 4, 7, 9, 10, 12, 14, 16, 28, 114, 116, 118, 119, 123, 145, 149, 155 ). Rad. sol. ann. 1.224.222,44 WH/m 2. Dist. sorg. 585 m. Dist. torr. 64 m. Dist. mare 762 m.
La via campestre, lunga all’incirca 500 m, che collega, sulla destra idrografica del torrente Cedro, contrada S. Salvatore alla villa Sciacca risulta ricoperta in alcuni tratti superstiti di ciottoli costipati tanto da sembrare una via glareata. La traccia forse ricalca un diverticolo antico che si staccava dalla via Valeria all’altezza dell’attraversamento del torrente Cedro allo scopo di raccordare alla via principale e al litorale una qualche struttura rurale dislocata più a monte nell’area di Panecastro. Ad est del sentiero erano visibili sino a qualche anno fa, secondo alcune testimonianze di contadini, alcune strutture qualificate “camini in pietra”, possibili monumenti funerari oppure parti di fornaci o semplicemente “zimme”, porcili. L’unico indizio della loro esistenza è forse dato oggi da alcuni mucchi di pietrame che si individuano in due punti nell’agrumeto.
118) Ritrovamento sporadico. Epigrafe greca. Elementi architettonici pertinenti a monumenti funerari (epitymbia)
Patti (Me), S. Salvatore1. 15°1’12,496″E 38°8’40,693″N; 43 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 13, partt. 1494, 1495. Pianura. Esp. N. Pend 4%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli alluvionali. Zone agricole eterogenee. Sistemi colturali e particellari complessi. P.R.G. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 9 ottobre 2010 e 7 giugno 2011, molto nuvoloso/sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 17,76 km2 (intervis. 25 U.T. 4, 7, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 28, 36, 39, 51, 114, 115, 116, 119, 120, 121, 122, 123, 145, 147, 149, 150, 155). Rad. sol. ann. 1.231.919,35 WH/m 2. Dist. sorg. 584 m. Dist. torr. 61 m. Dist. mare 527 m.
Circa 100 m ad Est della chiesa diruta del S.S. Salvatore2 ho rinvenuto un’iscrizione greca3 su un piccolo blocco parallelepipedo di roccia sedimentaria (dim. largh. cm 31, alte.a cm 9, prof, cm 17), di provenienza non immediatamente locale. Vi si legge il nome proprio al nominativo Dr£kwn.
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L’antroponimo, raro in Sicilia, ricorre su quattro bolli di tegole (lunghe cm 87/85, larghe cm 56) rinvenute nelle necropoli di Lipari4, ritenute dalla Brugnone provenienti da officine siciliane5, inoltre in uno ancora inedito trovato a Tindari. I caratteri epigrafici pur nella problematicità di raffronti di questo tipo, appaiono molto simili a quelli dei bolli recanti l’antroponimo Dr£kwn della tomba 422 della necropoli di Lipari6 e dell’altro rinvenuto sporadico nella trincea XXXI/717. Potrebbe trattarsi del medesimo individuo, un fabbricante di tegole8, vissuto tra il II secolo a.C. e il I secolo. d.C., la cui area di produzione era ubicata sulla costa nei pressi di Tindari. A corroborare questa ipotesi è la localizzazione del rinvenimento in un’area il cui contesto geologico si caratterizza per la presenza di argille varicolore scagliettate a giacitura caotica con frammenti lapidei di natura quarzarenitica e metamorfica9. Il luogo di rinvenimento si trova ad eguale distanza, circa 1 km, da due importanti cave di argilla, in uso in età moderna, quella di Case Nuove Malluzzo di argilla rosa, caratterizzata da una notevole presenza di lamine lucenti di mica, l’altra, di Valle Tindari, di caolino, con argilla chiara che una volta cotta assume toni paglierini, dalla grana più fine. A queste cave va aggiunta la favorevole condizione costituita dalla presenza del corso d’acqua.
Nelle immediate vicinanze si possono osservare, poggiati sui muri di spalla del torrente, blocchi parallelepipedi forse pertinenti a tombe monumentali, epitymbia, che potevano essere dislocate lungo il percorso della via Valeria. Altri, riutilizzati risultano riutilizzati nel basamento di una croce scolpita in pietra, con alcuni segni della crocifissione, fatta erigere nel 1922 dall’allora proprietario del luogo dinanzi alla vecchia chiesetta di S.S. Salvatore10.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. San Salvatore, p. 1434.
215°1’12,456″E 38°8’41,363″N. La contrada di S. Salvatore risulta citata nelle fonti archivistiche a partire dal 1512 ACP, Censi di Patti e suo territorio, voI. 25, ff. 31v e 44v, 11.10.1512; nel·1591 è citata come Salvaturi seu di Monterusso ASD, Cancelleria vescovile, Atti notarili, not. Giuseppe Dominedò di Patti, 14.7.1591; nel 1724 è citata anche come Salvatore o Torre tonda ASD, Atti e decreti vescovili, Visite pastorali, Galletti, Cattedrale, 2.4.1724. La chiesa è ricordata dal Camiliani “sotto Mongioio” “Da Mongioio alla città di Patti ci sono miglia … et la detta città mandafuori verso Levante una posta di guardia di due cavalli etfanno guardia di state, di notte et la lor posta è sotto Mongioio a una chiesa detta del Salvatore, lontano dalla detta città di Patti miglia … ” CAMILIANI in SCARLATA, 1993, p. 566. La chiesetta sorgeva lungo la strada pubblica che da S. Salvatore, attraverso le contrade Rosella, Pietra Russa, Caurro e Valle di Tindari, arrivava alla Locanda e poi ad Oliveri, utilizzata anche dai corrieri postali. Magistri 2010, pp. 192-193 Nel Rivelo del 1607 nella contrada risultano dichiarate 2 case BARAGONA 2010, p. 65 . La chiesa si ritrova negli atti della visita pastorale del vescovo D’Amico 1666, che ne delegò la visita al mastro cerimoniere della cattedrale, don Girolamo Marescalco. ACP, Visita D’Amico, I, 1666, p. 294 v.
3 FASOLO 2011b, pp. 185-191.
4 CAVALIER – BRUGNONE 1986, p. 223-224 N. 20-23, Tav. LI d, e, f, g; “Entro tabella allungata, riquadrata, a spigoli arrotondati.” Ricorre tre volte nella t. 422 priva di corredo. Num. inv. (d) 15544, (e) 15558, e, solo prime lettere, (g) 15547, infine anche in un frammento sporadico dello scavo XXXI/71 num. inv. (f) 15313. Altezza lettere cm 1,2/1,3-0,6/0,7. Cfr. MELIGUNÍS LIPÀRA II, pp. 152, 332, tav. n. 21.
5 I motivi vengono ricondotti alle dimensioni che presentano, differenti da quelle delle tegole campane, e tenendo presente l’assenza a Lipari di giacimenti di argilla,
6 MELIGUNÍS LIPÀRA II, pp. 152, 332, tav. n. 21.
7 CAVALIER – BRUGNONE 1986, tav. LI d, e, f, g, in particolare d ed f.
8 In Sicilia ricorrono anche lucerne di C. Iunius Draco (CIL X2 8053.105), uno dei più affermati produttori di lucerne dell’Africa proconsolare romana tra il 120 e il 200 d. C. cfr. E. W. HALEY, “The Lamp Manufacturer Gaius Iunius Draco” in Münsteresche Beiträge zur Antiken Handelgeschichte 9,2 (1990), p. 1-13.
9 F. LENTINI, S. CATALANO, S. CARBONE, Carta geologica della Provincia di Messina: scala 1:50.000, Firenze, 2000.
10 MAGISTRI 2010, p. 193.
119) Elemento architettonico (fusto di colonna)
Patti (Me), Panecastro. 15°1’4,906″E 38°8’22,248″N, 75 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 26, part. 185). Bassa collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 4%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. Oliveto. P.R.G. Dicta, espansione a carattere turistico. Ricognizione in data 20 giugno 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 11,77 km2 (intervis. 10 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 36, 123). Rad. sol. ann. 1.197.055,09 WH/m2. Dist. sorg. 243 m. Dist. torr. 283 m. Dist. mare 700 m.
Nel cortile dell’ex azienda agricola Caleca si conserva un rocchio di colonna. Non è stato possibile effettuare la prospezione dei terreni circostanti per il divieto opposto dai proprietari,
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120) Area di frammenti fittili di età romana
Patti (Me), Acqua Pioppo1. 15°1’3,907″E 38°8’26,164″N; 70 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, partt. 24, 102. Bassa collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 3%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. Oliveto. P.R.G. Dicta, espansione a carattere turistico. Ricognizione in data 01 agosto 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 10,39 km2 (intervis. 14 U.T. 4, 7, 8, 9, 28, 116, 118, 119, 123, 145, 147, 149, 150, 155). Rad. sol. ann. 1.187.595,77 WH/m 2. Dist. sorg. 230 m. Dist. torr. 307 m. Dist. mare 941 m.
Area di frammenti fittili, scarsamente distribuiti, circa 180 m a ESE dall’incrocio tra la S.P. 118 con la S.S. 113, immediatamente a valle di quest’ultima, su una superficie di poco più di 1800 m2. Sono stati rinvenuti pochi frammenti non indicativi di pareti di contenitori in ceramica comune e il frammmento di un tubulo lastrina, tutti presumibilmente di età romana.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Pioppo, pp. 1236-1237.
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121) Frammenti fittili sporadici
Patti (Me), Acqua Pioppo 15°1’0,842″E 38°8’33,752″N ; 54 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 14, part. 23. Pianura. Esp. N. Pend 4%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli alluvionali. Oliveto/Foraggere. P.R.G. E2 Zona agricola, colture specializzate agricole. Ricognizione in data 20 giugno 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: buone. Vis. 8,02 km2 (intervis. 14 U.T. 7, 114, 115, 116, 117, 118, 121, 122, 123, 145, 146, 149, 150, 155 ). Rad. sol. ann. 1.195.347,37 WH/m 2. Dist. sorg. 299 m. Dist. torr. 280 m. Dist. mare 1038 m.
Nel campo aperto verso N che si estende dall’incrocio tra la S.P. 118 con la S.S. 113 sino al torrente Cedro sono stati rinvenuti pochi e sporadici frammenti fittili di laterizi non classificabili. Insieme ad essi si segnala una tegola con listello da datarsi in età romana. Notizie raccolte tra gli abitanti della vicina frazione di Mongiove riferiscono notizie generiche del rinvenimento nel campo di tombe e di un rocchio di colonna che si conserva poco più a SO ora all’aperto nel cortile dell’ex azienda agricola Caleca.
Data la scarsità del materiale rinvenuto non è possibile determinare se i reperti siano riferibili a sepoltura alla cappuccina, sconvolte da passate arature, dislocate lungo il percorso della via Valeria il cui tracciato attraversava presumibilmente il campo nella sua porzione settentrionale.
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122) Strutture di incerta interpretazione.
Patti (Me), Torre Sciacca, 15°0’50,072″E 38°8’39,52″N; 16 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 13, partt. 243, 1552+)., Pianura. Esp. N. Pend 3%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli alluvionali. Oliveto. P.R.G. fascia rispetto Timeto. Macroambito foce Timeto . Ricognizione in data 16 giugno 2011, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 21,47 km2 (intervis. 24 U.T. 4, 7, 8, 9, 10, 12, 14, 16, 17, 28, 36, 38, 39, 51, 52, 53 106, 116, 119, 145, 147, 149, 150, 151, 155). Rad. sol. ann. 1.206.003,98 WH/m 2. Dist. sorg. 388 m. Dist. torr. 447 m. Dist. mare 483 m.
Circa 100 a O dell’incrocio della S. P. 118 con la strada comunale che collega C.se Adorno con contrada S.S. Salvatore, sul ciglio settentrionale di quest’ultima, a mezzo km dalla spiaggia di Mongiove, è il rudere della c.d. torre Sciacca1. Il piccolo edificio a base circolare (dim. diametro 4 m; altezza 5 m; spessore mura 0,60 m; risega 0,25 m). La muratura è in conglomerato cementizio di materiale lapideo locale (scisti) misto a laterizi, allettato con impasto di malta di calce e sabbia di cava. Una volta a padiglione cieca, definibile cubba2, suddivide il corpo cilindrico in due piani, il superiore privo di copertura. L’edificio ha un accesso a piano terra ad est ed una finestra al piano superiore. Ad ovest sono leggibili tracce dell’intonaco originario. Numerosi gli interventi di restauro con integrazioni cementizie e l’uso per un periodo come cabina elettrica. La struttura non risulta citata dallo Spannocchi, dal Camiliani e dall’Amico di Castellalfero e rimane incerta la sua interpretazione (originariamente un monumento funerario?). La torre con la legenda Torre rotonda è riportata nella Carta della Sicilia (1720-1721) di Samuel Von Schmetteau3.
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Nel terreno ad ONO, immediatamente sottostante l’edificio, sottoposto a recenti movimenti di terra ed escavazioni, si riscontra materiale fittile non significativo eccezion fatta per un unico frammento di tegola con listello ribassato rispetto al quarto di cerchio, probabilmente di età ellenistico-romana. Gli altri materiali sono tutti di d’età post-antica (materiali fittili struttivi, invetriata marrone).
1 CAVA in MAURICI-FRESINA-MILITELLO 2008, III, pp. 332-334.
2 TRISCHITTA 1983, s.v. Cuba, p. 146.
3 SCHMETTEAU 1995, tav. 6. Immediatamente a SO della torre e a monte del percorso stradale la carta riporta un’indicazione problematica in quanto senza altri riscontri: S. Nicola l’Arena.
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123) Frammenti fittili sporadici di età protostorica.
Patti (Me), Tre Carrini1. 15°0’48,241″E 38°8’22,533″N; 96 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 26, part.8). Bassa collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 25%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 1 agosto 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 20,29 km2 (intervis. 34 U.T. 4, 10, 12, 14, 16, 17, 36, 39, 40, 42, 43, 45, 47, 51, 52, 53, 105, 106, 107, 115, 116, 118, 119, 120, 145, 146, 147, 148, 149, 150, 151, 155). Rad. sol. ann. 1.300.556,64 WH/m 2. Dist. sorg. 301 m. Dist. torr. 362 m. Dist. mare 1.062 m.
Alle pendici settentrionali di Monte Pignatara, lungo il pendio del versante rivolto a NE e al cui riguardo il Lo Iacono menziona il microtoponimo, altrimenti sconosciuto, di Mont’Hera2, si sono riconosciute grazie al rinvenimento di sporadici frammenti di ceramica d’impasto di colore arancione labili tracce di frequentazione dell’area in età protostorica. Altri materiali rinvenuti nel terreno sono tutti d’età post-antica.
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1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Carrino, I, p. 317, II, s.v. Tre Carrini, p. 1645. Forse valore monetario del terreno.
2 LO IACONO 1997, p. 18 n. 2.
124) Area di frammenti fittili.
Patti (Me), Tre Carrini, Montera1. 15°0’45,004″E 38°8’21,265″N; 145 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 25, part. 77. Bassa collina. Piede del versante. Esp. SO. Pend 10%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli alluvionali. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 9 settembre 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,66 km2 (intervis. 13 U.T. 115, 116, 117, 118, 119, 120, 121, 145, 147, 149, 150, 151, 155). Rad. sol. ann. 1.162.178,97 WH/m 2. Dist. sorg. 229 m. Dist. torr. 449 m. Dist. mare 1.016 m.
Alle estreme propaggini NNO di Monte Pignatara, al di sotto di un ampio affioramento del costone roccioso, in un punto di valicodi un sentiero che mette on comunicazione l’area di Case Nuovo Malluzzo e quella di Panecastro, è una ristretta area di frammenti fittili non indicativi, prevalentemente di coppi e di tegole, di cui una con listello molto ribassata sulla piastra, e di pareti di contenitori in ceramica comune e grezza che sembrano essere tutti d’età post-antica. Un orlo ed una parete di un olla in impasto possono essere riferiti ad età protostorica.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Montera, p. 1064.
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125) Area di frammenti fittili di età greca (IV-III sec. a.C.) e romana.
Patti (Me), S. Febronia1, Locogrande2, Case Faranda; 15°0’18,527″E 38°8’26,169″N; 38 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 12, part. 48, 72, 85, 503, 693. Pianura. Esp. NE. Pend 3%. Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Suoli alluvionali. Agrumeto. P.R.G. E3 Macroambito foce Timeto . Ricognizione in data 20 giugno 2011, sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 6,51 km2 (intervis. 6 U.T. 14, 125, 145, 147, 149, 150, 151, 155). Rad. sol. ann. 1.204.340,94 WH/m 2. Dist. sorg. 763 m. Dist. torr. 93 m. Dist. mare 885 m.
Circa 680 m a S.E. del casello autostradale di Patti, nei terreni coltivati ad oliveto tra il tracciato dell’autostrada e quello della S.S. 113, immediatamente a meridione e lungo il viottolo che conduce agli edifici denominati Case Faranda, si può osservare un’area di dispersione di materiale fittile a bassa densità estesa circa 6.700 m2 (asse maggiore E-O circa 120 m). Tra la documentazione, all’apparenza tutta d’età post-antica, costituita prevalentemente da coppi, laterizi non classificabili e da pareti di brocche in ceramica comune acroma e ceramica comune non depurata di fattura non accurata, grezza si segnalano una parete di anfora ionio-massaliota (IV-III sec. a.C.) e alcuni frammenti di pareti di anfora e di ceramica comune genericamente ascrivibili ad età romana. Anche i materiali fittili da costruzione sono tutti d’età post-antica; tra di essi si segnala un elemento fittile, forse un tubulo, con invetriatura di color verde.
In corrispondenza delle Case Faranda sulla costa, a quel tempo, seconda metà del XVI secolo, più ravvicinata di oggi, il Camiliani menziona la piccola cala dell’Huomo “di poca capacità” come termine convenzionale del “promontorio del Tindario”3.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Santa Febronia, p. 1437. Per il Caracausi connessione del nome con Febris o Februare ‘purificare’.
2 CARACAUSI 1994, I, s.v. Locogrande, p. 874. Nel nostro caso un podere molto esteso. A Patti ricorre almeno in due località diverse.
3 15°0’30,783″E 38°8’59,121″N. CAMILIANI in SCARLATA 1993, p. 359.
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157) Area di frammenti fittili di età protostorica e romana (da età medio repubblicana a età imperiale).
Patti (Me), Locanda, monte Carcarune1. 15°2’27,01″E 38°8’20,233″N, 188 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, part. 215. Bassa collina. Esp.. Pend 15 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 31 luglio e 1 agosto 2010, poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,44 km2 (intervis. 6 U.T. 145, 146, 159, 160, 161, 203). Rad. sol. ann. 1.195.493,34 WH/m 2. Dist. sorg. 650 m. Dist. torr. 37 m. Dist. mare 1.212 m.
Immediatamente a E e a SE di Monte Carcarune, rilievo in parte artificiale dovuto all’accumulo di scarichi di sterri e materiali edilizi a margine della S.S. 113, si è osservata su una superficie di circa 2 ha un’ampia area di frammenti fittili e ceramici estesa da SSE, dalla S.P. 107, verso NNO per circa 230 m. L’area venne sottoposta a movimeti di terra e completamente spianata per costruire un parcheggio temporaneo in occasione della visita di Giovanni Paolo II nel 1988. Un piccolo nucleo tra i materiali ceramici osservati è costituito da impasti non torniti probabilmente di età protostorica, ma di non facile attribuzione. Un altro gruppo consistente appare quello della ceramica d’età romana, dall’età medio-repubblicana (anfore greco-italiche, vernice nera, unguentari) fino alla prima età imperiale (sigillata italica, anfora vinaria di produzione egea, ceramica comune); numerosi sono i frammenti di anfore e di materiale fittile da costruzione. Sono presenti inoltre reperti d’età post-antica: ceramica comune acroma, invetriata verde (XVI-XVIII secolo).
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1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Carcarone, p. 301. Più che il forno per l’estrazione dello zolfo nel nostro caso sembra indicare un luogo di fornaci.
158) Area di frammenti fittili di età ellenistico-romana (III-II sec. a.C.)
Patti (Me), Tindari.Monte Carcarune. 15°2’18,225″E 38°8’25,15″N; 160 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, partt. 17, 201. Bassa collina. Esp.. Pend 15 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Faglia. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 31 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 1,83 km2 (intervis. 9 U.T. 145, 146, 159, 160, 161, 162, 163, 164, 203). Rad. sol. ann. 1.002.700,53WH/m 2. Dist. sorg. 407 m. Dist. torr. 78 m. Dist. mare 1.196 m.
Sulla sponda sinistra del torrente Valle, circa 200 m a NNO e N di Monte Carcarune, si è osservata un’area di frammenti fittili a media densità estesa circa 8.000 m2, limitata a settentrione dall’alveo del torrente. I reperti ceramici osservati, pur se esigui, attestano una presenza fin dal III-II sec. a.C. (ceramica a vernice nera). La maggior parte dei materiali individuati sono però post-antichi o non particolarmente caratterizzanti e quindi di difficile datazione (ceramica comune depurata): tra questi ultimi si segnala la presenza di una parete di brocca attribuibile all’età romana.
Sul versante O di monte Carcarune sono tre calcare di età moderna. Sempre sul versante O sono visibili lastre e blocchi di arenaria di incerta provenienza e interpretazione.
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159) Area di frammenti fittili di età romana (II-I sec. a,C,).
Patti (Me), Tindari. Scorcialupo1. 15°2’23,94″E 38°8’26,251″N; rivedere 163 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, part. 17. Bassa collina. Esp. O. Pend 18 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. Faglia. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data giugno e 31 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 10,78 km2 (intervis. 14 U.T. 3, 4, 7, 8, 9, 14, 15, 28, 145, 146, 153, 157, 158, 203). Rad. sol. ann. 1.268.483,78 WH/m 2. Dist. sorg. 540 m. Dist. torr. 35 m. Dist. mare 1.241 m.
Circa 220 m a NNE di Monte Carcarune, sulla sponda destra del torrente Valle, si è osservata un’area (3.600 m2, estesa 80 m in direzione NS) di frammenti fittili e ceramici. Questi ultimi pur se esigui sono d’età romana: datante è risultato un frammento di coppetta miniaturistica in vernice rossa (tra il II ed il I sec. a.C.); di incerta cronologia, anche se non posteriore al III sec. a.C., è una brocchetta in ceramica comune di cui si conserva orlo e ansa. Interessante la presenza di una piccola base fittile, di incerta attribuzione. Anche i prevalenti materiali edili, coppi e tegole, sono riferibili ad età romana.
1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Scorcialupo, p. 1503. Antroponimo.
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160) Area di frammenti fittili di età romana imperiale (II-prima metà del III sec. d.C.),
Patti (Me), Tindari. Scorcialupo. 15°2’28,488″E 38°8’28,797″N; 215 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, partt. 17, 45, 49) Bassa collina. Esp. O. Pend 18 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. Faglia. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Ricognizione in data 8 agosto 2010 , poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 17,45 km2 (intervis. 27 U.T. 1, 3, 4, 7, 8, 9, 10,12, 14, 15, 16, 17, 28, 29, 36, 134, 140, 145, 146, 147, 148, 153, 157, 158, 159, 187, 203). Rad. sol. ann. 1.295.866,78 WH/m 2. Dist. sorg. 658 m. Dist. torr. 163 m. Dist. mare 1.180 m.
Alle pendici SO della città antica, in corrispondenza del Teatro, si è individuata un’area, estesa circa 1.800 m2, di materiale fittile e ceramico in gran parte d’età romana (anfore, ceramica comune tra cui l’orlo di un mortaio, tegole e coppi): datante un frammento di coppa in sigillata africana “A”, databile dal II alla prima metà del III secolo d.C. Tra i materiali da costruzione si segnala la presenza di un frammento di lastrina in pietra, probabilmente un sectilia di rivestimento. Presente anche materiale post-antico (ceramica acroma, materiale struttivo).
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161) Area di frammenti fittili di età protostorica, greca e romana (fine repubblica-inizi età imperiale)
Patti (Me), Tindari. Scorcialupo. 15°2’18,887″E 38°8’34,453″N; rivedere 122 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600050e; Catast. Comune di Patti F. 16, partt. 17, 33, 201) Bassa collina. Esp. O. Pend 18 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto. Faglia. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona B. Zona vincolo archeologico. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Ricognizione in data 8 agosto 2010 , poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 13,78 km2 (26 U.T. 1, 3, 4, 7, 8, 9, 10,12, 14, 15, 16, 17, 19, 23, 28, 29, 36, 134, 145, 146, 147, 148, 153, 157, 158, 162). Rad. sol. ann. 1.284.888,45 WH/m 2. Dist. sorg. 475 m. Dist. torr. 126 m. Dist. mare 949 m.
Il sito presenta su una superficie di circa 4.000 m2 estesa circa 100 m in direzione ENE-OSO un piccolo gruppo di materiali ceramici in ceramica d’impasto, riferibili con buona probabilità ad età protostorica (età del Bronzo). Poche ma significative sono le attestazioni di oggetti riferibili al IV-III sec. a.C. (ceramica a vernice nera, anfore greco-italiche). Il nucleo di maggiore consistenza è d’età romana, in particolare collocabile tra la fine della repubblica e l’inizio dell’età imperiale: datante un frammento di sigillata italica ed un’anfora affine alle Dressel 2-4 ma di produzione egea. La continuità di frequentazione tra i due gruppi di reperti individuati è comunque attestata dalla presenza di un’anfora tipo Dresel 1 (metà II-fine I sec. a.C.). Presente anche un’olletta in ceramica comune che trova confronti con produzioni tardo antiche (IV-V sec d.C.). Individuati infine reperti riferibili ad età post-antica (materiale fittile struttivo).
162) Segnalazione di strutture e di pavimentazioni a mosaico. Rinvenimento sporadico
Patti (Me), Valle. 15°1’47,603″E 38°8’55,078″N; 10 m s.l.m. (controllare) C.T.R. sez. n. 600010e; I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; 600050e; Catast. Comune di Patti F. 15, part. D3, D55, D114, 210+, 219, 220, 221, 223+, 224, 224+) Pianura sottostante a orlo di degradazione di frana. Esp. N. Pend 3%. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 28 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,66 km2 riv. (intervis. 6 U.T. 153, 158, 161, 163, 164, 197). Rad. sol. ann. 1110482,43 WH/m 2. Dist. sorg. 746 m. Dist. torr. 231 m. Dist. mare 49 m.
Tra la ferrovia e gli ultimi edifici a O del borgo rurale1 sarebbero stati visibili sino ad alcuni decenni orsono resti di mura e di pavimetazioni a mosaico. Un’anziana ricorda, de relato dal genitore, che mosaici sarebbero venuti alla luce ai primi del Novecento durante i lavori di fondazione di una delle case leggermente più a meridione. Sempre ad O sarebbero stati visibili blocchi di arenaria analoghi a quelli della cinta muraria di Tindari. L’area prospettata più volte ha restituito tra i materiali antichi solamente il frammento di una tegola con listello probabilmente di età romana.
1 La costruzione dovrebbe risalire al XIX secolo dato che nel Rivelo del 1607 nella contrada risultano dichiarate solamente 2 case BARAGONA 2010, p. 65.
163) Segnalazione di strutture e di tombe. Rinvenimenti sporadici di frammenti fittili di età protostorica e romana
Patti (Me), Valle. 15°2’1,124″E 38°8’53,7″N; 12 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e;; Catast. Comune di Patti F. 16, partt. D1, D4, D65, D155) Pianura. Esp. N. Pend 12 %. Alluvione. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto P.R.G. Limite piano straordinario idrogeologico. P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 28 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,57 km2 (intervis. 5 U.T. 142, 146, 153, 154, 158). Rad. sol. ann. 1.226.545,59 WH/m 2. Dist. sorg. 777 m. Dist. torr. 61 m. Dist. mare 199 m.
Da notizie orali si è appreso che in prossimità del casello abbandonato lungo la linea ferroviaria, a meridione della stessa venne rinvenuto verso la fine dell’Ottocento, forse in coincidenza con i lavori ferroviari, quello che viene definito “un cimitero”. Alcuni contadini riferiscono anche che sino a qualche decennio orsono erano visibili nello stesso punto dei gradini che, sembre a ridosso del casello, lasciavano intuire la presenza nel sottosuolo di un edificio. Una tomba sarebbe stata ritrovata nel 1960 immediatamente a settentrione della linea ferrata poco prima dell’imbocco della galleria che attraversa il promontorio di Tindari.
In tutta l’area sono stati rinvenuti nel corso della prospezione pochissimi frammenti fittili non indicativi in gran parte di laterizi, coppi e tegole, e di ceramica comune e grezza. Sporadici frammenti di ceramica d’impasto protostorica sono stati rinvenuti sulla destra orografica del torrente Tindari in prossimità del primo rialzarsi delle pendici di Capo Tindari, verosimilmente scivolati dall’alto per dilavamento.
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164) Segnalazione
Patti (Me), Monte Oddio1. 15°2’6,482″E 38°8’58,985″N; 60 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600010e; Catast. Comune di Patti F. 16, partt. D1, D2, D3, D4, D155, 2, 59, 57. Bassa collina. Orlo di scarpata. Esp. NO. Pend 15 %. Calcari cristallini bianchi e cerulei, interposti fra gli scisti anfibolici e micascisti. Suoli bruni leggermente acidi-Suoli bruni-Suoli bruni lisciviati. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Macchia e cespuglieto P.R.G. Riserva Naturale Orientata dei Laghetti di Marinello. Zona A. Ricognizione in data 28 luglio 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. P.R.G. Zona di interesse archeologico L. 431/85. Vis. 8,98 km2 (intervis. 12 U.T. 3, 4, 6, 134, 142, 143, 145, 146, 153, 154, 158, 162). Rad. sol. ann. 1.239.287,72 WH/m 2. Dist. sorg. 1.626 m. Dist. torr. 214 m. Dist. mare 106 m.
Con il toponimo Monte Oddio si indica il versante e le pendici della propaggine occidentale del promontorio di Capo Tindari2. Vi si giunge attraverso un percorso sterrato che si dirama in prossimità del km 69 della S.S.113 settentrionale sicula e da Rocca Femmina attraverso la strada vicinale Valle Tindari e viottoli campestri. Si tratta di un pendio che digrada in direzione NO da quota 233 m s.l.m., con profilo convesso e pendenze moderate, sino a un ripiano ubicato a quota 60 m s.l.m. denominato per l’appunto Monte Oddio. Le pendenze aumentano progressivamente man mano che si arriva al mare (pendenze elevate che giungono in alcuni punti al 250%) dove la costa è rappresentata da vere e proprie falesie. Nel vertice dell’angolo ONO le pendenze risultano meno acclivi (30-50%).
La località dovrebbe corrispondere a quella dove il Villari3 segnala di aver raccolto “alcune decine di frammenti” fittili d’impasto. Il punto viene indicato dallo studioso “presso una delle digitazioni della “Rocca Femmina” poco sopra un pianoro che in parte si erge a picco sul mare”, in “un uliveto trattorato di recente”. Avendo riscontrato alcuni frammenti d’intonaco lo studioso ritiene che vi fossero presenti alcune capanne “della stessa facies localizzata da M. Cavalier negli strati sottostanti gli edifici d’età greca di Tindari” che rappresentavano per il Villari “lo scalo marittimo più vicino” dell’insediamento protostorico di Tindari.
La prospezione vi ha rinvenuto pochissimi frammenti di ceramica grezza, di cui uno con lisciatura da riferire probabilmente ad età protostorica.
1 Mom si è rinvenuto confronto nei maggiori repertori.
2 Il promontorio era conosciuto sino al secolo scorso come Serra Cruci (vedi Scaffidi) forse corrispondente al toponimo altomedievale Mons arboris cruciati costituisce uno dei punti di riferimento del confine di una “peciam terre” con coltivazioni ed un bosco, tra Oliveri e Patti, che Martino Curatore dona nel 1142 all’hospitalis della Chiesa di San Bartolomeo ACP, De fundationibus I, f. 117(=155); WHITE 1938, p. 405.
3 VILLARI 1981, pp. 16, figg. 2, 17.
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165) Area di frammenti fittili di età protostorica, romana (dal II sec. a.C. al I sec. d. C.) e medievale (XII-XIII sec.).
Patti (Me), Montalbano Elicona (Me) Monte Saraceno1. 15°1’33,068″E 38°4’57,22″N; 609 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 9, part. 109 Comune di Montalbano Elicona F. 1, part. 3. Alta collina. Culminazione? . Esp. SE. Pend 17%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 28 settembre, 5 novembre 2010, 16 luglio e 6 agosto 2011, molto nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso/sereno . Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 18,31 km2 (intervis. 3 U.T. 14, 15, 177). Rad. sol. ann. 1.430.986,70WH/m 2. Dist. sorg. 667 m. Dist. torr. 136 m. Dist. mare 5.877 m.
Sul piccolo pianoro sommitale (poco più di 1 ha di superficie) si riscontra senza particolari concentrazioni, molto materiale fittile e ceramico. Tra i reperti oltre al rinvenimento di una scaglia di lavorazione dell’ossidiana si sono innanzitutto riconosciuti pochi frammenti di ceramica d’impasto che indiziano forse di un’occupazione in età protostorica i cui segni sono stati quasi completamente dilavati e obliterati. La maggior parte degli altri materiali ceramici riscontrati è d’età romana (ceramica comune depurata, ceramica da fuoco, anfore, pithoi). Al riguardo si può ipotizzare una frequentazione a partire dalla fine del II sec. a.C.: datante in questo senso è la presenza di ceramica a vernice rossa di produzione locale e l’assenza di ceramica a vernice nera; le attestazioni proseguono fino alla prima età imperiale. Molti sono i frammenti di materiali fittili struttivi, coppi e tegole. Tra questi pezzi di tegole in argilla arancione, rosata e gialla con listello dal profilo arrotondato a quarto di cerchio ribassato. Si è poi osservato un elemento fittile dal profilo semicircolare probabilmente parte di un gocciolatoio della decorazione architettonica di un edificio di età romana (fine repubblica). Tra le tegole alcune di impasto rosato provengono, insieme ad una lastra di arenaria, da una sepoltura alla cappuccina, sul margine O del pianoro sommitale, divelta da scavatori di frodo. Da segnalare il rinvenimento di un maniglione in piombo forgiato a sezione poligonale. Un gruppo di materiali è riferibile ad età post-antica , in particolare a partire dal XII-XIII secolo (brocca in ceramica dipinta a bande, ceramica comune acroma) fino al XVII-XVIII secolo (invetriata marrone, maiolica).
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1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Saraceno, p. 1452.
166) Rinvenimenti sporadici di frammenti fittili di età romana.
Montalbano Elicona (Me), Monte Saraceno. 15°1’34,813″E 38°5’2,636″N; 580 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Comune di Montalbano Elicona F. 1, part. 3. Alta collina. Cresta del versante. Esp. E. Pend 30%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree a vegetazione arbustiva e/o erbacea. Pascolo. P.R.G. Zona agricola. Ricognizione in data 5 novembre 2010 poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 11,63 km2 (intervis. 2 U.T. 189, 196). Rad. sol. ann. 1252772,00 WH/m 2. Dist. sorg. 512 m. Dist. torr. 114 m. Dist. mare 5771 m.
Lungo la pendice NE di Monte Saraceno sono stati riscontrati scarsi materiali: pochi frammenti di tegole con listello dal profilo molto ribassato rispetto a quello a quarto di cerchio di cerchio. Dalle balze prossime al pianoro sommitale di Monte Saraceno provengono anche alcuni frammenti di ceramica grezza tra cui quello pertinente al fondo di una brocca.
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167) Area di frammenti fittili di età romana e medievale. Rinvenimento sporadico di una punta di giavellotto.
Patti (Me), Montalbano Elicona (Me) Portella Iuculano1. 15°1’30,211″E 38°4’54,57″N; 599 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. , part. Comune di Montalbano Elicona F. 1, part. 3. Alta collina. Cresta del versante. Esp. SO. Pend 17%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 28 settembre, 5 novembre 2010, 7 giugno e 6 agosto 2011, molto nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso/sereno . Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente.. Vis. 17,68 km2 (intervis. 9 U.T. 10, 11, 12, 14, 15, 54, 70, 72, 73). Rad. sol. ann. 1.469.496,90WH/m 2. Dist. sorg. 739 m. Dist. torr. 222 m. Dist. mare 5.963 m.
Lungo la pendice SO di monte Saraceno, strutturata in terrazzamenti, molto dilavata si sono osservati numerosi frammenti di ceramica non tornita e poco depurata, che però non pare presentare chiari segni di appartenenza ad età protostorica. Potrebbe essere ricondotta ad una produzione di ceramica non tornita ad uso domestico di età medievale come lo sono sicuramente diversi altri frammenti presenti di brocche in ceramica comune acroma (tra le quali un fondo che presenta segni di cottura eccessiva: scarto di fornace?). Numerose le tegole e i coppi visibili, per la maggior parte riferibili età romana. Da segnalare parte della cuspide in bronzo di un giavellotto (VI-IV sec. a.C.?) rinvenuta poggiata su una roccia, e forse persa da qualche scavatore clandestino.
Tra le notizie orali raccolte tra i pastori si riporta quella del ritrovamento fortuito, alcuni decenni orsono, durante la costruzione di una palizzata di una consistente area di frammenti ceramici molto sminuzzati tutti caratterizzati da una fitta trama di linee incrociate. Non è stato possibile individuare il punto esatto.
1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Iuculano, p. 813. Antroponimo.Il cognome ricorre attualmente in un solo caso sia a a Patti che a Montalbano Elicona.
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168) Area di frammenti fittili di età protostorica, greca e romana.
Patti (Me), Portella Iuculano. 15°1’20,897″E 38°4’54,671″N; 534 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 62, part. 7. Alta collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 17%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. Ricognizione in data 28 settembre 2010, 6 agosto 2011, molto nuvoloso/ sereno. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,34 km2 (intervis. 10 U.T. 65, 72, 96, 97, 98, 99, 172, 178, 179, 180). Rad. sol. ann. 1.197.009,46 WH/m 2. Dist. sorg. 756 m. Dist. torr. 23 m. Dist. mare 6.108 m.
Nella porzione apicale della vallecola e nella sella tra Monte Saraceno e Pizzo Cola, denominata Portella Iuculano1, è osservabile un’area di frammenti fittili e ceramici estesa 1,2 ha. Tra i materiali è stato riconosciuto l’orlo di un’olla in ceramica protostorica. Due interessanti attestazioni, riferibile tra il V ed IV sec. a.C: kylix in vernice nera e anfora di tipo greco-italica antica, con orlo a echino. Un altro gruppo consistente di reperti è attribuibile ad età romana, tra la fine della Repubblica e la prima età imperiale (ceramica comune depurata, ceramica da fuoco, materiale edile). Tra le tegole notevole è un frammento che presenta un’aletta di grandi dimensioni dal profilo arrotondato a quarto di cerchio, e un impasto molto grossolano con tanti inclusi di colore scuro in superficie (vulcanici?). Presenti inoltre reperti riferibili ad età post-antica (ceramica comune acroma, ceramica comune non depurata).
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1 Lungo la dorsale che dipartendosi dallo spartiacque peloritani Nebrodi precipita in mare a Capo Tindari gli unici punti di valico E-O possibili sono uno a Locanda e l’altro per l’appunto ai piedi di monte Saraceno a portella Iuculano.
169) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), M. Saraceno. 15°1’18,042″E 38°5’0,266″N; 497 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 62, part. 7. Alta collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 11%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. Ricognizione in data 27 settembre 2010 poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,26 km2 (intervis. 10 U.T. 15, 96, 97, 98, 99, 172, 178, 179, 180, 190). Rad. sol. ann. 1.233.009,66 WH/m 2. Dist. sorg. 630 m. Dist. torr. 18 m. Dist. mare 5.977 m.
La parte mediana e il piede della vallecola tra Monte Saraceno e Pizzo Cola, segnata da un piccolo ruscello, è disseminata di materiale fittile e ceramico a media e alta densità. Per la maggior parte si distribuisce sul versante di Monte Saraceno. Possibili resti di strutture sepolte sono suggeriti dal numeroso pietrame, a volte informe, a volte appena sbozzato disperso o più frequentemente in cumuli apprezzabili come microrilievo. I frammenti ceramici sono d’età romana, purtroppo non caratterizzanti, databili tra il I sec. a.C. ed il II sec. d. C. (ceramica comune depurata, ceramica da fuoco, anfore, doli, uno frammento di peso di forma ovoidale). Sono presenti inoltre un gruppo di reperti attribuibili ad età post-antica : datante una brocca in ceramica comune acroma collocabile tra il XII ed il XIII secolo. Sul versante di Monte Saraceno risultano abbondanti le tegole, molte con listelli dal profilo a quarto di cerchio e impasto grossolano di colore marrone scuro. E’ stata inoltre individuata una pietra lavica profilata in forma pentagonale. Il versante opposto della vallecola, dalla parte di Pizzo Cola non ha restituito reperti particolarmente caratterizzanti tranne l’ansa di un’anfora africana II (II-III sec. d.C.), quasi tutti sono comunque da riferirsi ad età antica; Presenti molti frammenti di coppi e di tegole, molte di impasto depurato di colore arancione o rosato, con listello dal profilo arrotondato, ribassato rispetto al quello del quarto di cerchio, convesso nel raccordo con la piastra. Molte tegole presentano impasti di colore rosato
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170) Area di frammenti fittili di età protostorica, greca, romana e medievale.
Patti (Me), monte Saraceno, 15°1’25,202″E 38°5’9,499″N; 510 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 59, part. 1, 2, 19, 86. Alta collina. Parte intermedia del versante . Esp. NO. Pend 8%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree parzialmente boscate o bosco degradato/Pascolo. P.R.G. E1 Zona agricola. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Ricognizione in data 27 settembre 2010 e 30 luglio 2011, poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 6,28 km2 (intervis. 16 U.T. 70, 72, 96, 97, 98, 99, 174, 175, 178, 179, 180, 182, 183, 190). Rad. sol. ann. 1.187.490,83 WH/m 2. Dist. sorg. 287 m. Dist. torr. 215 m. Dist. mare 5.628 m.
La porzione mediana del versante NNO di Monte Saraceno e la pendice furono sottoposte alcuni decenni orsono a lavori di scasso e di sistemazione a terrazza per l’impianto di un vigneto, oggi scomparso. Si ha notizia da alcuni contadini che durante i lavori venne rinvenuto moltissimo materiale ceramico ritenuto antico. Tra i reperti si è rintracciato presso un privato una ciotola fortemente carenata proveniente da questo terrazzamento. Il tipo risulta presente nella valle del Longano a Rodì, nella necropoli di Grassorella, tra i nove vasi restituiti dalla tomba 21 (BERNABÒ BREA 1967, p. 242, fig.31) ed è attestata anche tra i materiali di Tindari (CAVALIER 1970 fig. 14). La ciotol, come anche altri vasi del corredo della tomba 21, non appartiene all’orizzonte di Rodì-Tindari-Vallelunga ma mostra affinità formali con Capo Graziano, Castelluccio e con la facies Calabrese di Cessaniti-Capo Piccolo11. Per il Tusa2 si tratta di una grossolana interpretazione di influssi di Capo Graziano. Il reperto comunque è databile al Bronzo Antico.
figura114 figura115
Anche i reperti ceramici osservati nella prospezione disseminati senza particolari concentrazioni sui terrazzamenti per una superficie complessiva di 2,7 ha (dim. N-S 224 m, E-O 154 m) una frequentazione fin dall’età protostorica (ceramica ad impasto); un piccolo gruppo è però anche riferibile ad età greca (V-IV sec. a.C.), in particolare un orlo di anfora di tipo ionio-massaliota e alcuni frammenti di tegole e di coppi. La restante e maggioritaria parte dei frammenti è attribuibile genericamente ad età romana (ceramica comune depurata, anfore, materiale da costruzione). Si sono riscontrati da ultimo anche pochi frammenti ceramici di età post-antica (ceramica comune acroma, invetriata marrone da cucina).
1 MARINO-PACCIARELLI, 1996, figg. 6 e 3/2.
2 TUSA 1999, Pp.333-334, fog. 3.tav.
171) Area di frammenti fittili di età romana.
Patti (Me), Iuculano. 15°1’22,269″E 38°5’12,437″N; 461 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 59, part. 18. Alta collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 31%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Aree parzialmente boscate o bosco degradato P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 27 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 3,64 km2 (intervis. 13 U.T. 96, 170, 172, 173, 174, 175, 178, 179, 180, 186, 187, 190, 192). Rad. sol. ann. 997.185,23 WH/m 2. Dist. sorg. 251 m. Dist. torr. 100 m. Dist. mare 5.627 m.
Al di sotto dei piccoli terrazzamenti dell’U.T. 122, ad una distanza di circa 100 m, ancora lungo le pendici NNO di Monte Saraceno, la presenza di materiale fittile è apparsa assai scarsa e limitata. Vi si sono rinvenuti, su una stretta fascia lunga circa 130 m da E a O, alcune tegole e coppi riconducibili ad età romana, pochi frammenti di ceramica non particolarmente caratterizzanti (ceramica comune depurata, anfore) che permettono anch’essi solo una collocazione generica in età romana. E’ presente anche una brocca in ceramica grezza probabilmente d’età post-antica .
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172) Area di frammenti fittili di età protostorica, arcaica, ellenistica e romana.
Patti (Me), Iuculano1. 15°1’14,693″E 38°5’14,206″N; 441 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 188, 189, 190. Alta collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 11%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno/ Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Reptazione generalizzata. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Pascolo. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose con acclività > 12°. Impluvio. Ricognizione in data 27 settembre 2010, 16 e 30 luglio 2011, poco nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,24 km2 (intervis. 5 U.T. 171, 175, 180, 186, 187). Rad. sol. ann. 1.308.411,30 WH/m 2. Dist. sorg. 370 m. Dist. torr. 68 m. Dist. mare 5.685 m.
Ai piedi del versante NNO di Monte Saraceno, al di sotto di una mandra, con ovile semicircolare in cui sono reimpiegati alcuni blocchi squadrati verosimilmente provenienti da edifici antichi, l’area alla testata del torrente Gliara (circa 2,2 ha, estesa nella direzione NE-SO circa 240 m) si caratterizza per il rinvenimento di una grande quantità di materiale fittile di tutte le epoche.
Si è rinvenuta una piccola lama in selce gialla, non presente tra le litologie della zona (forse proveniente dalla cuspide meridionale della Sicilia), forse risalente all’età preistorica (paleolitico-eneolitico). A questo ritrovamento sporadico va aggiunto il rinvenimento di tre schegge di scarti di lavorazione di ossidiana e di un piccolo gruppo di olle in ceramica d’impasto. Alcune presentano delle bugne rilevate che in via preliminare potrebbero essere confrontate con olle bugnate delle facies della Conca d’Oro o della Facies di San Cono (metà III millennio a.C.). Per le età successive sono da segnalare due frammenti di statuine femminili in terracotta. Il primo purtroppo non identificabile e d’incerta datazione. L’altro è una testina modellata a mano (alt. 9 cm), alto polos sul capo da cui fuoriescono la capigliatura a frangia. Il volto à ovale, zigomi sfuggenti, occhi a mandorla, naso appuntito, labbra serrate tirate in su. L’esemplare è identico ad uno rinvenuto a Milazzo nella necropoli di Piana (tomba 623 inv. 21239), esposto nel museo locale. La dea è assisa in posizione ieratica su un trono che reca spalliera con ali sporgenti e braccioli. (VI sec. a.C.). Un nucleo di materiali ceramici ed edili sono riferibili in età romana, dal II secolo a. C. fino all’età medio-imperiale. Si tratta di brocche in ceramica comune depurata, anfore (da segnalare un’anfora vinaria probabilmente d’importazione dal Mar Nero), un mortaio, frammenti di dolii, materiale edile (coppi, tegole e laterizi). Numerosa la ceramica da fuoco. Le maggiori attestazioni risalgono comunque all’età medievale: un nucleo consistente è costituito da brocche e anforacei in ceramica comune acroma e dipinta a bande (XI-XIII secolo) e ceramica da fuoco (tegame). Per i materiali struttivi si riportano due frammenti di concotto non determinabili ma probabilmente pertinente all’alzato o al tetto di una capanna, numerosi frammenti di tegole con listello genericamente di età romana, di cui una presenta nell’angolo inferiore un incavo di profilo curvilineo.
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1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Iuculano, p. 813. Antroponimo.Il cognome ricorre attualmente in un solo casoa a Patti.
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173) Area di frammenti fittili
Patti (Me), Iuculano. 15°1’11,463″E 38°5’8,218″N; 478 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, part. 179. Alta collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 11%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Reptazione generalizzata. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose con acclività > 12°. Ricognizione in data 27 settembre 2010, poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,77 km2 (intervis. 8 U.T. 96, 170, 171, 172, 179, 180, 186, 187). Rad. sol. ann. 1.176.318,47 WH/m 2. Dist. sorg. 521 m. Dist. torr. 98 m. Dist. mare 5.887 m.
Costeggiando le pendici del versante settentrionale di Pizzo Cola, in corrispondenza delle piccole linee di ruscellamento che lo solcano, e a ridosso della scarpata, si possono notare aree più o meno ristrette di materiale fittile. Al piede NNE una concentrazione di materiali si estende per circa 300 m su una superficie di circa 2.000 m2, limitata a OSO da un muretto di contenimento della soprastante scarpata. L’area appare costituita in prevalenza da frammenti di laterizi e di tegole, di cui diverse con listello, e di contenitori di ceramica comune depurata non caratterizzanti, ma comunque quasi tutti riferirsi ad età antica senza che sia possibile una più precisa datazione. Da segnalare un frammento di terracotta di difficile attribuzione, forse parte di un elemento di copertura (sima?) presumibilmente d’età ellenistico-romana. Si tratta di materiali in tutta evidenza scivolati a valle da strutture ubicate a monte forse nei pressi dell’area oggi occupata da una centrale di scambio di energia eolica.
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174) Resti di incerta interpretazione
Patti (Me), Iuculano. 15°1’3,888″E 38°5’11,459″N; 486 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, part. 179. Alta collina. Piede del versante. Esp. NE. Pend 11%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Regosuoli-Suoli bruni e/o Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Suoli bruni vertici/ Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose con acclività > 12°. Ricognizione in data 25 e 27 settembre 2010, poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 0,33 km2 (intervis. 3 U.T. 175, 178, 179). Rad. sol. ann. 1.264.386,03 WH/m2. Dist. sorg. 639 m. Dist. torr. 29 m. Dist. mare 5.889 m.
In seguito ad alcune piogge molto intense lungo il canalone che solcando il pendio da SSO a NNE per circa 180 m convoglia le acque meteoriche del versante settentrionale di Pizzo Cola nel torrente Gliara sono venuti a vista per alcuni giorni alcuni setti murari, con pareti alte anche 2 m circa, realizzati a secco, con una tecnica che non ha raffronti in zona, in blocchetti ben squadrati di pietra arenaria. Non sono state raccolte notizie circa la loro costruzione nel corso del secolo scorso né gli abitanti del posto ne avevano conoscenza. I resti rimangono quindi di incerta interpretazione. Risalendo il canalone la ceramica è pressocché assente e comunque non significativa. E’ stato però rinvenuto un nucleo di lavorazione dell’ossidiana.
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175) Area di frammenti fittili di età protostorica, ellenistico romana e della prima età imperiale.
Patti (Me), Iuculano. 15°0’59,913″E 38°5’9,987″N; 503 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, part. 179. Alta collina. Piede del versante. Esp. N. Pend 11%. Fosso lungo ruscellamento concentrato. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. / Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Plasticizzazione copertura detritica e d’alterazione. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici/ Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Aree costituite dalle argille scagliose con acclività > 12°. Ricognizione in data 25 e 27 settembre 2010, 26 settembre 011, poco nuvoloso/poco nuvoloso/molto nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 0,96 km2 (intervis. 5 U.T. 171, 178, 179, 180, 186). Rad. sol. ann. 1.184.866,18 WH/m 2. Dist. sorg. 740 m. Dist. torr. 14 m. Dist. mare 5.998 m.
Ai piedi del versante settentrionale di Pizzo Cola, circa 260 m a ESE dal nucleo di case di contrada Iuculano, si individua un’area di frammenti fittili a bassa densità trasportati verso valle da un ruscello che poi confluisce nel torrente Gliara. La superficie in cui si rinvengono i frammenti, di forma approssimativamente semicircolare, è estesa circa 0,7 ha. Molti i frammenti di coppi, tegole e laterizi non classificabili ma, nella stragrande maggioranza antichi. Si sono altresì individuati frammenti di ceramica in impasto pertinenti ad un’olla di difficile datazione ma certamente d’età protostorica, pareti di contenitori in ceramica comune, presumibilmente di età romana, un’ansa di anfora di età imperiale (Africana II). Si è osservata anche parte di una macina in pietra lavica.
176) Area di frammenti fittili di età ellenistico romana e romana.
Patti (Me), Pizzo Cola1. 15°0’53,657″E 38°4’39,122″N; 712 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III S.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 62, part. 41. Alta collina-Bassa Montagna. Cresta del versante. Esp. O. Pend 9%. Graniti porfiroidi giallastri, verdastri o rosati. Faglia Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli.Oliveto. P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 8 ottobre, 5 novembre 2010 e 5 giugno 2011, molto nuvoloso/poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: scarso. Vis. 31,39 km2 (intervis. 12 U.T. 5, 6, 7, 10, 11, 12, 14, 15, 51, 52, 53, 73). Rad. sol. ann. 1.408.665,51 WH/m 2. Dist. sorg. 1475 m. Dist. torr. 258 m. Dist. mare 6.862 m.
Pizzo Cola ancor di più di Monte Saraceno occupa una posizione dominante le vallate del Timeto e e dell’Elicona. Il pianoro sommitale è stato profondamente alterato dalla realizzazione di un invaso artificiale di forma circolare (circa 60 m diametro). Nonostante varie notizie raccolte tra gli abitanti delle vicinanze su rinvenimenti di materiali ceramici la prospezione vi ha individuato scarsi materiali fittili e ceramici, soprattutto nell’area circostante l’invaso. Pur nell’esiguità dei materiali osservati è stato possibile però individuare un’attestazione di età ellenistico romana (frammento di ceramica a vernice nera cd. produzione “campana C”, databile al III-II sec. a.C.). I materiali edili invece sono riferibili solo genericamente ad età romana. Presente inoltre un’olla in ceramica grezza, probabilmente d’età medievale. Circa 150 a NNO della raccolta idrica si sono osservati i resti di una tomba divelta da scavatori clandestini (lastra di copertura o di una parete, resti di tegole e coppi).
Lungo il pensio scosceso e roccioso circa 350 m a SSE dell’invaso è incisa su una roccia una tabula lusoria. Al riguardo si sono raccolte informazioni: alcuni abitanti dei luoghi fanno risalire l’incisione sulla pietra a tempi recenti (prima metà del ‘900) precisando che fosse luogo di raduno e di passatempo dei pastori.
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1 CARACAUSI 1994, I, s.v. Cola, p. 419. Antroponimo.
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177) Rinvenimento sporadico di elementi litici.
Montalbano Elicona (Me), Ruvoro1, Zingano2;15°1’19,359″E 38°4’16,211″N; 635 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di F. 1, part. 6; F. 4, partt. 34, 243. Alta collina-Bassa Montagna. Cresta del versante. Esp. E/SE. Pend 9%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Suoli bruni-Suoli bruni vertici-Vertisuoli. Oliveto. P.R.G. Zona agricola.Ricognizione in data 21 ottobre 2011 poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente/ scarso.Vis. 7,16 km2 (intervis. 0 U.T. ). Rad. sol. ann. 1384559,63 WH/m 2. Dist. sorg. 68 m. Dist. torr. 49 m. Dist. mare 7170 m.
Su un piccolo pianoro delimitato da una cerchia di pietrame di incerta interpretazione è stata rinvenuta una scheggia di lavorazione dell’ossidiana. Non si è riscontrata ceramica.
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1 CARACAUSI 1994, II, s.v. Ruvolo, p. 1397. fitoponimo
2 CARACAUSI 1994, II, s.v. Zingano, p. 1739. Antroponimo (forse cognome neogreco).
178) Area di frammenti fittili di età romana. Rinvenimento sporadico di materiale fittile protostorico.
Patti (Me), Scarrata o Sgarrata 1. 15°1’5,628″E 38°5’16,268″N; 477 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 36, 37, 39, 181, 190. Alta collina. Piede del versante. Esp. E. Pend 10%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno/ Argille variegate scagliose con scisti bituminosi e calcari marnosi intercalati. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici.Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole. P.R.G. frane attive. Ricognizione in data 24, 25 e 27 settembre 2010, pioggia leggera/poco nuvoloso/poco nuvoloso. Grado di visibilità sup. terr.: sufficiente. Vis. 1,12 km2 (intervis. 8 U.T. 168, 169, 170, 171, 174, 175, 180, 189). Rad. sol. ann. 1.344.099,20 WH/m 2. Dist. sorg. 570 m. Dist. torr. 53 m. Dist. mare 6.885 m.
Tutta l’area ( 2,1 ha) compresa tra il piccolo nucleo di case di contrada Iuculano, la S.P. 119 e le pendici di Pizzo Cola e di Monte Scarrata, e la testata del torrente Gliara si caratterizza per affioramenti di materiali eterogenei, ceramici e laterizi, senza apparente soluzione di continuità, con concentrazioni in taluni punti. A differenza per le altre U.T. immediatamente alle pendici di Pizzo Cola e di Monte Saraceno per le quali è possibile ipotizzare una provenienza per dilavamento dalle rispettive alture per queste aree ogni tentativo di riferirle a strutture dislocate a NO del percorso stradale non ha trovato al momento conferma. Nel campo sottostante il percorso della S.P., 100 m a SE della moderna chiesa di Iuculano, si riscontrano in superficie numerosi frammenti fittili distribuiti con una densità che aumenta man mano che si discende il versante verso l’impluvio del torrente Gliara. Una particolare concentrazione si riscontra, circa 180 m dalla S.P. in un appezzamento delimitato da muretti in pietra a secco. I materiali che si individuano, costituiti nella stragrande maggioranza da frammenti di tegole, tra cui alcune con listello, sono in gran parte da riportare ad età antica, pur se non particolarmente caratterizzanti (pareti di anfore e di contenitori in ceramica comune), con l’eccezione di un’ansa di anfora di tipo greco-italico, (IV-II sec. a.C.) . E’ stato inoltre rinvenuto il frammento (ansa) di una olla in ceramica d’impasto, databile in via preliminare in età del bronzo che indizia, alla luce di altri simili rinvenimenti nella zona, l’esistenza di un vicino insediamento di età protostorica. Tra i materiali da costruzione si segnala la presenza di tegole in impasto molto grossolano e uno scapolo di marmo.
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1 CARACAUSI 1994, II, s.vv. Scarlata, Scarrata, pp. 1477-1478. Antroponimo.
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179) Area di frammenti fittili di età medio-repubblicana (IV-II sec. a.C.) e altomedievale.
Patti (Me), Scarrata. 15°1’9,727″E 38°5’19,802″N; 465 m s.l.m. I.G.M. F° 253 III N.O.; C.T.R. sez. n. 600090e; Catast. Comune di Patti F. 58, partt. 190, 191. Alta collina. Piede del versante. Esp. SE. Pend 10%. Arenarie argillose. Marne compatte verdastre. Arenarie grossolane. Conglomerati di ciottoli diversi. Macigno. Reptazione generalizzata. Regosuoli-Suoli bruni e/o Suoli bruni vertici. Seminativo semplice, irriguo, arborato; foraggere; colture orticole P.R.G. E1 Zona agricola. Ricognizione in data 24 settembre 2010, pioggia leggera. Grado di visibilità sup. terr.: buono. Vis. 1,21 km2 (intervis. 9 U.T. 168, 169, 170, 171, 173, 174, 175, 180, 189). Rad. sol. ann. 1.379.648,98 WH/m 2. Dist. sorg. 462 m. Dist. torr. 270 m. Dist. mare 5.628 m.
Nel campo in pendio a S.O. di monte Scarrata si è riscontrata un’area di frammenti fittili che si estende dalla S.P.119 su una superficie di circa 1,2 ha estesa circa 150 m in direzione EO. La concentrazione dei reperti, quasi tutti di età antica, cresce man mano che ci si sposta verso E e si attraversa un viottolo campestre. I frammenti ceramici non sono caratterizzanti e possono essere collocabili genericamente in età romana. Solo un frammento è databile in età post-antica (il fondo di una brocca in ceramica comune acroma medievale). Anche i materiali da costruzione, individuati in gran quantità nel sito, soprattutto tegole con listello, sono quasi tutti riferibili ad età antica. Un coppo risulta decorato con striature sulla superficie. I materiali individuano un arco cronologico di frequentazione dall’età ellenistica sino a quella imperiale con una ripresa in età altomedievale.
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